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NEW YORK

Mamdani, il sindaco voluto dagli islamici e votato dai non credenti

Sbagliato sottovalutare l'elemento islamico di Zohran Mamdani, neo-eletto sindaco di New York. Per il mondo musulmano è una svolta epocale e per questo la campagna era finanziata anche con soldi islamici. Ma gli elettori sono soprattutto non credenti.

Esteri 07_11_2025
Sostenitori musulmani di Mamdani in festa (La Presse)

Sottolineare la fede islamica di Zohran Mamdani, neo-eletto sindaco di New York, è “islamofobia”. O almeno così sembra, a giudicare da quel che gli esponenti di sinistra scrivono sui social network. I riferimenti all’11 settembre sono “volgari” e “fuori luogo”, citare prima di tutto la religione di Mamdani è, per alcuni commentatori, una mancanza di rispetto per la libertà di culto. Parola d’ordine: la vittoria del primo sindaco musulmano è una vittoria della democrazia americana che dimostra finalmente maturità. Eppure, il primo a non nascondere la sua identità islamica è proprio Mamdani che, anche nel suo discorso della vittoria si definisce “giovane” e “musulmano”.

Se si trascurasse l’identità islamica di Mamdani, se non come “fede personale”, non si capirebbe neppure la reazione dei musulmani di tutto il mondo, che vivono la sua elezione come un cambiamento epocale. Una reazione corale ed entusiasta, che rivela una motivazione “contro”: un fortissimo odio contro Israele e gli ebrei americani. New York, considerata come il “centro del sionismo” mondiale viene ora vista come una città espugnata.

L'influencer palestinese-americano Abdul Eyad ha celebrato la vittoria di Zohran Mamdani nella corsa alla carica di sindaco di New York, con un video TikTok in cui afferma che New York sarà ora “il luogo più sicuro della Terra” perché gli israeliani lasceranno la città. «Andate a Cipro e in Polonia, ma non tornate in Palestina. Vi umilieremo, vi allontaneremo. Yallah, fate le valigie e andatevene!».

I complimenti per la sua elezione arrivano anche da “amici” non richiesti. Come ad esempio il canale Kol al-Hakika, legato ad Hamas, in cui si descrive Mamdani come «un sostenitore di Hamas e un nemico di Israele». Dove si afferma che «tutti stanno festeggiando dopo la grande vittoria di Mamdani». “Tutti”, detto da un movimento terrorista islamico, è relativo e inquietante.

Teheran festeggia Mamdani: “Un terremoto politico, una crepa nell'egemonia filo-israeliana”. Il sito web Nour News, affiliato al Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale iraniano sottolinea che la vittoria di Mamdani segni l'inizio del declino del trumpismo. Il sostegno aperto di Mamdani alla Palestina ha reso la sua vittoria «un trionfo per il fronte di resistenza».

Mohammad Hosseini, ex ministro della Cultura e dell'Orientamento Islamico e vicepresidente del governo del presidente Ebrahim Raisi, si è congratulato con Mamdani sottolineando che è un musulmano sciita. «Per la prima volta, un giovane musulmano di 34 anni, sostenitore della Palestina e ferreo oppositore di Netanyahu, primo ministro israeliano, è diventato, in un'elezione storica e con la più alta affluenza alle urne, il sindaco di New York e di fatto il governatore di questa città, nonostante le minacce di Trump. Zohran Mamdani, nel suo percorso politico e nella lotta per la giustizia economica, è stato ispirato dall'Imam Hossein e dall'Ashura».

Il canale Telegram ufficiale della Forza Qods le formazioni della Guardia Rivoluzionaria all’estero, ha celebrato la vittoria di Mamdani, scrivendo il 5 novembre 2025: «Trump non è più il simbolo esclusivo dell'America. Mamdani è il nuovo volto dell'America, un simbolo della sconfitta di Trump e del sionismo e della vittoria della maggioranza dei giovani ebrei che lo hanno sostenuto».

Festa grande anche in Qatar, sede di al Jazeera e grande protettore della Fratellanza Musulmana (oltre che di Hamas). Il giornalista qatariota Abdullah Al-Amadi ha scritto sul suo account X: «Quello che sta accadendo negli Stati Uniti è, senza ombra di dubbio, uno dei risultati di Al-Aqsa Flood (il pogrom del 7 ottobre 2023, ndr). Il pubblico americano ha capito, dopo molti lunghi anni di torpore imposto, in cui il sionismo ha avuto un ruolo, che sostenere l'ingiustizia e l'oppressione è un fallimento morale... È grazie a questa comprensione che un candidato musulmano che si oppone all'aggressione sionista ha vinto la corsa alla carica di sindaco di New York, mentre il candidato favorito dai sionisti, sostenuto anche dallo stesso presidente americano e dall'oligarchia in generale, ha perso, nonostante New York sia considerata la seconda più grande comunità di ebrei al mondo!».

Anche Jaber Al-Harmi, direttore del quotidiano statale qatariota Al-Sharq, ha scritto: «Il candidato democratico Zohran Mamdani è stato eletto sindaco di New York, la capitale della lobby sionista, considerata la più grande roccaforte della comunità ebraica nel mondo».

I giornalisti del Qatar non hanno torto quando leggono la vittoria di Mamdani come una vittoria del loro paese. Seguendo i soldi delle donazioni, spesso si arriva a trovarli in associazioni in odore di Fratellanza Musulmana. Il New York Post mette in fila tutti i donatori e, oltre ad aziende con proprietari e comproprietari della Repubblica Popolare Cinese, si trovano anche fior di organizzazioni islamiche radicali.

Il Council on American-Islamic Relations (Cair), secondo la ricostruzione del New York Post, ha versato ben 100mila dollari nelle casse della campagna di Mamdani. Il Cair è stato citato come co-cospiratore non incriminato nel famigerato processo del 2007 contro la Holy Land Foundation per finanziamento del terrorismo; cinque leader della Holy Land Foundation sono stati condannati per aver dato a Hamas più di 12 milioni di dollari e sono stati condannati a decenni di carcere. Mamdani li esaltava e si diceva un loro sostenitore in una delle canzoni che aveva scritto nella sua breve carriera di rapper.

Cinque membri dello staff dell'Islamic Circle of North America (Icna) hanno versato 1.300 dollari in contributi individuali alla campagna di Mamdani. L'Icna è la filiale nordamericana di Jamaat-e-Islami, un gruppo islamista dell'Asia meridionale legato ai Fratelli Musulmani.

Mamdani è il sindaco islamico che piace agli islamici e l’islam politico ha finanziato la sua campagna. Ma a New York la comunità musulmana è una minoranza (circa 1 milione, il 9% della popolazione) e non ha il potere di determinare l'esito delle elezioni. A far vincere Mamdani è stato il voto di non musulmani. Anzi: di non religiosi, poiché è il sindaco che ha spopolato soprattutto fra i non credenti. Infatti, se guardiamo ai dati del voto per religione, il gruppo che lo ha scelto a gran maggioranza è quello dei "non affiliati ad alcuna religione" (il 25% della popolazione di New York), macro-categoria che include soprattutto atei e agnostici. Sono loro che hanno scelto Mamdani con una maggioranza schiacciante, del 76%. Poi è stato votato al 71% dai newyorkesi di “altra religione”, un insieme in cui rientra anche la comunità musulmana. Finisce invece in minoranza fra i cristiani, soprattutto fra i cattolici: il 33% lo ha votato, la maggioranza (52%) ha preferito Andrew Cuomo. Ed è quasi la stessa percentuale che si riscontra nella comunità ebraica, in cui il 32% ha votato Mamdani, il 64% Cuomo (che raggiunge punte del 90% nelle comunità ebraiche ortodosse).

Però è quel 32% di elettori ebrei di Mamdani che lascia a dir poco sbalorditi, considerando i temi della sua campagna elettorale. Uno di questi poteva essere lo scrittore ebreo newyorkese Jonathan Safran Foer (Ogni cosa è illuminata), che però dice al Corriere della Sera: «Sono andato al seggio per votare Mamdani ma alla fine non ci sono riuscito. E ho lasciato scheda bianca».