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VERSO LA DITTATURA

L'Inquisizione Gay è già al lavoro

Sacerdote ferrarese finisce nell'occhio del ciclone per aver appeso l'appello de La Nuova BQ e Giuristi per la Vita contro la legge sull'omofobia nella bacheca della sua cappella. E la legge sull'omofobia non è stata ancora approvata. Cosa potrà succedere...

Libertà religiosa 27_07_2013
Articolo de La Nuova Ferrara

La legge anti-omofobia non è stata ancora approvata ma già fa sentire i suoi effetti: chi prova a dissentire viene intimidito e costretto a tacere o apertamente calunniato attraverso i social network. Si tratta di due episodi gravissimi di questi giorni che confermano quanto La Nuova Bussola Quotidiana sta dicendo da mesi: si sta realizzando in Italia una sorta di dittatura gay.

Ma ecco il primo fatto: nei giorni scorsi il cappellano dell’ospedale di Cona (Ferrara), don Stefano Piccinelli, appende nella bacheca della cappella dell’ospedale un volantino che riproduce l’appello lanciato dalla Nuova Bussola Quotidiana, in collaborazione con i Giuristi per la Vita, per raccogliere le firme per bloccare quella legge che in nome della lotta all’omofobia impedirà in realtà la libertà di opinione e la libertà religiosa.

Il volantino non passa inosservato. Un quotidiano locale, La Nuova Ferrara, ci monta il caso e scoppia il putiferio: Arcigay e Arcilesbica locali chiedono l’intervento della direzione dell’ospedale, interviene la presidente della Provincia, Marcella Zappaterra, che si dice “sconfortata” di fronte a questa circostanza “che rischia di alimentare comportamenti e atteggiamenti fortemente discriminatori e lesivi della dignità umana”. A ruota arrivano Sel e l’immancabile CGIL fino a quando interviene autorevolmente anche il presidente nazionale di Arcigay, Flavio Romani, che in una lunga intervista a La Nuova Ferrara parla di “atto inqualificabile”, “un’azione scorretta, cinica e molto lontana dalla pietas cattolica”. Insomma il povero don Piccinelli, per aver espresso pubblicamente la sua posizione in materia di legge sull’omofobia, si è trovato al centro di una bufera mediatica, bollato come omofobo, insultato, richiesta la sua cacciata dall’ospedale.

“Forse sono troppo ingenuo – dice a La Nuova BQ don Stefano – ma non mi aspettavo certo di finire sui giornali e maltrattato in questo modo per avere fatto soltanto quello che è un mio diritto”. Unica consolazione l’affetto e la solidarietà che fanno da contrappeso a questo vergognoso attacco: “In questi giorni – prosegue il prete ferrarese - non sa quante attestazioni di solidarietà mi sono arrivate da confratelli, associazioni e semplici fedeli. Poi ho il pieno sostegno del mio arcivescovo che, pur essendo in questi giorni lontano dalla diocesi, mi ha telefonato per confermarmi nella correttezza della mia azione e per incoraggiarmi a proseguire su questa strada, senza lasciarsi intimidire”. E la direzione dell’ospedale? “Nessuno mi ha detto nulla, sono stati molto corretti, anche se credo che questa vicenda gli abbia creato dei grattacapi”.  Ma certo, la bufera serve anche ad avvertire e intimidire chiunque altro pensasse di esporsi pubblicamente contro questa legge.

Secondo il presidente dell’Arcigay, Romani, sarebbe “falso che la legge anti-omofobia limiterebbe la libertà di espressione e di opinione”, ma proprio quel che è accaduto per una legittima critica a questa proposta di legge fa capire invece quanto quel giudizio sia vero.

E veniamo al secondo episodio. I lettori de La Nuova BQ sanno dalle nostre cronache che l’onorevole Alessandro Pagano è stato tra i pochissimi deputati (le dita di una mano sono perfino abbondanti per numerarli) che in Commissione Giustizia della Camera si sono battuti per fermare questa legge liberticida. Ebbene, non potendo contrastarlo in altro modo, qualcuno ha pensato bene di scrivere alcune frasi pesantemente offensive nei confronti dei gay ed attribuirle proprio a Pagano, facendole poi circolare sui social network. Immaginarsi le reazioni che in pochi minuti si sono registrate su Facebook. Poco importa se un minimo di buon senso avrebbe dovuto suggerire la falsità di quel messaggio, il popolo di Facebook in gran parte non è abituato a pensare ma solo a reagire istintivamente. E ne è venuta fuori la gogna pubblica.

Quasi in tempo reale l’on. Pagano ha sporto denuncia presso la polizia postale ma l’effetto di questa calunnia non si può certo cancellare e chissà quanto ancora potrà andare avanti. Ed è chiaro che è proprio da queste menzogne diffuse ad arte che poi nascono gesti di violenza aperta.

Insomma, per chi osa esprimere un’opinione contraria al pensiero unico gay non sembra esserci più spazio in Italia. E questo quando la legge sull’omofobia non è stata ancora approvata. Pensate a cosa potrà accadere se quella proposta diventasse effettivamente legge.