Lo Stato vaccina per il "bene del popolo"
Il decreto Lorenzin sulle vaccinazioni obbligatorie arriva alla conclusione del suo iter parlamentare. Tante le domande senza risposte: perché adesso non sono più obbligatori i vaccini anti-meningiti (da cui era partita tutta la campagna di sensibilizzazione)? Perché obbligare e non proporre? Abbiamo assistito allo scontro fra opposti estremisti. Alla fine prevale l'estremismo vaccinista: vaccinazione di Stato per il bene del Popolo.
Si avvia alla conclusione l’iter parlamentare riguardante il Decreto Lorenzin sulle vaccinazioni, un tema che ha acceso gli animi e che ha visto una certa radicalizzazione dello scontro politico con una ricaduta conseguente sull’opinione pubblica, portata ormai purtroppo a schierarsi manicheisticamente da una parte o dall’altra, senza preoccuparsi troppo di usare il proprio cervello. Per rendersene conto basta leggere i commenti lasciati da molti lettori sui social network o sui forum dei siti per rendersi conto di quale polverone sia stato sollevato in merito alle vaccinazioni.
Questo giornale ha sempre espresso una linea ben precisa: non si tratta di mettere in discussione i benefici venuti da questo tipo di pratica medica, ma di valutare con attenzione l’uso che delle vaccinazioni si sta facendo, e di vigilare anche su certe pratiche vaccinali che sottendono determinate visioni ideologiche, come la vaccinazione contro il Papilloma Virus che potrebbe fornire la falsa sicurezza di essere immuni da malattie a trasmissione sessuali invitando implicitamente a comportamenti sempre più trasgressivi. E non da ultimo, la vaccinazione dovrebbe essere sempre proposta e mai imposta, rispettando la responsabilità genitoriale alla quale lo Stato non si deve sostituire.
La pratica vaccinale è senz’altro utile, anche se non va eccessivamente enfatizzata. E’ vero che la vaccinazione ha sconfitto (in 200 anni) il vaiolo, ma è risultata scarsamente efficace contro tante altre malattie, come la Tubercolosi, e nessun vaccino è mai stato trovato contro temibili malattie infettive come l’Epatite C o l’HIV. Abbiamo letto dichiarazioni roboanti sulle vaccinazioni caratterizzate da un fideismo assoluto. Se la Chiesa Cattolica esprimesse con tanta sicurezza granitica le proprie certezze di Fede (cosa che purtroppo fa sempre meno in tempi di relativismo dilagante) verrebbe accusata certamente di integralismo.
Abbiamo assistito ad uno scontro tra opposti estremismi, tra i No Vax da una parte e dall’altra gli ipervaccinalisti, con qualche medico esponente di questo fronte che è arrivato addirittura ad esultare come un ultrà per la radiazione dall’Ordine dei Medici di due professionisti anziani critici verso le vaccinazioni. Uno spettacolo davvero indecente.
In questo clima si è arrivati alla discussione di questa legge, di cui è bene ricordare l’iter. Tutto comincia lo scorso inverno, quando si scatena un allarmismo mediatico riguardante una presunta epidemia di casi di Meningite. Nonostante gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità rassicurino che non c’è alcuna epidemia, la paura si diffonde a macchia d’olio rilanciata da vari social network ed è subito corsa ai vaccini antimeningite, da quello contro il Meningococco B, un ceppo rarissimo, e quindi il quadrivalente ACWY, tre ceppi dei quali esistono quasi esclusivamente fuori dall’Europa.
La fobia per le meningiti ha spianato poi la strada alla Lorenzin per lanciare altri allarmi, in particolare rispetto alla diminuzione delle coperture vaccinali di altri vaccini, in particolare il trivalente Morbillo Parotite Rosolia. In realtà i dati epidemiologici non danno affatto il quadro di un Paese colpito da epidemie, con numeri vaccinali in caduta libera. In realtà le nostre coperture sono analoghe o addirittura superiori a quelle degli altri Paesi europei. Nonostante queste evidenze, si è deciso - da parte dell’attuale Governo - di aumentare il numero delle vaccinazioni obbligatorie, portandolo da quattro a dieci. Ricordiamo che l’ultima vaccinazione obbligatoria - quella contro l’Epatite B - era stata introdotta nel lontano 1991. Da allora erano state proposte, ma mai imposte, altre vaccinazioni raccomandate. Il sistema vaccinale-Italia ha sempre funzionato benissimo. Una Regione, il Veneto, qualche anno fa aveva deciso di abolire per i suoi cittadini l’obbligo, adeguando così il Veneto a tutti i più civili Paesi del mondo. Una scelta ripagata dai risultati: le coperture vaccinali in Veneto sono rimaste altissime, e non risulta che a Venezia o a Verona sia scoppiata alcuna epidemia. Non è un caso che il Presidente Luca Zaia stia difendendo con tutte le sue forze la propria scelta, opponendosi al Decreto Lorenzin. Una scelta assolutamente condivisibile.
Alle quattro “obbligatorie” storiche ora si sono aggiunte l’Haermophilus influenzae, la Varicella, la Pertosse, e naturalmente il trivalente Morbillo, Parotite, Rosolia. Chissà perché le vaccinazioni contro le Meningiti, da cui tutta la questione è cominciata, sono restate invece facoltative. Un interrogativo sul quale si attendono delucidazioni.
Anche se stemperate, restano anche le sanzioni: multe e divieto di accogliere nelle scuole - sia statali che paritarie - i bambini non vaccinati. Queste misure coercitive sono quelle che fanno più discutere. Nessun Paese in Europa ricorre a questi mezzi per indurre i cittadini a vaccinare i propri figli. Perché imporre anziché proporre? La risposta della coalizione governativa vaccinista è decisamente preoccupante: perché lo Stato ha la preminenza sulla famiglia, perché l’immunizzazione deve essere di massa, collettiva, per il bene del popolo. Un bene, ovviamente, deciso dallo Stato. C’è da preoccuparsi, perché si comincia con le vaccinazioni e poi non si sa quali limiti possa incontrare un tale disegno.