Libia, un piano di pace che non piace a nessuno
Diplomazia al lavoro sulla Libia, per evitare un massacro ancora peggiore. Mentre le truppe del GNA di Tripoli, appoggiate dai turchi, si preparano a lanciare l'assalto a Sirte, gli Usa propongono una fascia demilitarizzata, presidiata da truppe europee. Il piano è ambizioso, ma non piace alle forze in campo, né ai loro sponsor
Mentre la maggioranza di governo in Italia si spacca sul voto parlamentare del Decreto missioni proprio sul tema della cooperazione con le autorità di Tripoli per fermare l’immigrazione illegale, la diplomazia internazionale cerca in ogni modo di scongiurare una nuova escalation bellica tra le forze di Tripoli e quelle del generale Khalifa Haftar e i loro rispettivi sponsor esterni.
Tema del contendere il controllo della citta di Sirte, che diede i natali a Muammar Gheddafi, e la base aerea di al-Jufra nella regione desertica del Fezzan: entrambi nelle mani dell’esercito nazionale libico (LNA) di Haftar ma entrambe rivendicate dal GNA e dai turchi. Il Governo di accordo nazionale libico (GNA), ormai un “satellite” della Turchia punta a “entrare a Sirte senza spargimenti di sangue" come ha dichiarato ieri il ministro degli Esteri, Mohamed Siala. Pressioni internazionali stanno cercando idi convincere il generale Haftar a ritirare le sue forze ad est di Sirte, in direzione di Agedabia. Fonti del quotidiano panarabo "Al Sharq al-Awsat", sostengono che sarebbero in corso trattative segrete tra diversi attori regionali e (tribali) e internazionali per convincere Haftar e i suoi alleati russi a lasciare Sirte. Il giornale riferisce inoltre di minacce statunitensi di isolamento e di sanzioni nei confronti di Haftar se dovesse ancora rifiutare la ripresa della produzione petrolifera. Minacce formulate nel corso della visita di una delegazione militare e politica statunitense di alto livello.
La proposta statunitense prevede la smilitarizzazione dell’area contesa tra Sirte e al-Jufra e fino alla cosiddetta “Mezzaluna petrolifera”, l’area dei terminal nel Golfo di Sirte: in questa vasta area dovrebbe schierarsi una forza militare con la supervisione europea sotto l'egida delle Nazioni Unite. Proposta ventilata alle Nazioni Unite dal ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas che ha ipotizzato creazione di una zona cuscinetto presidiata da forze neutrali (dell’Unione Europea?) che separi LNA da GNA. Un piano tutto in salita per diverse ragioni ma che piace agli USA perché offrirebbe il vantaggio di imporre ai russi il ritiro dei loro “aerei fantasma” dalla base aerea di al-Jufra negando a Mosca anche l'utilizzo dell’aeroporto di Ghardabya, a sud di Sirte, secondi alcune fonti destinato a diventare una base aerea permanente russa.
Una forza di interposizione multinazionale dovrà venire approvata dalle Nazioni Unite e superare diversi ostacoli inclusa la riluttanza di Russia e Turchia, restii ad accettare che l’Europa e soprattutto la Germania diventino protagonisti della crisi nella ex colonia italiana. In fondo un'intesa Mosca-Ankara potrebbe determinare una pace garantita, come nel nord della Siria, da pattuglie congiunte russo-turche. Difficile poi indurre i libici ad accettare massicce presenze militari straniere sul proprio territorio o che la Ue o alcuni suoi membri possano mettere in campo un credibile strumento militare anche se di interposizione. Tripoli considera i francesi filo-LNA che a loro volta riterrebbero tedeschi troppo adagiati sulle posizioni di Ankara. Inoltre Il Cairo difficilmente accetterebbe una presenza militare europea in Libia, specie se guidata da una Germania rivelatasi già troppe volte in difficoltà nel contrastare le politiche aggressive della Turchia, sia per il continuo ricatto di Erdogan sui migranti illegali sia per quello esercitando paventando sollevazioni tra i milioni di turchi con cittadinanza tedesca. Sull’opportunità di schierare truppe in Libia anche a Berlino potrebbero fioccare i disaccordi: Maaas non sembra entusiasta di rinnovare i fasti dell’Afrika Korps mentre il ministro della Difesa, Annegret Kramp-Karrenbauer, da tempo preme per un ruolo di maggiore incisività di Berlino nelle operazioni di peacekeeping.
Il tempo stringe per una soluzione diplomatica che fonti vicine ad Haftar hanno descritto come "l'ultima possibilità" per raggiungere un accordo di cessate il fuoco. Anche perchè il Parlamento di Tobruk, che sostiene l’LNA, ha dichiarato che consentirà un intervento dell'esercito egiziano contro la Turchia in Libia in caso di attacco a Sirte. Richiesta confermata ieri al Cairo da una delegazione del Consiglio supremo degli sceicchi e dei notabili delle tribù, organismo vicino all’LNA.
Sul piano militare le forze di Haftar hanno schierato in questi giorni diversi sistemi di difesa aerea di costruzione russa Pantsir S1 a Sirte e a protezione di strade e basi militari fino al confine egiziano do ve al-Sisi ha schierato almeno un paio di divisioni sul confine libico oltre a cacciabombardieri, elicotteri, navi da combattimento, sottomarini, unità anfibie, e forze da sbarco con la motivazione delle prolungate esercitazioni "Hasm 2020". Ha preso il via nei giorni scorsi in Egitto, alla presenza del Capo di stato maggiore delle Forze armate, generale Mohamed Farid con la partecipazione di fregate, cacciatorpediniere e navi da assalto anfibio, forze speciali, paracadutisti, cacciabombardieri e elicotteri, forze anfibie, artiglieria e sottomarini. Una simulazione che ha mostrato la capacità di bloccare flotte navali nemiche, assumere il controllo di spazi marittimi prospicenti porti nemici ed effettuare operazioni anfibie con un chiaro riferimento ai flussi di aiuti trasferiti via nave da Ankara a Tripoli e Misurata e alla capacità di condurre una pesante offensiva convenzionale contro turchi e GNA.
Sul lato opposto della barricata la Turchia avrebbe schierato di fronte a Sirte 10mila mercenari siriani (dei circa 17mila schierati nel paese secondo l’LNA) per l’attacco contro la città secondo quanto dichiarato dal generale Khaled al-Mahjoub, portavoce dell’LNA che ha rilevato la presenza di diversi droni turchi per colpire la linea di approvvigionamento idrico che rifornisce Sirte. Del resto il ministro degli Estero turco, Mevlut Cavusoglu, si è detto contrario a un cessate il fuoco, ora, in Libia, sostenendo che non sarebbe nell'interesse del GNA ribadendo che la firma di qualsiasi accordo dovrebbe andare di pari passo con il ritiro delle forze del generale Haftar dalla città costiera di Sirte e dalla base militare di al-Jufra. Per Cavusoglu, le operazioni a Sirte e al Jufra prenderanno il via, se i negoziati con la Russia, sul ritiro delle forze del generale Khalifa Haftar, non “porteranno ad alcun risultato”.