Libia, anche l'Onu lascia l'Italia da sola
L'Italia è sola nella lotta ai trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo. Anche l'incontro del premier Matteo Renzi con Ban Ki-moon è finito con un nulla di fatto: il segretario generale dell'Onu auspica che gli emigranti siano accolti in Italia. A questo punto può essere presa in considerazione un'azione autonoma.
"Con il premier Matteo Renzi abbiamo parlato della posizione dell'Unione europea sulla pirateria delle coste somale. All'epoca l'Unione aveva l’operazione Atalanta che con una soluzione sia in mare che affrontando la situazione politica ha diminuito la pirateria. In ogni conflitto non c'è alternativa al dialogo e alla soluzione politica.”
Con questo ardito e infondato richiamo alla missione Ue anti-pirateria in Somalia il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha liquidato le speranze di Matteo Renzi di ottenere un via libera per le operazioni che Roma vuole attuare al più presto contro i trafficanti di esseri umani in Libia. Dopo l’Unione Europea, anche le Nazioni Unite sembrano quindi disinteressarsi del problema lasciando all’Italia la gestione dell’emergenza immigrati, circa i quali Ban ki-moon si è solo raccomandato di continuare a soccorrerli e ad accoglierli …ovviamente in Italia.
Nonostante lodevoli sforzi e l’ottimismo ostentato, Renzi deve fare i conti con il fallito tentativo di coinvolgere partner, alleati re comunità internazionale nella gestione della crisi libica di cui il mondo si disinteressa mentre l’ONU continua a puntare sulla mediazione dell’inviato Bernardino Leon che ieri ha subito l’ennesimo smacco.
Il capo della delegazione del governo islamista di Tripoli (sotto il cui controllo si trovano le spiagge da dove salpano i barconi di immigrati clandestini), Saleh Mohammed Almakhzoum, ha bocciato le proposte di Leon contenute nella la bozza finale dell'Accordo politico per la Libia, definendole ''deludenti''. La bozza definitiva di Leon, distribuita domenica scorsa ai partecipanti dei colloqui di pace organizzati dall'Onu, riconosce il parlamento rivale, ultimo eletto, della Camera dei rappresentanti con sede a Tobruk, come unico organo legislativo del Paese.
Almakhzoum ha sottolineato che la bozza ''non rispetta la sentenza della Corte Suprema'' di Tripoli, emessa il 6 novembre 2014, che ha dichiarato illegittimo il parlamento di Tobruk. Inoltre, prosegue il membro del Congresso dominato dai Fratelli Musulmani e che controlla Tripoli con le milizie del Fronte Alba della Libia, ''riteniamo che la bozza non soddisfi le aspirazioni dei rivoluzionari'' che hanno spodestato Muammar Gheddafi. Almakhzoum ha accusato Leon di aver proposto un accordo politico ''non equilibrato'', ritenendo che le precedenti sessioni di dialogo erano solo ''per guadagnare tempo'' al fine di ''rafforzare il golpe di Haftar'', il generale nominato due mesi fa dal parlamento di Tobruk "comandante" dell'esercito libico le cui forze stanno conducendo un’offensiva verso Tripoli.
Il punto chiave è che Roma deve fare i conti con un’Onu latitante, una Ue defilata e una Libia in preda a un conflitto incerto e lontana da una rapida stabilizzazione. Un contesto in cui, se pare chiaro che un intervento prolungato in territorio libico risulta inopportuno e superiore alle capacità militari italiane, è altrettanto evidente che azioni mirate contro i trafficanti di esseri umani risultano quanto mai necessarie per fermare o almeno rallentare i flussi migratori verso l’Italia.
L’Italia dovrebbe quindi fare da sola per affondare preventivamente i barconi e colpire i clan di trafficanti? L’ipotesi è praticabile sul piano militare perché la nostra Marina dispone di mezzi e forze sufficienti a condurre a lungo una guerra a bassa intensità contro i criminali che gestiscono i flussi migratori coadiuvata dai velivoli (droni e pilotati) dell’Aeronautica per la ricognizione e l’intelligence. Qualcosa di simile, ma su scala più ridota, alla lotta combattuta per anni dalle forze statunitensi contro i “cartelli” dei narcos colombiani.
La determinazione mostrate negli ultimi giorni dalle dichiarazioni di Renzi e del Ministro della Difesa, Roberta Pinotti, sembrano indicare che questa volta l’Italia è pronta a tutelare gli interessi nazionali anche se dovesse farlo da sola o comunque senza una risoluzione dell’ONU o una decisione della UE alle spalle.
Avvalli di cui in realtà Roma non ha bisogno dal momento che la situazione in Libia determina danni diretti all’Italia. Del resto Washington non ha certo chiesto il permesso a Ban ki-moon per catturare con blitz delle forze speciali esponenti di al-Qaeda che si nascondevano in Libia. Neppure l’Algeria ha mai chiesto via libera a chicchessia per condurre raid discreti quanto devastanti contro le basi dei qaedisti nel deserto della Libia sud occidentale. Che dire poi dell’Egitto che non ha certo atteso risoluzioni internazionali per mettere a ferro e fuoco Derna con bombardamenti aerei e incursioni di forze speciali vendicando l’uccisione dei copti sgozzati in riva al mare dai miliziani dello Stato Islamico.
Forse l’Italia non è sola nell’assumere iniziative militari in Libia ma invece che sugli organismi internazionali e sugli “alleati” tradizionali potrebbe contare su Egitto e Algeria che come noi hanno tutto l’interesse a colpire trafficanti e terroristi che nel caos libico hanno trovato il bengodi. Secondo fonti israeliane, l’Egitto non solo sta schierando truppe al confine libico in vista di un’offensiva tesa a conquistare la Cirenaica spazzando via i gruppi jihadisti per poi consegnare il territorio alle forze di Tobruk del generale Haftar, ma avrebbe già ottenuto il via libera di Washington all’operazione con l’incontro del 19 aprile scorso tra il presidente Abdel Fattah al-Sisi e il direttore della CIA, John Brennan.
In questo contesto si inserisce, forse non a caso, la lunga telefonata di ieri tra al-Sisi e Matteo Renzi, che dopo i numerosi incontri bilaterali degli ultimi mesi potrebbe preludere a operazioni militari italo-egiziane congiunte o quanto meno coordinate.
Anche i britannici potrebbero dare una mano agli italiani nella lotta ai trafficanti. David Cameron è stato l’unico leader europeo ad esprimersi chiaramente in questo senso affermando che “dobbiamo smantellare le gang e stabilizzare la regione” e ha inviato nel Canale di Sicilia la nave da assalto anfibio Bulwark con tre elicotteri e Royal marines.
In attesa degli sviluppi la flotta italiana composta dalla nave da assalto anfibio San Giusto e 5 tra cacciatorpediniere (Durand De La Penne e Duilio), fregate (Bergamini) e pattugliatori (Bettica e il Bersagliere) incrocia nel Canale di Sicilia.