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LA RISPOSTA

Lettera da Babbo Natale

Cari bambini, ricevo sempre tante letterine da voi (ne ho ricevute moltissime anche quest'anno). Questa volta ve ne scrivo una io. Proprio così: una letterina «da» Babbo Natale, non «a» Babbo Natale...

Cultura 23_12_2017
Babbo Natale

Cari bambini,

ricevo sempre tante letterine da voi (ne ho ricevute moltissime anche quest'anno). Questa volta ve ne scrivo una io. Proprio così: una letterina «da» Babbo Natale, non «a» Babbo Natale. 

Ho deciso di fare coming out (tanto sapete benissimo cosa significa; ve l'avranno spiegato a scuola...). Babbo Natale non esiste. Io non esisto. O meglio: io esisto, ma non sono Babbo Natale. Mi chiamo Mike; lavoravo per una azienda della New Economy (preistoria, lasciate perdere) e ho perso il posto di lavoro. Ho partecipato ad un casting e mi hanno assunto come Babbo Natale. Ho dovuto ingrassare un po' per le foto, ma tutto sommato mi è andata bene. Non faccio nulla (se non qualche servizio fotografico) per la maggior parte dell'anno; quando si avvicina Natale c'è da sgobbare, ma ho alcune controfigure e diverse segretarie. No, non mi aiutano gli elfi; mi aiutano Edna, Magda, Linda e altre che vengono assunte per il periodo natalizio. Non abito nemmeno al Polo Nord (per fortuna); abito a New York. Prima di me c'era John, ma beveva continuamente e l'hanno licenziato.

Poche cose sono più brutte di un Babbo Natale ubriaco che ignora i bambini e fa apprezzamenti sconci alle mamme... Prima di John c'era Joe, e prima ancora un altro Mike. Il primo Babbo Natale è stato assunto dopo la Prima Guerra Mondiale da alcune aziende produttrici di bevande. Hanno creato un particolare clima natalizio, la «magia del Natale», e hanno associato questa festa ai loro prodotti. Nulla di spirituale, o mistico: semplicemente, una occasione per aumentare le vendite e guadagnare denaro. 

Perché vi dico queste cose? Perché non ne posso più di ingannare i bambini. Credo che sia questo il motivo per cui John ha cominciato a bere. Non era cattivo, l'ho conosciuto; si sentiva semplicemente in colpa perché ingannava i bambini. Ora: io non voglio finire come John. Alcolizzato, intendo, perché dopo questa lettera licenzieranno anche me... Dicevo: non voglio finire come John. Quindi vi dico la verità. Non sono io che porto i doni a Natale. Ecco, l'ho scritto.  Ma allora chi porta i doni a Natale? Mamma e papà?

Bambini... la verità è che, a portare i doni a Natale, è Gesù. Magari la Playstation ve la regala lo zio, ok... Però è Gesù che porta i doni. Che doni porta? Porta la pace per tante persone; porta l'amore che salva tante vite; porta la possibilità di vivere tutta l'eternità tra le braccia del nostro amorevole Papà. E porta se stesso, ogni anno, nonostante l'accogliamo in modo sempre più maleducato: «Non c'è posto per te in questa scuola», «Non c'è posto per te in questo ufficio pubblico», «Non c'è posto per te in questo condominio» o «In questa casa». Ma lui viene lo stesso. Ed è lui il regalo più bello che possiamo mai avere: Gesù. Ecco, adesso l'ho detto.

So che mi licenzieranno, ma Edna, Magda e le altre finiranno il lavoro. L'anno prossimo ci sarà un nuovo Babbo Natale, magari uno studente laureato e disoccupato... mandano tanti curriculum... Vabbeh, in qualche modo mi arrangerò. Sicuramente non finirà come John. Anzi: appena mi licenziano vado a trovarlo e passo il Natale con lui. Gli porterò un abbraccio e la bella notizia che è nato Gesù. 

Buon Natale! Oh! Oh! Oh!