Libia, il generale Haftar si aggiudica il petrolio
La Compagnia petrolifera nazionale libica riprenderà l'esportazione di greggio dai porti riconquistati, questa settimana, dal generale Khalifa Haftar, il comandante dell'esercito laico di Tobruk. E' uno schiaffo al governo di "unità nazionale" di Serraj, l'unico riconosciuto dall'Onu e appoggiato anche dall'Italia.
La Compagnia petrolifera nazionale libica (Noc) ha annunciato che riprenderà immediatamente l'esportazione di greggio da due dei quattro porti riconquistati, questa settimana, dalle forze guidate dal generale Khalifa Haftar e in opposizione al governo di unità nazionale sostenuto dall'Onu. "Le esportazioni riprenderanno immediatamente da Zueitina e Ras Lanuf, e continueranno a Brega", ha detto il presidente della Noc, Mustafa Sanallah, in un comunicato pubblicato sul sito della compagnia. "Le esportazioni riprenderanno da al-Sidra il prima possibile", ha aggiunto.
La notizia conferma il successo del colpo di mano con cui il generale Khalifa Haftar, alla testa dell’esercito di Tobruk, ha strappato domenica il controllo dei terminal petroliferi del Golfo della Sirte alla Guardie Petrolifere di Ibrahim Jadhran, affiliato al governo di Tripoli di Fayez al Sarraj, ma odiato dalle tribù della Cirenaica per le tasse imposte loro al fine di compensare il blocco dei pagamenti delle compagnie petrolifere in seguito allo stop dell’export di greggio. Da quanto sta emergendo, l’offensiva di Haftar, nominato ieri maresciallo dal parlamento di Tobruk per i meriti conseguiti sul campo di battaglia, avrebbe avuto il supporto delle tribù della Cirenaica e avrebbe goduto anche della defezione di molti degli uomini di Jadhran dal momento che, come ha detto lo stesso Haftar in un’intervista, la conquista dei terminal è avvenuta senza spargimento di sangue.
Il colpo vincente, che ha spiazzato soprattutto statunitensi ed europei, il maresciallo lo ha inferto consegnando subito la gestione dei terminal alla compagnia petrolifera statale Noc relegando il suo esercito solo a garantirne la sicurezza con un reparto apposito posto dal governo di Tobruk agli ordini del colonnello Miftah Maqreef. In questo modo Haftar si pone come l’uomo chiave della Libia, unico in grado di far riprendere l’export petrolifero senza il quale la Libia va a rotoli sul piano finanziario. Al tempo stesso emerge come figura simbolo della stabilità nazionale potendo contare sul supporto di Egitto, Emirati Arabi Uniti e della Russia di Vladimir Putin che certo non soffrirà nel vedere l’imbarazzo degli occidentali (Italia inclusa), contestati in diverse manifestazioni di piazza tra la Cirenaica e Zintan (nell’ovest della Tripolitania) con l’accusa di ingerenza per aver intimato lunedì sera ad Haftar di ritirarsi senza condizioni dai terminal petroliferi. Ieri un esponente della commissione energia del Parlamento di Tobruk, Miftah al-Shaeri, ha detto che "i comunicati dei Paesi occidentali riguardo ai giacimenti petroliferi sono un'intromissione negli affari interni libici e noi li respingiamo. Questi Paesi non possono imporci nulla".
Che Hafatr stia emergendo come uomo forte ai danni del governo di Tripoli è confermato anche dai toni morbidi con cui al-Sarraj cerca il dialogo col maresciallo negando ogni ipotesi di voler riconquistare i terminal con la forza. Del resto al-Sarraj non ha un esercito e la milizia più forte tra quelle che teoricamente lo sostengono, quella di Misurata, ha detto chiaramente dopo una riunione del consiglio cittadino di non voler combattere contro le truppe di Haftar. L’inviato dell’Onu, Martin Kobler, fiutato il vento che cambia, dice ora di voler dialogare con il maresciallo e ieri si è recato a Misurata per colloqui con i rappresentanti della municipalità accompagnato dal consigliere militare, il generale italiano Paolo Serra.
La non belligeranza tra Haftar e Misurata andrà di certo a beneficio dei 300 militari italiani dell’Operazione Ippocrate che stanno schierandosi nell’aeroporto della città della Tripolitania. Il rischio di trovarsi coinvolti in una nuova guerra civile sembra quindi scongiurato anche se resta concreta la minaccia dello Stato Islamico.