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Libertà religiosa in Messico: una riforma a metà

Il Messico si prepara a riformare la propria Costituzione per riconoscere apertamente la libertà religiosa.

 

Il Messico si prepara a riformare la propria Costituzione per riconoscere apertamente la libertà religiosa. Un cambiamento che, concretizzandosi, assumerà un significato storico, sebbene insufficiente, dal momento che le modifiche proposte all'articolo 24 della Carta costituzionale ammettono, sì, questo diritto umano fondamentale ma con alcune limitazioni. Tuttavia, la riforma ha compiuto i suoi primi passi nella Camera dei deputati e ha già destato un'accesa polemica nazionale.

Giovedì 15 dicembre 2011, l'Assemblea plenaria della Camera dei deputati ha votato a favore di un nuovo testo dell’articolo 24. Lo stesso stabilisce che “ogni individuo ha diritto alla libertà di convinzioni etiche, di coscienza e di religione e ad avere o adottare, in tal caso, quella di sua scelta”.

Si tratta di una versione molto più ampia dal punto di vista giuridico rispetto a quella vigente attualmente, secondo la quale: “ognuno è libero di professare le convinzioni religiose di sua scelta e di osservare le cerimonie, le pratiche di devozione o gli atti di culto a esse relativi, sempre che non costituiscano un reato o una colpa puniti per legge”.

In questi termini e allo stato attuale, la Costituzione messicana riconosce unicamente la libertà di culto, niente di più. Per questa ragione il deputato José Ricardo López Pescador, esponente del Partito Rivoluzionario Istituzionale (Partido Revolucionario Institucional - PRI), ha presentato il progetto di riforma il 18 marzo 2010. Teoricamente la sua proposta è stata votata giovedì 15, anche se solo in parte.

L'iniziativa originale di López Pescador prendeva in considerazione tre elementi: riconosceva il diritto di ogni individuo alla libertà di coscienza e di religione, aboliva il passaggio secondo cui gli atti di fede in pubblico dovevano avere un permesso speciale e stabiliva che lo Stato doveva rispettare il diritto dei genitori a garantire che i propri figli ricevessero educazione religiosa e morale, secondo le proprie convinzioni.

Tuttavia, quanto è stato infine autorizzato ha un significato piuttosto diverso. I deputati hanno tagliato, corretto e apportato modifiche al progetto iniziale. In sintesi, il diritto alla libertà è stato sì riconosciuto ma con evidenti limitazioni. È stato inserito un comma per il quale “nessuno potrà utilizzare gli atti pubblici di espressione di tale libertà con fini politici, di proselitismo o di propaganda”.

Si è deciso di eliminare dalla riforma il passaggio relativo al rispetto della decisione dei genitori a educare i propri figli secondo le proprie convinzioni ed è stato lasciato intatto l'estratto seguente: “gli atti religiosi di culto pubblico si celebreranno ordinariamente nei templi. Quelli celebrati, in via eccezionale, al di fuori di questi, saranno soggetti alla legge in vigore”.

Quando la Camera dei deputati ha votato a favore della riforma, diversi mezzi di comunicazione in Messico e a livello internazionale hanno dichiarato che grazie a questa gli atti di culto pubblico si sarebbero potuti realizzare al di fuori dei templi del paese senza la necessità del permesso corrispondente dell'autorità civile, come accaduto fino a quel momento. Tuttavia, questa interpretazione risulta inesatta.

Come in passato, con il nuovo articolo 24, le autorità religiose del paese - non solo quelle cattoliche - dovranno continuare a richiedere alle autorità competenti le autorizzazioni necessarie per effettuare processioni, pellegrinaggi o attività all'esterno. Inoltre non potranno disporre liberamente dei grandi mezzi di comunicazione né introdurre l’insegnamento della religione nelle scuole, incluse quelle private e apertamente confessionali.

Sebbene si tratti di una misura insufficiente, la Conferenza Episcopale Messicana (CEM) ha celebrato - anche se con moderazione - il progresso della riforma, che ancora non è diventata legge poiché deve prima essere approvata dal Senato della Repubblica e successivamente almeno dalla metà più uno dei Parlamenti dei 32 stati che costituiscono la Repubblica Messicana.

“Il nostro Paese, tramite i suoi legislatori, ha compiuto un passo importante nel riconoscimento e rispetto di un diritto fondamentale innato in ogni persona e un passo avanti anche nel progresso della vita democratica, con il rispetto del pluralismo e del pensiero di tutti”, ha dichiarato in un comunicato Víctor René Rodríguez Gómez, vescovo ausiliare di Texcoco e segretario generale della CEM.

Paradossalmente, quelli in disaccordo sono stati i gruppi politici liberali, inclusi alcuni all'interno dello stesso partito a cui appartiene l'autore dell'iniziativa. Per esempio, la senatrice del PRI María de los Ángeles Moreno ha fatto presente che cambiare l'articolo 24 della Costituzione equivarrebbe ad attentare allo Stato laico, un concetto pressoché intoccabile in Messico.

In realtà, il progetto del deputato López Pescador non significava alcun privilegio e nemmeno alcuna discriminazione ma solo il riconoscimento di un diritto fondamentale di tutti i cittadini: esercitare o meno la religione. Atei inclusi.

Non implicava neppure alcuna modifica all'articolo 3 della Costituzione, che consacra l'educazione statale laica ed estranea a qualunque dottrina religiosa. Di fatto, assicurare che i genitori decidano in merito all'istruzione dei propri figli secondo le proprie convinzioni non implicava necessariamente che questa avvenisse nelle aule delle istituzioni politiche.

Non pretendeva in alcun modo di condizionare l'istituzione di un sistema legale di obiezione di coscienza né apriva la possibilità ai ministri del culto di accedere a cariche di elezione popolare. In altre parole, tutti i postulati del laicismo messicano erano salvi.

Tuttavia, la senatrice Moreno ha assicurato che la riforma consentirà, tra l'altro, “che (i leader religiosi) abbiano diritto a disporre di radio e televisione, a impartire l'istruzione scolastica o diritto al voto passivo, vale a dire che i parroci potranno essere eletti”.

Ha inoltre dichiarato che la maggior parte dei membri del Partito Rivoluzionario Istituzionale nel Senato messicano si oppone alla modifica della Costituzione e a tal fine è già in atto un'iniziativa per contestare quanto approvato dai deputati. La battaglia per la libertà religiosa nel Parlamento del Messico è appena cominciata e mancano ancora diversi capitoli prima di porvi definitivamente la parola “fine”.

Da Vatican Insider del 23 febbraio 2012.