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REPORTAGE

Libia, la rivoluzione che non finisce

A Bengasi e Tobruk si esulta, ma il Colonnello non vuole mollare. E la gente appare ormai rassegnata a un futuro con Gheddafi.

Attualità 22_06_2011
Libia

da Tripoli

La seconda città più grande della Libia, Bengasi, è oggi tornata libera per la terza volta. Così come Tobruk, che è stata liberata, persa e riconquistata dalla opposizione del paese per protestare contro Muammar Gheddafi.

Si festeggia la vittoria e si cerca di tornare alla normalità. Sono migliaia i libici che stanno ballando sulla piazza principale della città, soprannominata "Free Bengasi". Nuovi manifesti sostituiscono la foto del Colonnello chiedendo la fine di 42 anni di oppressione e di violazioni dei diritti umani. I cittadini locali, che hanno costituito comitati per la difesa e per la garantire la sicurezza della vita pubblica, stanno raccogliendo le armi e invitando la gente a riaprire negozi, uffici, bar e ristoranti e non aumentare i prezzi.

Ormai si sa che l'Occidente
sta tornando a girargli le spalle. "No al saccheggio e rapine a Tobruk e Bengasi!" dicono i manifesti. Ancora non funzionano le linee telefoniche e Internet va a singhiozzo. Secondo le organizzazioni internazionali, 2870 persone sono state uccise e almeno 10 mila sono state ferite negli scontri con le forze governative per le proteste contro il regime di Gheddafi iniziate lo scorso 15 febbraio.

Gheddafi ha promesso
10.000 euro per ogni uomo , per ogni “ratto” che verrà ucciso, e si fa forte con i suoi interventi in tv. Ma c’è anche una storia tragica, una strada che porta fuori Tripoli, una strada di 5 Km che è ricoperta di morti, così ci hanno comunicato dei prelati a Tripoli. Nessun aereo Italiano atterra più a Tripoli, non vi è sicurezza, razzi vengono scagliati contro obiettivi militari, e le piste sono state bombardate, la situazione è disperata, mancano ancora cibo e medicinali, i funerali sono a decine al giorno (anche perchè secondo il rito musulmano devono essere seppelliti il giorno stesso) quindi decine di micro funerali si intersecano divenendo un fiume in piena di gente che grida e che si dispera. Più di tutti soffrono le donne e i bambini.

E' una rivoluzione strana
, diversa dalle altre. Sembra che quegli occhi chiedano un aiuto all'esterno, ma prevale una fatalistica rassegnazione: il futuro appare ancora sotto Gheddafi, magari ridimensionato, ma sempre con Gheddafi.