Libertario antiaborto, ma senza giustizia sociale: Milei è un paradosso
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Milei è un outsider paradossale nella scena politica Argentina: la sua idea di capitalismo anarco-libertario fu condannata dalla Rerum Novarum. Rifiuta la Giustizia sociale squalificando il connazionale Papa Francesco. Ma a differenza di una Chiesa oggi imbalsamata nello schema politico progressista, ha parlato chiaramente contro l'aborto.
Javier Gerardo Milei, outsider della politica nazionale, è stato eletto presidente argentino nel ballottaggio svoltosi domenica in Argentina (19-11-2023). Ha sconfitto il candidato ufficiale, Sergio Tomas Massa, attuale ministro dell'Economia, un vero insider della politica. Commozione e costernazione nel mondo della politica e dell'economia, con la decisione popolare che ha dimostrato la nausea e la stanchezza per una classe dirigente che, pur avendo fallito nella sua gestione pubblica, ha nutrito una massa di funzionari e militanti in alcuni casi miliardari, di fronte all'impoverimento della maggior parte della popolazione argentina.
Javier Gerardo Milei è un economista di professione, che si è introdotto per la prima volta nel mondo della politica argentina due anni fa, riuscendo ad essere eletto deputato nazionale con una emergente e minuscola forza politica, che ha chiamato "La Libertad Avanza".
Sulla base delle teorie sviluppate, tra gli altri, da Murray N. Rothbard e Hans-Herman Hoppe, si è lanciato in questa avventura predicando e promuovendo l'anarco-capitalismo, o anarchismo libertario, come soluzione ai problemi strutturali dell'economia argentina. Cioè, postulando il primato o la sovranità assoluta dell'individuo, esercitata attraverso la proprietà privata e il libero mercato, contro la sovranità politica dello Stato, che pretende di ridurre al minimo, affinché si occupi esclusivamente della protezione della proprietà privata individuale e della non aggressione su quest'ultima, attraverso le forze di polizia, militari e di giustizia. É il cosiddetto minarchismo.
In questo quadro concettuale postula la libertà di mercato come asse costitutivo naturale della vita sociale ed economica della società, nella convinzione che il mercato da solo generi un ordine naturale delle relazioni umane. Per questo motivo è chiaramente antimarxista e antisocialista. In definitiva, il capitalismo che proclama è il capitalismo liberale del XIX secolo che papa Leone XIII criticò nell'enciclica Rerum Novarum (1891), che diede inizio alla messa a sistema della Dottrina sociale della Chiesa nel XX secolo.
Capitalismo che è stato anche condannato da papa Pio XI nell'enciclica Quadragesimo anno (1931), per le sue derivazioni economiche che hanno installato una «enorme e tirannica potenza economica nelle mani di pochi», cioè una feroce e brutale concentrazione economica e della finanza internazionale.
Il presidente eletto non solo ignora questi contributi critici della Dottrina sociale cristiana al capitalismo liberale, ma li squalifica definendo la Giustizia Sociale come una «aberrazione». In questo senso, non solo lo Stato non deve intervenire nel sociale ed economico, ma nemmeno la Chiesa e la sua dottrina sociale.
A ciò si aggiunge la squalifica brutale che Milei fece qualche anno di papa Francesco, definendolo «il rappresentante del maligno sulla terra, occupando il trono della casa di Dio», poiché «spinge il comunismo con tutti i disastri che ha causato e questo va contro le Sacre Scritture». E qualche mese fa, in un'intervista rilasciata dal giornalista statunitense Tucker Carlson (15-09-2013), ha fatto anche una critica al pontefice, questa volta più attenuata: «Il papa gioca politicamente, ha una forte ingerenza politica», dimostrando «grande affinità con dittatori come Fidel Castro o Nicolás Maduro», mettendosi «dalla parte delle dittature sanguinarie". E ha concluso affermando che [il Papa] «considera la giustizia sociale come un elemento centrale», il che [per Milei] «è molto complicato».
Questa posizione così chiara e direttamente screditante di Bergoglio ha provocato una reazione dei sacerdoti più affini e vicini al pontefice, conosciuti come i "curas villeros", avallati dall'arcivescovo di Buenos Aires, monsignor Jorge Ignacio García Cueva, che il 5 settembre scorso hanno celebrato una Messa di riparazione in una chiesa porteña, sostenendo di fatto la candidatura presidenziale dell'allora candidato del governo.
Sostegno che non ha procurato alcun beneficio a Sergio Tomás Massa, visto il risultato elettorale, il che mostra il poco o scarso peso politico pubblico che ha oggi la Chiesa argentina, imbalsamata nello schema politico progressista promosso da Bergoglio e la sua sempre più esplicita subordinazione politica al Consiglio per il Capitalismo Inclusivo (Rothschild), all'Agenda 2030 (ONU-Forum Economico Mondiale) e alle politiche socialdemocratiche radicali del clan Soros.
Subordinazione che non solo ha eliminato dall'agenda pubblica ufficiale della Santa Sede la difesa della vita umana fin dal concepimento e la condanna del genocidio prenatale globale, ma ha anche promosso e promuove figure e personaggi chiaramente abortisti messi in importanti incarichi della Santa Sede.
Sorprendentemente e paradossalmente, l'eletto presidente libertario è stato un chiaro e fermo difensore della vita umana fin dal concepimento, sia nel 2018, quando è stato sventato il tentativo di legalizzare l'aborto in Argentina (governo di Mauricio Macri) - sia nel 2020 - quando è stato legalizzato (attuale governo socialdemocratico kirchnerista).
Tale posizione pro vita è stata confermata nella summenzionata intervista con il giornalista Tucker Carlson, al quale ha ribadito che «l'aborto è un omicidio aggravato dal legame», perché «il liberalismo è il rispetto illimitato della vita del prossimo basato sulla non aggressione e sulla difesa del diritto alla vita e alla libertà».
Una delle idee fondamentali è difendere il diritto alla vita. C'è anche una spiegazione dal punto di vista della scienza: «La vita inizia con la fecondazione», perché "si genera un nuovo essere in evoluzione con un DNA diverso. È vero che la donna ha diritti sul suo corpo, ma quel bambino non è il suo corpo. Il bambino non è il suo corpo. L'aborto è quindi un omicidio aggravato dal legame e da una disparità di forze».
A tutto ciò si aggiunge la chiara ed esplicita adesione al giudaismo e allo studio della Torah che Javier Milei ha mostrato negli ultimi mesi, legandosi con importanti dirigenti del rabbinismo ebraico internazionale.
L'emergere di un vero outsider della politica tradizionale e la sua vertiginosa ascesa nel corso di quattro anni, che ha sconfitto una forza politica che contava su una fortissima struttura di partito e il controllo delle grandi casse dello Stato Nazionale e di varie province, mostra in modo innegabile e indubitabile il deterioramento e il declino di una dirigenza politica, che è stata molto abile e capace di accrescere la sua fortuna e il suo patrimonio personali, mentre la stragrande maggioranza del popolo argentino ha visto diminuire drammaticamente la sua qualità di vita, nel mezzo di un processo inflazionistico che l'attuale governo non ha saputo né voluto risolvere.
Tra il male noto e il bene da conoscere, il popolo argentino ha deciso di manifestare la sua stanchezza verso una leadership incapace e inetta, ma vorace di risorse pubbliche a proprio vantaggio, scegliendo il candidato senza alcuna esperienza in materia di governo, accompagnato da personaggi chiaramente ultra liberali con scarsa o nessuna sensibilità sociale.
Dio solo sa dove andrà questo processo politico che è stato avviato in Argentina.
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