L'Isis rapisce in massa i cristiani di Qaryatain
L'Isis conquista la città strategica di Qaryatain, nella Siria centro-occidentale, e sequestrano 230 persone, fra cui almeno 60 cristiani, un quinto di quelli rimasti ancora nella città. Sono tutti collettivamente accusati di "collaborazionismo". Ed erano tutti segnati, per nome, in una lista nera.
L’Isis conquista la città di Qaryatain, Siria occidentale. Si tratta di un’area strategica, collocata sulla strada che va da Palmyra a Damasco e al confine con il Libano. Una volta che i jihadisti si sono impossessati del centro urbano, hanno iniziato a catturare ostaggi, in base a liste nere che avevano già preparato. Fra i sequestrati, circa 230 secondo le stime dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, almeno 60 sono di religione cristiana.
La lista nera, secondo i miliziani dell’Isis, è composta da nomi di “collaborazionisti” del regime di Assad. Fra di essi figurano però anche molte donne e tanti bambini, quindi si può solo immaginare con quali criteri arbitrari è stato formulato questo giudizio. Secondo testimonianze raccolte da Neil Sammonds, ricercatore per la Siria di Amnesty International: “alcune persone sono state accusate di collaborazionismo perché avevano una foto di Assad nel loro cellulare. Molti siriani ne tengono una nel cellulare, perché dicono aiuti a passare i checkpoint” dell’esercito regolare. I cristiani sono considerati dai jihadisti collettivamente colpevoli di collaborazionismo. Non tanto perché siano particolarmente favorevoli al regime (c’erano anche molti cristiani nelle prime proteste nel 2011), ma perché è ormai la loro unica ancora di salvezza. Come è ormai unanimamente riconosciuto nelle testimonianze dei cristiani scampati alle violenze siriane, sotto il regime di Assad non c’era libertà politica, ma almeno si viveva e ai cristiani era riconosciuta un’ampia libertà di culto. Dopo lo scoppio della guerra civile, le aree controllate da milizie jihadiste, sia quelle di Al Nusrah, che quelle dell’Isis, sono diventate degli inferni in terra per i cristiani. Da qui si spiega la fuga dei cristiani verso le aree controllate dai governativi.
Anche a Qaryatain erano molte le famiglie cristiane in fuga dalle aree occupate dai jihadisti o ancora teatro di violenti scontri (soprattutto dall’area di Aleppo) e il vicino monastero di San Elian era un rifugio per i profughi. Il monastero era stato già teatro del rapimento del priore Jacques Murad, scomparso dal maggio scorso ed è legato al monastero di Mar Musa, quello di Padre dall’Oglio, rapito e scomparso nel nulla da due anni. L’intimidazione, il rapimento e la caccia ai cristiani, vengono condotte dall’Isis con estrema metodicità, come dimostra anche quest’ultimo sequestro di massa.
Il patriarca della Chiesa siro-cattolica, Ignace Youssif III Younan, al Corriere della Sera parla nei termini di “pulizia religiosa”, non di “pulizia etnica” come erroneamente si legge in più documenti, anche ufficiali: “Noi non parliamo di etnie, perché noi siamo della stessa etnia di coloro che sono musulmani in Siria. È una pulizia religiosa! Quella che i vostri governanti non vogliono vedere: non ne vogliono sapere niente! A loro importa poco delle libertà religiosa di queste comunità, che sono riuscite a sopravvivere per centinaia di anni proprio perché attaccate al loro Salvatore e al Vangelo”. Per Younan “era previsto l’arrivo di questa gente: queste bande di terrore religioso hanno avuto dei complici nella città di Qaryatain. Dopo il rapimento del padre Jacques Murad, erano rimaste ancora circa 120 famiglie in Siria: alcune di loro sono riuscite a fuggire nei campi due giorni fa, ma non sono ancora arrivate... Non si sa cosa sarà di loro”.
La cattura di Qaryatain ha provocato un secondo piccolo esodo di circa 1500 famiglie cristiane dai villaggi vicini. Gli uomini, nella maggior parte dei casi, restano nei villaggi e affrontano l’Isis con le armi in pugno. Donne e bambini sono invece mandati lontano, alla ricerca di aree più sicure. La diocesi locale ha scritto e diffuso un appello per chiedere aiuto per i nuovi profughi. Anche l’Ong Amnesty International appare preoccupata per la situazione, che ritiene relativamente nuova rispetto ai rapimenti di massa del passato. Neil Sammonds dichiara al quotidiano Guardian: “La scala (del sequestro di massa, ndr) è più grande del solito, in diverse parti del paese in cui è stato operativo, l’Isis ha catturato grandi gruppi di civili, ma spesso la popolazione fugge prima dell’arrivo delle milizie. E’ raro che conquistino una città in cui vivono ancora migliaia di persone”. Originariamente, la città di Qaryatain ospitava circa 2000 cristiani. Alla vigilia della conquista, secondo testimonianze raccolte localmente, erano ridotti a circa 300. La cattura di 60 di essi è dunque la presa in ostaggio di un quinto di tutta la popolazione cristiana locale rimasta a casa propria.