L’incontro con il maestro Guinizzelli tra i lussuriosi
Nella settima e ultima balza del Purgatorio, quella dei lussuriosi, Dante incontra Guido Guinizzelli, maestro del Dolce Stilnovo.
Nato a Bologna all’incirca nel 1235, Guido Guinizzelli è cosciente di aver peccato di idolatria, ovvero di aver scritto e parlato della donna amata come se fosse un bene assoluto, un idolo. Nella canzone Al cor gentil rempaira sempre amore, considerata il manifesto del Dolce Stil Novo, Guinizzelli afferma che l’amore può prender sede solo in un cuor gentile, ovvero in un animo portato al bene. La vera nobiltà risiede in questa gentilezza d’animo. Amare una donna significa, quindi, voler il bene di lei. La poesia si conclude con una stanza che ci permette meglio di capire perché Guinizzelli sia stato posto tra i lussuriosi in Purgatorio. Il poeta s’immagina, una volta morto, di trovarsi dinanzi a Dio che lo rimprovererà di aver scambiato la donna amata per un angelo del Cielo:
Lo ciel passasti e ’nfin a Me venisti
e desti in vano amor Me per semblanti:
ch’a Me conven le laude
e a la reina del regname degno,
per cui cessa onne fraude.
Il poeta allora si potrà discolpare con queste parole:
Dir Li porò: «Tenne d’angel sembianza
che fosse del Tuo regno;
non me fu fallo, s’in lei posi amanza».
Lo stesso Dante, che sta riflettendo in questi canti sulla poesia e sul suo valore, sta ripensando alla sua esperienza poetica giovanile e medita sul fatto che tante volte la donna amata non è stata per lui il ponte per salire verso il Cielo o la compagnia di viaggio nel percorso che porta verso Dio.
Vediamo oggi l’incontro di Dante con il maestro Guinizzelli che non ha conosciuto direttamente in vita (Guinizzelli muore nel 1276, quando il poeta fiorentino ha solo undici anni), ma solo attraverso le poesie scritte.