L’Europa ci lascia soli e la sinistra nega l’emergenza
Ascolta la versione audio dell'articolo
Il Decreto Cutro che arriva oggi in Senato introduce una stretta alla protezione speciale voluta dalla Sinistra nel 2020. E sindaci e governatori Dem già protestano, negando l'emergenza cosi come fa l'Europa che ci lascia soli ad affrontare un problema globale.
Tra oggi e domani in Senato arriva il decreto Cutro in materia di immigrazione, varato nella cittadina calabrese all'indomani del naufragio costato la vita a oltre 90 migranti. Il testo presentato dalla maggioranza introduce una stretta alla protezione speciale voluta dall’ex ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese e dalla sinistra nel 2020. Il governo ha deciso di adottare misure emergenziali per frenare l’ondata di migranti che pare ormai diventata incontenibile, anche per l’inerzia del resto dell’Europa sempre meno solidale e collaborativa nei confronti del nostro Paese.
Ma a stupire non è tanto questo quanto la pervicace opposizione di alcuni sindaci e governatori dem che, non ancora consapevoli della gravità della situazione, si dissociano dalle iniziative dell’esecutivo parlando di interventi disumani. Ieri anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in visita in Polonia, ha invocato un cambio di passo da parte dell’Europa, accusando implicitamente gli alleati europei di lasciare da solo il nostro Paese nell’accoglienza dei migranti.
Di comprensione degli sforzi che il governo Meloni sta facendo su questo fronte sono intrise anche le parole del Presidente e capogruppo al Parlamento Ue del Ppe, Manfred Weber, che insiste sulla necessità di maggiore solidarietà da parte dell’Europa, in particolare di Germania e Francia e non esclude del tutto la costruzione di muri alle frontiere esterne dell’Europa, precisando che dovrebbero comunque essere “un’eccezione”. “Ma nel caso in cui - dice - non ci siano ulteriori vie per fermare l’immigrazione clandestina, allora bisogna anche essere pronti a costruire le recinzioni”, ricordando che su questo punto sono tanti i Paesi ad avere già messo a punto una barriera per arginare gli ingressi. Peraltro il Ppe pensa che l’Ue debba finanziare queste recinzioni per proteggere i confini europei, non quelli nazionali.
Se il testo preparato dal governo supererà l’esame del Parlamento, ci saranno restrizioni ai permessi di soggiorno per calamità e per cure mediche. Inoltre i permessi per protezione speciale concessi agli stranieri per via di calamità e per cure mediche non saranno più convertibili in permessi di soggiorno per motivi di lavoro. Si torna ai decreti Salvini del 2018 per quanto riguarda i richiedenti asilo, che non saranno più ospitati nel Sistema di accoglienza integrazione (Sai), riservato solo a chi ha già ottenuto lo status di rifugiato.
In Forza Italia, Maurizio Gasparri, primo firmatario della proposta di maggioranza, l’ha difesa come urgente e indispensabile perché negli anni “l'uso strumentale della protezione umanitaria ha praticamente attuato una sanatoria permanente".
Intanto, però, le quattro Regioni guidate dal centrosinistra si oppongono alla nomina, da parte del governo, del commissario ad hoc per i migranti (Valerio Valenti), e i sindaci del Pd che guidano le grandi città hanno denunciato lo smantellamento del sistema di accoglienza chiedendo al governo di ripensarci.
In un documento congiunto sul decreto i primi cittadini di Roma, Roberto Gualtieri, di Milano Beppe Sala, di Napoli Gaetano Manfredi, di Torino Stefano Lo Russo, di Bologna Matteo Lepore, di Firenze Dario Nardella chiedono al governo di fermarsi almeno "sull'esclusione dei richiedenti asilo dal Sai", sistema che andrebbe invece rafforzato mentre i Cas andrebbero "trasformati in hub di prima accoglienza". Va superata, secondo i sindaci dem, la logica "dell'emergenza". I sindaci hanno anche chiesto di valutare l'introduzione dello ius scholae per garantire diritti e integrazione ai migranti, proposta subito bocciata da Matteo Salvini. "Sono contrario allo ius soli e allo ius scholae - ha detto il vicepremier - non può essere la cittadinanza un omaggio lungo il percorso senza che chi la riceve possa scegliere al compimento dei 18 anni". Il ministro delle infrastrutture accusa le quattro regioni guidate dal centrosinistra di essere “le uniche che si oppongono ad una cosa normale che ci chiede anche l'Europa e cioè di allontanare dal territorio chi entra irregolarmente”.
Ma se governatori e sindaci di sinistra negano l’emergenza, nonostante i numeri degli sbarchi nei primi mesi di quest’anno, chi vive a stretto contatto con il fenomeno lancia l’allarme. "L'emergenza esiste, la viviamo in Sicilia già da un mese, da quando siamo stati 'sommersi' da sbarchi - lancia l’allarme Renato Schifani, governatore dell’isola -. Migliaia di persone hanno invaso l'hotspot di Lampedusa che può accogliere solo alcune centinaia di migranti. L'accoglienza di prima necessità è sacra, ma serve una politica concreta per gestire questi arrivi. Siamo stanchi di ascoltare affermazioni che sono condivisibili sul piano prettamente teorico ma lontane da una qualsiasi fattibilità in concreto. Bisogna agire, siamo a un punto di non ritorno".
L’impressione è che gli amministratori regionali e locali di sinistra cerchino una propria visibilità sul tema, visto che i numeri in Parlamento rendono la discussione sul decreto Cutro abbastanza scontata nel suo esito. Fa sorridere il fatto che portino avanti una battaglia quanto mai anacronistica e deleteria per il nostro Paese. L’emergenza non è uno spot della destra ma un dato inconfutabile e per accogliere i migranti che hanno realmente bisogno bisogna mettere ordine nei flussi, con fermezza e rigore, lanciando messaggi precisi a Bruxelles. Prima che sia troppo tardi.