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TESTIMONIANZA

L'insegnamento di Papa Francesco sul demonio

L'intervista di Piero Gheddo al missionario padre Dionisio Ferraro del Pime. Sacerdote dal 1970 e in Guinea Bissau dal 1972 è stato superiore regionale del Pime in Guinea (1981-1985). Oggi è parroco a Bambadinca, in ambiente totalmente pagano nella diocesi di Bafatà.

Ecclesia 29_05_2013
Papa Francesco

Il missionario padre Dionisio Ferraro del Pime è nato a Casoni (Vicenza) nel 1944, è sacerdote dal 1970 e in Guinea Bissau dal 1972. È stato superiore regionale del Pime in Guinea (1981-1985). Oggi è parroco a Bambadinca, in ambiente totalmente pagano nella diocesi di Bafatà, la seconda in Guinea nata nel 2001. L’ho intervistato a Milano il 21 maggio 2013 e ha approvato questa intervista.

Papa Francesco parla spesso del demonio, ma forse alcuni non credono nella sua esistenza. Chiedo a padre Dionisio di raccontarmi la sua drammatica esperienza: “Nel 2011 ero venuto in Italia, rimanendo colpito dalla mancanza di fede in molti e Benedetto XVI aveva indetto l’Anno della Fede (11 ottobre 2012 - 24 novembre 2013).
Tornando in Guinea a marzo, mi ero proposto di scrivere un opuscolo in criolo (lingua nazionale col portoghese) intitolato: “Signore, rafforzaci nella fede”. Mi serviva per la preparazione degli adulti al battesimo, ma andava bene anche per altri, fino all’ultimo capitoletto sulla Madonna nostra Madre nella fede.
Circa 50 paginette. L’ho preparato e poi mi sono proposto di portarlo a Bissau in tipografia, ma non trovavo la giornata libera: 120 km all’andata, con quelle strade ci vogliono circa tre ore o anche più (e altrettante al ritorno)!

A Bambadinca io vado a letto presto. Non abbiamo luce elettrica e nemmeno televisione, all’aperto ci sono le zanzare, così alle 21 vado a letto. Dormo bene e subito. All’una di notte mi sveglio, accendo la lampada e mi alzo: prego e scrivo fino a circa le 3, poi mi viene ancora sonno e dormo fino alle 5,30-6, senza mettere la sveglia. “All’una di notte del 23 marzo 2011 mi alzo, rileggo l’opuscolo, mi piace e decido che il giorno dopo vado a Bissau dal tipografo per la sveglia. Mi metto a letto piegato verso sinistra e quando sento che viene il sonno mi giro sulla destra e dormo. Da noi in Guinea, in stanze ben chiuse e senza luce, dormiamo senza nessun vestito o copertura per il caldo.

Sto addormentandomi e sento delle frustate tremende sulla spalla sinistra, sul braccio, sul lato sinistro del corpo e sulla gamba. Grido dal dolore e dallo stupore e mentre qualcuno nel buio continua a frustarmi, cerco di proteggermi la testa con le mani e penso che dormo nella stanza di una casa in muratura, la porta è ben chiusa e le due finestre hanno le inferriate. Nessuno può entrare in stanza, mi viene in mente il demonio e grido: “Vade retro, Satana! Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo!”.
E, magicamente, le frustate cessano. Grido ancora ma è inutile in casa non c’è nessuno. Sento sulla spalla sinistra e sul ginocchio che c’è del sangue, mi spavento e prego Gesù e Maria, accendo la lampada, mi guardo allo specchio e vedo il sangue. Mi lavo, mi asciugo, metto polvere di penicillina e una pomata antibiotica, la cura poi è andata avanti una quindicina di giorni. Sento molto dolore, ma questo non mi impedisce di pensare: vado alla porta, è chiusa a chiave dall’interno, le inferriate solide e intatte, guardo sotto il letto e nell’armadio, non c’è nessuno, nello stanzino del bagno nemmeno.

Grido a me stesso e al Signore: “È il demonio, non vuole che pubblichi questo libretto”. Mi inginocchio e prego ancora. “Mi rimetto a letto e il Signore mi manda di nuovo il sonno, quando squilla la sveglia mi alzo. Penso che debbo far vedere le ferite e il sangue al vescovo. Vado a Bafatà da mons. Pedro Zilli, italo-brasiliano del Pime, vede le ferite e sente il mio racconto, mi dice di pregare prima di andare a letto e dare la benedizione alla stanza; poi vado a Bissau e faccio vedere le ferite al superiore regionale del Pime in Guinea, padre Davide Sciocco, e anche lui mi dice di pregare. Più tardi l’ho poi raccontato al vicario generale della diocesi di Bafatà che è un prete “fidei donum” diocesano di Verona, don Luca Pedretti: “Tieni sempre l’acqua benedetta in camera e dai la benedizione”.

“Dopo questo fatto, ho pensato: “Il mio libretto è incompleto”. Così, dopo l’ultimo capitolo sulla Madonna nostra Madre nella fede, ne aggiungoun altro sul demonio. Ho citato alcuni testi biblici dell’Antico Testamento e poi Marco 1,13, Gesù va nel deserto 40 giorni poi è tentato dal diavolo; e ancora Marco 4, 15, Satana porta via la Parola di Dio seminata e altre citazioni con brevi commenti. Aggiungo: questi sono fatti biblici, che possono sembrare lontani da noi e non più attuali oggi. Invece sono confermati dalla mia esperienza. E racconto quel che mi è capitato: nella notte del 23 marzo 2011, Satana mi ha frustato perché non voleva che pubblicassi questo libretto”. Dico a padre Dionisio che il suo racconto susciterà in Italia stupore, ma forse anche incredulità.

Risponde: “Vi capisco perché voi in Italia non avete un’esperienza diretta e personale del demonio, ma tornando nella mia patria per un mese o due, mi accorgo di quanto il demonio è presente della società italiana, nelle famiglie, ma se ne parla troppo poco. Da noi in Guinea, un paese ancora pagano, la presenza di Satana non stupisce nessuno. Ci credono molto e lo vedono dove c’è il male, l’odio, la violenza, la divisione; e lo temono molto. Parlare di Satana alla nostra gente è utile e infatti, da quando è uscito questo mio libro, molti vengono a chiedermi altre notizie sul demonio ed entrano sempre più in una visione evangelica della vita, cioè scoprono, toccano con mano, che Gesù Cristo è l’unico che possa liberarli dal demonio, che è nemico di Dio e dell’uomo”.