Lista islamica di Monfalcone, il perché di un flop
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Le elezioni comunali di Monfalcone hanno visto per la prima volta la presentazione di una lista islamica, Italia Plurale. Ha fatto flop, nonostante un terzo dei cittadini sia di immigrati, a maggioranza musulmana.

A Monfalcone le elezioni comunali, svoltesi il 13 e 14 aprile, sono state vinte con netta maggioranza dal centro destra. Luca Fasan, il candidato a sindaco della Lega sostenuto da cinque liste, ha ottenuto 8.272 voti, pari al 70,87%. C’era ovviamente molta attesa per il risultato di Bou Konate, l’immigrato musulmano di origine senegalese che si è presentato con una lista composta soltanto da immigrati musulmani, Italia Plurale. Con 343 voti, il 2,94%, si è piazzato terzo e ultimo, molto distanziato anche rispetto a Diego Moretti, il candidato del centro sinistra al quale sono andati 3.057 voti, il 26,19%.
Molti commentatori hanno giudicato il risultato di Konate un flop, chi rallegrandosene chi deluso. Italia Plurale infatti non ha conquistato neanche un seggio in consiglio comunale nonostante che a Monfalcone circa un terzo dei 30mila abitanti siano di origine straniera, in gran parte musulmani. Monfalcone è il paese in cui tre quarti delle donne immigrate indossano l’hijab o il niqab (due versioni del velo islamico, una che copre il capo, l’altra che nasconde anche il volto salvo gli occhi); in cui tre studentesse vanno a scuola indossando il niqab per cui ogni mattina, prima di entrare in classe, una professoressa le porta in un’aula dove, alla sua sola presenza, le ragazzine si tolgono per un momento il velo per essere identificate; in cui sono presenti due “centri culturali”, cioè due moschee abusive, non formalmente riconosciute, quelle che, secondo i servizi di intelligence, spesso ospitano gli imam che predicano l’islam integralista e cercano reclute al jihad, la guerra santa. Raggiunti dall’ordine di smettere di usare le attuali strutture, dopo che il Consiglio di Stato il 4 aprile ha dato ragione a un ricorso contro il Tar del Comune di Monfalcone che le aveva dichiarate inagibili, i responsabili delle due moschee hanno rifiutato di obbedire.
Questa essendo la situazione, 343 voti sembrano davvero pochi. Tuttavia Konate si è detto soddisfatto: «Un grande successo, per essere la prima volta» è stato il suo commento. Non è detto che lo pensi davvero. Oggettivamente, un grande successo non è stato, ma in effetti Italia Plurale ha mancato per un soffio la soglia di sbarramento del 3%. Sarebbe quindi utile sapere quali elettori musulmani hanno votato Konate o, meglio, quali non l’hanno fatto. È possibile che Konate abbia sopravvalutato la forza dell’appartenenza all’Umma, la comunità dei musulmani, rispetto ad altri fattori: ad esempio, la forza divisiva dell’appartenenza etnica e dell’identità nazionale. Konate è di origine senegalese e persino dei suoi connazionali potrebbero, sebbene musulmani, non riconoscerlo come loro rappresentante, meritevole di fiducia se provengono dalla Casamanche, una regione secessionista in cui si combatte uno dei conflitti, oggi a bassa intensità, più lunghi del continente essendo iniziato nel lontano 1982. Anche i musulmani nord africani – egiziani, tunisini, algerini, marocchini… – hanno spesso scarsa considerazione di quelli sub sahariani, i “neri”, come è Konate, un senegalese. Nel caso di Monfalcone, poi, molti musulmani sono asiatici. Quelli originari del Bangladesh sono quasi cinquemila e costituiscono la comunità immigrata più numerosa. Benché proprio una donna bengalese sia il candidato di Italia Plurale che ha ottenuto più consensi – Linda Khan di professione mediatrice culturale, 155 preferenze – è possibile che molti bengalesi non abbiano rapporti stretti con gli immigrati africani. Forse neanche frequentano la stessa moschea. È probabile che vivano prevalentemente in certi quartieri e frequentino di preferenza altri asiatici, come succede altrove.
D’accordo con Konate nel parlare di successo si è detto il deputato del gruppo misto Aboubakar Soumahoro, segretario nazionale di Italia Plurale, l’associazione da lui fondata nel maggio del 2024, che ha definito il risultato «una piccola luce accesa che, inarrestabile, attraverserà tutta l’Italia e risveglierà la speranza in tutte e in tutti». La prospettiva interessante da cui osservare Monfalcone è indicata in queste parole di Soumahoro che evocano la presenza in Italia di donne e uomini per i quali l’esistenza di un partito di immigrati islamici costituisce motivo di speranza, persuasi che non ci sia per loro altro mezzo per essere rappresentati e vedere tutelati i loro diritti e i loro interessi, nella specificità della loro condizione. Per Soumahoro Italia Plurale è uno spazio per loro che lui ha chiamato “gli invisibili”. Almeno 343 persone a Monfalcone ne sono convinti.
Nella sua pagina Facebook Linda Khan ha spiegato che la decisione di candidarsi nella lista di Konate è stata dettata dall’intenzione di superare le divisioni tra “noi” e “voi” e «abbracciare davvero lo spirito di ‘noi monfalconesi’». «Con questa visione – scrive – voglio contribuire a creare un legame autentico e una convivenza armoniosa tra italiani e bangladesi, dove non ci siano più distinzioni di religione, colore o origine, incha Allah». Le si vorrebbe domandare come pensa sia possibile aderendo a un partito di soli immigrati musulmani, primo passo verso una società strutturalmente divisa in cui si istituzionalizza la mancata integrazione, rifiutata o negata, di parte degli immigrati, cittadini italiani.