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LA RIFORMA DELLA SCUOLA / 3

Lo studio del latino alle medie è una buona notizia

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Il ritorno del latino come materia opzionale dal secondo anno delle medie è una delle maggiori novità della riforma Valditara. Il suo studio aiuta a conoscere le proprie radici, apprendere e parlare meglio l’italiano. E può aiutare la scelta delle superiori.

Cultura 22_09_2025
Busto Cicerone

In risposta alla crisi educativa e culturale che domina il panorama contemporaneo e il mondo giovanile, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha avviato una riforma ambiziosa, che punta a recuperare la tradizione umanistica italiana e a rafforzare le competenze fondamentali. Tra le novità più significative spicca il ritorno del latino come materia opzionale dal secondo anno di scuola media.

Lo studio del latino non è un semplice esercizio linguistico. Il latino spalanca la comprensione del presente come epoca figlia di un passato. La nostra tradizione occidentale ha le sue radici nella cultura greca, in quella romana e in quella cristiana. Il ragionamento, la filosofia, il gusto della bellezza sono in gran parte eredità lasciataci dai Greci. Il diritto, il senso dell’unità dello Stato, la nostra lingua provengono dai Romani. L’avvenimento cristiano ha poi introdotto una nuova concezione della persona, della civiltà, della società.

Studiare la civiltà, la letteratura e la lingua latine significa conoscere le proprie radici: è come conoscere meglio un proprio genitore. Permette di cogliere ciò che accomuna l’uomo di oggi all’uomo antico e, nel contempo, introduce alla comprensione del cambiamento avvenuto nei secoli. La conoscenza del latino illumina anche il linguaggio e le parole. La lingua racconta la storia di una civiltà, dell’evoluzione umana, della cultura di un popolo. Il latino permette di apprendere davvero la lingua italiana.

Dai Latini, così come dai Greci, deriviamo la retorica, che insegna a scrivere bene, a parlare bene, a persuadere. Nelle scuole (già dalle medie) dovrebbe essere inserita questa disciplina, in realtà antichissima. «Saper parlare bene» e «saper scrivere bene» sono due competenze trasversali fondamentali, così come il «saper ragionare» e il «saper giudicare». Poiché la retorica non viene insegnata come disciplina autonoma, dovrebbe essere integrata nello studio dell’italiano o delle lingue classiche. La lettura delle grandi opere della letteratura latina permette di incontrare i grandi del passato, di confrontarci con loro, di scoprire il loro pensiero, i loro vertici artistici.

Latino sì, latino no: il bivio culturale che divide le famiglie e i ragazzi

La scelta del latino sarà però opzionale. Gli studenti delle medie lo temono. Il latino fa paura. Troppo difficile, troppo astratto, troppo faticoso! E così, molti lo evitano a priori, convinti che sia un ostacolo insormontabile. Ma dietro questa rinuncia si nasconde spesso una mancata comprensione del suo valore formativo. Attenzione però: il latino non è un dogma. Non è per tutti, e non deve esserlo. La scuola ha il compito di aiutare ogni studente a scoprire sé stesso, le proprie passioni, i propri talenti. Se un ragazzo sogna di diventare falegname, se ha mani che pensano e occhi che progettano, allora è giusto che segua un percorso professionale che lo porti lì, dove la sua vocazione lo chiama. La scuola deve formare persone, non solo studenti. Deve aprire domande, non chiudere risposte. E il latino, in questo scenario, può essere una scelta consapevole, non una forzatura.

Un buon corso di latino alle medie può aiutare gli studenti a scegliere con maggiore consapevolezza il percorso delle superiori, cercando di risolvere uno dei tanti dilemmi che sorgono nei corsi e negli incontri di orientamento, quando una domanda torna con insistenza: «Ma alla fine, che differenza c’è tra un liceo con il latino e uno senza?». È il dubbio che assilla molti genitori e studenti, sempre più orientati verso indirizzi privi della lingua di Cicerone. La logica è semplice: se nove materie su dieci sono comuni, il latino sembra solo un dettaglio, una casella da spuntare o ignorare. Ma è davvero così? Togliere il latino da un liceo significa solo sostituire una materia con un’altra? Oppure si rinuncia a una lente d’ingrandimento sulla cultura, a uno strumento che illumina il pensiero e affina la mente? È come vivere in una casa con luci fioche e poi accendere una lampada che finalmente rivela contorni, profondità, prospettive diverse da quelle che si erano immaginate.

Scegliere per un di più, non per un di meno

C’è da augurarsi, quindi, che l’introduzione — anche se opzionale — del latino alle medie possa aiutare a scegliere con maggiore consapevolezza la scuola superiore di secondo grado. Ripetiamo: non è importante scegliere un liceo anziché un istituto tecnico o professionale. Non è neanche fondamentale scegliere un liceo con il latino. Ciò che conta è il criterio con cui si effettua la scelta: si sceglie per un di più — perché si crede che la scuola possa far crescere il ragazzo nelle sue vere passioni — o per un di meno, per evitare la fatica o per paura di una materia sconosciuta? Si sceglie con la consapevolezza reale dei mezzi del ragazzo e della sua volontà di impegnarsi, o il genitore si affida esclusivamente alle indicazioni orientative della scuola?

E ancora bisogna chiedersi: i genitori davvero accompagnano i figli nella scelta oppure li lasciano liberi di scegliere ciò che interessa loro in quel momento? Quanto può essere libero e responsabile un ragazzo a quattordici anni, quando è magari influenzato dalle scelte dei compagni, dal desiderio di faticare il meno possibile o da una passione reale — ma del momento — piuttosto che da una profonda conoscenza di sé e da un giudizio ragionevole sul percorso che possa lasciarlo davvero libero di scegliere dopo qualche anno, quando desideri, talenti e passioni saranno meglio delineati?