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MEDITERRANEO

Libia, battaglia a Tripoli. Il rischio che riprenda il traffico

In Libia continua la controffensiva lanciata a metà aprile dal Governo di accordo nazionale (GNA) con l’aiuto di truppe e mezzi turchi e soprattutto di circa 4.500 mercenari siriani arruolati da Ankara. Il GNA sta riprendendo il controllo delle coste e liberando i trafficanti di esseri umani, col rischio che riprenda il traffico di migranti verso l'Italia

Esteri 26_04_2020
Milizie del GNA riconquistano l'aeroporto di Tripoli

In Libia continua la controffensiva lanciata a metà aprile dal Governo di accordo nazionale (GNA) con l’aiuto di truppe e mezzi turchi e soprattutto di circa 4.500 mercenari siriani arruolati da Ankara.

Dopo aver strappato rapidamente alle truppe dell’Esercito nazionale libico (LNA) il controllo di tutta la costa tra Tripoli e il confine tunisino, le forze che rispondono al premier Fayez al-Sarraj puntano a conquistare Tarhuna, asse portante delle operazioni delle truppe del generale Khalifa Haftar che in questa città a circa 80 chilometri a sud-est di Tripoli ha installato il quartier generale dell’Operazione Karama (Dignità) tesa a conquistare la capitale. Un’offensiva partita da Garabulli, lungo la costa a est di Tripoli, ma che investe tutto il fronte meridionale con l’obiettivo di cacciare le truppe dell’LNA da al-Azizya, dall’aeroporto internazionale di Tripoli, e da Tarhuna respingendole ad almeno cento chilometri da Tripoli. Una distanza che impedirebbe all’artiglieria di Haftar di continuare a colpire la capitale consentendo al GNA di riportare nelle loro case oltre 200 mila sfollati.

Il 18 aprile le forze del GNA hanno reso nota la cattura di 102 nemici ma non sono riuscite a sfondare le linee del nemico che, secondo il generale dell’LNA Mohamed al-Fakhiri, a capo del fronte a sud di Tripoli, ha respinto il tentativo di attaccare la città di Tarhuna catturando 25 miliziani del GNA, inclusi mercenari siriani filo-turchi. Il 23 aprile un nuovo contrattacco ha permesso alle forze di Haftar di riprendere il controllo dei sobborghi di Garabulli, a 50 chilometri da Tarhuna. L’afflusso di ingenti rinforzi del GNA con carri armati e artiglieria lascia presagire una nuova offensiva tesa a prendere la città, per ora costantemente colpita dai raid aerei effettuati soprattutto dai droni turchi, rivelatisi un’arma molto efficace anche se spendibile: almeno 8 i velivoli Bayraktar TB2 abbattuti negli ultimi dieci giorni dalla contraerea di Haftar che dispone dei sistemi Pantsir russi forniti dagli Emirati Arabi Uniti e ben 21 dal novembre scorso.

Ieri il portavoce dell’LNA, colonnello Ahmed al Mismari, ha denunciato che “più di 20 razzi sono caduti su abitazioni e zone civili” a Tarhuna mentre accuse uguali vengono rivolte all’LNA dal governo di Tripoli per il lancio di razzi sul centro della capitale. Nei giorni scorsi gli aerei del GNA hanno lanciato su Tarhuna anche volantini in arabo e in russo per invitare la popolazione a mettersi al riparo e i contractors e mercenari russi e arabi che affiancano le milizie di Haftar a riturarsi dalla città. “Se volete godervi il denaro che vi è stato pagato dovete ritirarvi e abbandonare i combattimenti”, si legge nel volantino in russo. “Uccideremo tutti quelli che rifiutano di deporre le armi. È la vostra ultima chance. La neve di Mosca si scioglie al fuoco del vulcano”. 

Nella battaglia a sud di Tripoli, nel triangolo Al-Azizya-Tarhuna-Garabulli, entrambi i contendenti si giocano molto. Il GNA punta a liberare Tripoli dall’assedio impiegando al massimo le forze fornite da Ankara. L’LNA punta invece a contenere la controffensiva nemica e a mantenere posizioni da dove potrà continuare a minacciare la capitale. Per entrambe le fazioni il successo dipenderà anche dal continuo afflusso di armi, munizioni e combattenti e a questo proposito pare confermato che dal 9 aprile stiano affluendo in Cirenaica volontari siriani arruolati dai russi tra le milizie fedeli a Bashar Assad (il cui governo riconosce e sostiene Khalifa Haftar) tesi a bilanciare il ruolo dei mercenari arruolati da Ankara tra i ribelli siriani per combattere per il GNA.

In questo contesto l’appello per una "tregua umanitaria" chiesta da una dichiarazione congiunta dei ministri degli esteri francese, tedesco e italiano, Le Drian, Heiko Maas e Di Maio insieme all' Alto rappresentante Ue Josep Borrell non ha molte speranze di venire recepito. Saleh al-Dabbashi è stato catturato, “insieme ad un certo numero di mercenari siriani e ricercati libici sostenuti dalla Turchia” durante gli scontri nel sud della capitale sul fronte di al-Twisha, ha detto al-Mismari sottolineando che l’uomo è rimasto “gravemente ferito all’interno di un blindato turco”. “Ciò dimostra che la Turchia ha ampliato le sue attività criminali per sostenere i fuorilegge e i trafficanti di esseri umani nella regione occidentale, ed equivale ad una minaccia diretta, non solo per gli interessi del popolo libico, ma anche per tutti i Paesi della regione e del bacino del Mediterraneo”, prosegue al-Mismari. Il fratello Ahmed al-Dabbashi era stato colpito dalle sanzioni Onu nel 2018 ed è ricomparso nei giorni scorsi a Sabratha, dopo la riconquista della zona ad ovest di Tripoli da parte del GNA.

Nei giorni scorsi Analisi Difesa aveva evidenziato il rischio che il ritorno della costa occidentale della Tripolitania sotto il controllo del GNA permettesse il riavvio dei traffici legati all’immigrazione clandestini anche grazie all’influenza della Turchia, certo non nuova a muovere ricatti all’Europa utilizzando l’arma degli immigrati clandestini. Roma dovrebbe piuttosto preoccuparsi degli sviluppi nelle aree costiere della Tripolitania Occidentale recentemente riconquistate dai turchi e dal GNA che hanno liberato tutti i trafficanti di esseri umani attivi tra Sabratha e Sorman e che erano tati incarcerati dall’LNA l’anno scorso. Incluso Ahmed al-Dabbashi detto ‘Ammu’ (lo zio), colpito dalle sanzioni Onu nel 2018 e ricomparso nei giorni scorsi a Sabratha. Il fratello e socio in affari, Saleh, è stato invece ferito e catturato dall’LNA nei giorni scorsi a sud di Tripoli mentre si muoveva scortato dai mercenari siriani su un blindato turco.

“Ciò dimostra che la Turchia ha ampliato le sue attività criminali per sostenere i fuorilegge e i trafficanti di esseri umani nella regione occidentale, ed equivale ad una minaccia diretta, non solo per gli interessi del popolo libico, ma anche per tutti i Paesi della regione e del bacino del Mediterraneo”, ha dichiarato il portavoce dell’LNA al-Mismari. Il ritorno della costa occidentale della Tripolitania sotto il controllo del GNA potrebbe del resto favorire una intensificazione dei flussi migratori illegali verso l’Italia, specie ora che l’influenza turca su Tripoli è forte come non mai. Del resto non sarebbe la prima volta che Ankara muove ricatti all’Europa utilizzando l’arma degli immigrati clandestini.