«ll male perde contro l'oceano di misericordia»
Prima di ricordare all'Angelus la Giornata Mondiale della Pace, il 1° gennaio 2016 il Papa ha celebrato la Messa della festa di Maria Madre di Dio. Come già nel Te Deum del giorno prima, ha notato che il male oggi sembra prevalere, ma lo sguardo della fede ci convince che i fiumi del male non possono nulla contro l'oceano della misericordia divina.
Prima di ricordare all'Angelus la Giornata Mondiale della Pace, il 1° gennaio 2016 Papa Francesco ha celebrato la Messa della festa di Maria Madre di Dio. Come già nel Te Deum del giorno prima, ha notato che il male oggi spesso sembra prevalere, ma lo sguardo della fede ci convince che i fiumi del male non possono nulla contro l'oceano della misericordia divina. In serata Francesco ha aperto la Porta Santa a Santa Maria Maggiore con un'omelia incentrata sul perdono. «La forza del perdono, ha detto, è il vero antidoto alla tristezza provocata dal rancore e dalla vendetta. Il perdono apre alla gioia e alla serenità perché libera l’anima dai pensieri di morte, mentre il rancore e la vendetta sobillano la mente e lacerano il cuore togliendogli il riposo e la pace».
Nell'omelia del mattino il Papa è partito dalla Lettera ai Galati dell’apostolo Paolo: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna» (Gal 4,4). Che cosa significa, si è chiesto, che Gesù nacque nella «pienezza del tempo»? «Se il nostro sguardo si rivolge al momento storico, possiamo restare subito delusi. Roma dominava su gran parte del mondo conosciuto con la sua potenza militare. L’imperatore Augusto era giunto al potere dopo cinque guerre civili. Anche Israele era stato conquistato dall’impero romano e il popolo eletto era privo della libertà». Per un ebreo i tempi non erano favorevoli. «Non è dunque alla sfera geopolitica che si deve guardare per definire il culmine del tempo».
La pienezza dei tempi va compresa «a partire da Dio. Nel momento in cui Dio stabilisce che è giunto il momento di adempiere la promessa fatta, allora per l’umanità si realizza la pienezza del tempo». Pertanto, «non è la storia che decide della nascita di Cristo; è, piuttosto, la sua venuta nel mondo che permette alla storia di giungere alla sua pienezza». Dal Natale «inizia il computo di una nuova era, quella che vede il compimento della promessa antica». Leggiamo nella Lettera agli Ebrei: «Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo. Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente».
La vera pienezza del tempo, dunque, «è la presenza di Dio in prima persona nella nostra storia». Vale anche per la piccola storia di ognuno di noi. «Anche il nostro tempo personale troverà la sua pienezza nell’incontro con Gesù Cristo, Dio fatto uomo».
Sembra spesso che non sia così: «questo mistero sempre contrasta con la drammatica esperienza storica. Ogni giorno, mentre vorremmo essere sostenuti dai segni della presenza di Dio, dobbiamo riscontrare segni opposti, negativi, che lo fanno piuttosto sentire come assente. La pienezza del tempo sembra sgretolarsi di fronte alle molteplici forme di ingiustizia e di violenza che feriscono quotidianamente l’umanità». Il Signore è venuto, ma ancora capita che «l’arroganza del più forte continui a umiliare il più debole, relegandolo nei margini più squallidi del nostro mondo», che «la malvagità umana semini sulla terra violenza e odio, provocando vittime innocenti». Sorge allora la domanda: «Come può essere il tempo della pienezza quello che pone sotto i nostri occhi moltitudini di uomini, donne e bambini che fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla persecuzione, disposti a rischiare la vita pur di vedere rispettati i loro diritti fondamentali? Un fiume di miseria, alimentato dal peccato, sembra contraddire la pienezza del tempo realizzata da Cristo».
La risposta è che «questo fiume in piena non può nulla contro l’oceano di misericordia che inonda il nostro mondo». Siamo dunque «chiamati tutti ad immergerci in questo oceano, a lasciarci rigenerare, per vincere l’indifferenza che impedisce la solidarietà, e uscire dalla falsa neutralità che ostacola la condivisione».
Per questo nel primo giorno di ogni nuovo anno «la Chiesa ci fa contemplare la divina Maternità di Maria quale icona di pace. La promessa antica si compie nella sua persona». Il lei davvero è giunta la pienezza del tempo. Per noi oggi Maria è «il vaso sempre colmo della memoria di Gesù, Sede della Sapienza, da cui attingere per avere la coerente interpretazione del suo insegnamento».
Oggi la Madonna «ci offre la possibilità di cogliere il senso degli avvenimenti che toccano noi personalmente, le nostre famiglie, i nostri Paesi e il mondo intero. Dove non può arrivare la ragione dei filosofi né la trattativa della politica, là può giungere la forza della fede che porta la grazia del Vangelo di Cristo».