L'Isis è vivo e puntava alla strage nel concerto di Taylor Swift
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A Vienna è stata sventata una strage al concerto di Taylor Swift. L'Isis-K aveva pianificato un attentato suicida. Tre gli arrestati, fra cui il presunto kamikaze, un ragazzo macedone.
Taylor Swift avrebbe dovuto tenere tre concerti a Vienna, l’ultimo dei quali oggi. Sarebbe stata la penultima tappa del suo tour in Europa, prima di volare a Wembley, Londra, e poi ritornare per gli ultimi show sul continente americano. Inutile, ormai, spiegare chi sia Taylor Swift: da almeno dieci anni è la più richiesta, desiderata (e pagata) pop star nel mondo. Dove passa lei le città rinascono, registrando locali boom economici. Dove inizia un suo concerto, i sismografi rilevano piccoli terremoti, dovuti all’agitazione collettiva di decine di migliaia di persone del pubblico.
Ma a Vienna i concerti sono stati annullati, con gran pena per i 170mila fans, che avevano comprato il biglietto a caro prezzo e avevano viaggiato da altri paesi apposta per vederla e soprattutto sentirla dal vivo. La cancellazione dei concerti non è dovuta a un incidente, a problemi tecnici o alla salute della cantante. Ma ad altri giovani, dell’età media del pubblico, che però erano affiliati all’Isis e stavano per trasformare il concerto in un massacro.
La polizia austriaca ha arrestato il primo sospetto mercoledì, appena in tempo per impedirgli di attaccare il giorno dopo, per quando era previsto il primo dei tre spettacoli. Un ragazzo di 19 anni, di origine macedone (ex Jugoslavia) e impiegato in una ditta di lavorazione dei metalli, da cui si era appena licenziato. Non avrebbe voluto uscire vivo dall’attentato: stava pianificando un’azione suicida. Le componenti della bomba le aveva trafugate dal suo stesso posto di lavoro, dove lavorava anche con sostanze chimiche utili a fabbricare un ordigno artigianale. Dagli inquirenti sappiamo che avrebbe dovuto impiegare varie armi: la sua auto per scagliarsi sul pubblico, coltelli per aumentare il numero delle vittime e infine l’esplosivo per provocare la strage vera e propria, anche e soprattutto in caso di arrivo dei soccorsi. Il 19enne era affiliato allo Stato Islamico, a cui aveva prestato giuramento.
Non si trattava di un lupo solitario, faceva parte di un’organizzazione più ampia. Sempre che si possa parlare di “lupi solitari” che sono spesso l’ultimo anello di una lunga catena di mandanti, intermediari ed esecutori. Un presunto complice, un altro ragazzo di 17 anni, è stato arrestato giovedì (giorno in cui era previsto il primo concerto). Interrogato, ha negato di far parte del complotto, ma le autorità austriache lo considerano tuttora un sospetto. Un altro ragazzino, ancora più giovane, 15 anni, è stato arrestato, ma rilasciato il giorno stesso: sapeva del piano, ma non era coinvolto. Venerdì 9 agosto (ieri, per chi legge) è stato invece fermato un 18enne, iracheno, considerato complice del principale indiziato.
«Grazie a Dio è stata evitata una tragedia», ha dichiarato il cancelliere austriaco Karl Nehammer. Al primo concerto erano attesi 65mila spettatori, mentre almeno 20mila fans si sarebbero comunque radunati fuori dallo stadio. Lanciarsi in auto e farsi esplodere, in mezzo a quella folla, avrebbe potuto provocare morti nell’ordine delle decine, forse anche sopra il centinaio. Un caso simile fu l’attentato suicida del 22 maggio 2017 a Manchester al concerto di Ariana Grande, altra pop star molto richiesta: 22 furono le vittime e 250 i feriti. E più di recente l’attentato al Crocus City Hall di Mosca del 22 marzo scorso: 145 morti.
L’Isis pareva dimenticato, ma esiste ancora e continua a pianificare attentati in Europa. La cellula più attiva è quella dell'Afghanistan, rafforzatasi ulteriormente dopo il ritiro della Nato nel 2021. L'Isis-K è il responsabile dell'attentato a Mosca e anche a Vienna, per quanto si sa finora, c'è sempre la sua firma dietro la pianificazione del fallito attentato. Il momento è quello giusto per fare reclute in Europa, soprattutto fra immigrati musulmani: la guerra in Medio Oriente e più di recente gli scontri etnici in Inghilterra, stanno scaldando gli animi, stanno radicalizzando molti giovani.
Il terrorismo dell’Isis prende di mira soprattutto i concerti, momenti di assembramento in cui è più difficile difendersi e più facile massimizzare il numero delle vittime. I dietrologi si metteranno all’opera per capire perché l’Isis ha scelto proprio un concerto di Taylor Swift: la cantante, essendo famosa, è già oggetto di numerose teorie del complotto che la vedono come un’operazione di guerra psicologica della Nato o altro. Ma non c’è nulla che accomuna la Swift con i Piknik, il gruppo russo che si esibiva al Crocus. L’unico elemento che li accomuna è la fama, mondiale per Taylor Swift e russa per i Piknik. E la fama attira gente, attira “infedeli” agli occhi dell’Isis, tanti bersagli concentrati.