L’EU-IOM Joint Initiative for migrant protection and reintegration
Dal suo inizio nel 2017, il programma di rimpatrio assistito volontario finanziato dall’Unione Europea destinato agli emigranti africani irregolari ha riportato a casa decine di migliaia di persone
“L’emigrazione irregolare costa a molti etiopi non solo i loro risparmi o quelli delle loro famiglie, ma anche la vita”. Sono parole di Hugo Genest, coordinatore per l’Etiopia del programma dell’Oim per il ritorno volontario assistito e il reintegro degli emigranti. Qualche volta i funzionari di organismi come l’Oim, che dipendono dai donatori internazionali per svolgere la loro missione, dovrebbero però soffermarsi a considerare quanto l’emergenza o il problema che si incaricano di risolvere costa a chi li finanzia. Le risorse attualmente assegnate all’EU Emergency Trust Fund for Africa ammontano a 4,7 miliardi di euro, 4,1 dei quali provenienti dall’European Development Fund e da altri organi finanziari dell’Unione Europea. Gli stati membri e altri donatori (Svizzera e Norvegia) hanno contribuito con circa 590 milioni di euro, 576 dei quali già versati. Con 123 milioni di euro, l’Italia è il secondo maggior stato contribuente, preceduto dalla Germania con 225 milioni, seguito dalla Danimarca, con poco più di 50 milioni. Al 17 febbraio 2020 risultavano approvati 223 progetti per un totale di 4.442 milioni di euro. Dal 2017, anno di inizio, la EU-IOM Joint Initiative in the Horn of Africa ha assistito 9.301 emigranti rimpatriati. È attiva a Gibuti, Etiopia, Somalia, Sudan, Eritrea, Kenya, Uganda e Sudan del Sud e nei paesi percorsi dalla Rotta Meridionale, dal Tanzania allo Zambia. Nel 2019 l’Unione Europea ha contribuito al progetto con 43 milioni di euro. Una analoga iniziativa dedicata al Sahel, alla regione del lago Ciad e all’Africa settentrionale ne ha assistiti 73.992.