Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
GUERRE VATICANE

Liturgia, parte "indagine" sulla gestione del cardinale Sarah

Clamorosa decisione in Vaticano: da lunedì inizia una visita apostolica alla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, retta fino a tre settimane fa dal cardinale Robert Sarah. È la prima volta che una Congregazione viene inquisita. Si spiega così il motivo per cui papa Francesco ha accettato la rinuncia di Sarah senza nominare un successore. Visitatore apostolico sarà il vescovo di Castellaneta Claudio Maniago, visione liberal della liturgia e accuse in passato di condotta morale impropria. La decisione, di cui è sconosciuta la motivazione, potrebbe essere legata anche alle recenti disposizioni per le messe nella Basilica di San Pietro, che penalizzano la forma straordinaria del Rito romano.

Ecclesia 14_03_2021 English Español

A tre settimane dall'accettazione da parte del Papa della rinuncia del cardinale Robert Sarah potrebbe esserci una svolta nel giallo della poltrona di prefetto rimasta irritualmente vuota. Secondo indiscrezioni raccolte dalla Nuova Bussola Quotidiana, infatti, alla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti sarebbe stata disposta una Visita Apostolica che comincerà lunedì 15 marzo. Un provvedimento che ha del clamoroso perché a subirlo non sarebbe una diocesi o un istituto religioso, ma addirittura un dicastero della Curia Romana.

Un'indagine sul campo di cui contenuti e motivazioni sono al momento ignote: riguarderà la passata gestione dell'ex prefetto guineano o, piuttosto, sarà proiettata più in generale al futuro della Liturgia? Quello che sappiamo, per ora, è che il Visitatore potrebbe essere un vescovo italiano. Non, però, quel monsignor Vittorio Francesco Viola che molti avevano dato per favorito a succedere a Sarah nel ruolo di prefetto. Secondo i rumors raccolti da Oltretevere, infatti, dovrebbe essere monsignor Claudio Maniago a guidare la Visita a Palazzo delle Congregazioni.

Maniago, attualmente vescovo di Castellaneta, è anche presidente della Commissione per la Liturgia della CEI. Una scelta, quindi, che si collocherebbe in continuità con quanto visto nell'ultimo Concistoro, confermando il momento positivo di cui l'episcopato italiano - o almeno una parte di esso - sembra godere a Santa Marta. In questa direzione è andata anche la nomina del vescovo di Albano, Marcello Semeraro, a prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Un segnale di attenzione, forse, in vista della prossima apertura del tanto agognato Sinodo nazionale della Chiesa italiana che in precedenza aveva incontrato non poche timidezze da parte della Cei, prima di arrivare alla presentazione della bozza avvenuta soltanto cinque anni dopo il discorso con cui il Papa lo aveva chiesto nel Convegno di Firenze.

Alla città toscana è legato monsignor Maniago, che lì è nato e dal 2003 ha ricoperto l'incarico di vescovo ausiliare, il più giovane in Italia al momento della consacrazione. Sin dall'epoca si parlava di lui come di un enfant prodige dell'episcopato italiano e già nel 2006 veniva dato come in rampa di lancio per la guida di una diocesi. La sua carriera da predestinato ha subito una brusca sterzata nel 2007 con le accuse di aver coperto don Lelio Cantini, ridotto allo stato laicale da Benedetto XVI per il "delitto di abuso plurimo e aggravato nei confronti di minori", e le testimonianze su una sua presunta condotta morale impropria finite in un'indagine della procura di Firenze sull'ex prete di Regina della Pace.
Il suo nome era stato sbattuto sui giornali a causa di una fuga di notizie contro cui si era schierato con forza l'allora arcivescovo di Firenze, il cardinale Antonelli, che aveva inviato una mail alle parrocchie per chiedere di stringersi attorno al suo ausiliare contro il "fango" piovutogli addosso.

Maniago non era indagato e l'inchiesta della procura finì anche archiviata, ma prima di arrivare alla guida di una diocesi dovette aspettare il 2014 con la nomina a vescovo di Castellaneta. Nel 2015 è stato eletto presidente della Commissione episcopale per la Liturgia e successivamente è stato scelto da Papa Francesco come membro della Congregazione per il culto divino.

La sua Visita Apostolica si aprirà in un momento in cui il terreno della Liturgia è piuttosto agitato all'interno della Chiesa. Agitato non tanto per le recenti dimissioni del cardinale Robert Sarah, l'uomo di cui Benedetto XVI disse che con lui la Liturgia sarebbe stata in buone mani, ma per la diffusione di un documento datato 12 marzo con il quale la Sezione Affari Generali della Segreteria di Stato ha disposto che nella Basilica di San Pietro siano soppresse le celebrazioni individuali, imponendo concelebrazioni che dovranno essere "animate liturgicamente, con l'ausilio di lettori e di cantori".

Vescovi o sacerdoti con gruppi di pellegrini al seguito potranno celebrare la Messa nelle Grotte vaticane, mentre una nota a parte viene riservata a quello che viene chiamato "rito straordinario" - e non forma straordinaria dell'unico rito romano - per il quale si precisa che "i sacerdoti autorizzati potranno celebrare" in quattro determinati orari nella Cappella Clementina delle Grotte vaticane.

Le disposizioni entreranno in vigore a partire dal 22 marzo 2021, mentre non è indicato un loro termine di scadenza. Un aspetto che potrebbe portare ad escludere una loro durata temporanea, così come non sembra esserci una diretta riconducibilità all'emergenza sanitaria in corso dal momento che in premessa viene detto che la finalità del provvedimento è quella di assicurare "un clima di raccoglimento e di decoro liturgico".

È anomalo che nel documento, che interessa specificamente la Basilica di San Pietro, sia completamente assente la figura dell'arciprete della Basilica Vaticana, il cardinale Mauro Gambetti da poco nominato al posto del cardinal Angelo Comastri.
Il documento, pubblicato in esclusiva due giorni fa dal blog Messainlatino.it, non è affatto piaciuto al cardinale Raymond Leo Cardinale Burke che sul suo sito internet ha rilasciato una dichiarazione critica sia sulla forma che sui contenuti.

Il Prefetto Emerito della Segnatura Apostolica ha scritto che le disposizioni sollevano preoccupazioni riguardanti "non solo la Basilica Papale di San Pietro, ma la Chiesa universale, in quanto la Basilica Papale di San Pietro è, in modo particolare, la casa spirituale di tutti i cattolici e, come tale, dovrebbe essere un modello della disciplina liturgica per le Chiese particolari".
Il porporato americano, esperto canonista, ha notato che "si tratta di un documento non firmato della Prima Sezione della Segreteria di Stato, senza numero di protocollo, che legifera sull'aspetto più sacro della vita della Chiesa, l'offerta della Santa Messa" e che sebbene "appaia autentico, cioè non contraffatto, non si può ritenere che sia un documento contenente una legislazione valida per la Sacra Liturgia".

Sulla differenziazione per i celebranti in forma straordinaria, il cardinal Burke ha contestato l'utilizzo dell'espressione “sacerdoti autorizzati” facendo appello al Summorum Pontificum, che sancisce come "nessun sacerdote  ha bisogno dell'autorizzazione per offrire la Santa Messa secondo la Forma Straordinaria di il Rito Romano". Nella sua dichiarazione, il cardinale patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta ha chiesto la revoca del documento prima della sua entrata in vigore "per il bene della fede cattolica e per il buon ordine della Sacra Liturgia".

Le nuove norme sulle celebrazioni in Basilica sono in qualche modo correlate con la probabile Visita Apostolica alla Congregazione per il culto divino? E' ancora presto per avere una risposta a questa domanda.