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POPULISMO

L'esilio di Evo Morales, come la sinistra si mobilita

Dopo che l'ex presidente boliviano è andato in esilio, a seguito di elezioni fraudolente, la sinistra sudamericana è entrata in crisi e sta reagendo in modo anche scomposto. Prima il Messico (Lopez Obrador), poi l'Argentina (Fernandez) lo hanno ospitato e si rifiutano di collaborare con la giustizia boliviana. La Spagna fa un "blitz" per aiutare i suoi sodali. 

Esteri 02_01_2020
Evo Morales

Lo scorso gennaio l’importante Economist lo aveva celebrato come uno dei pochi Presidenti di nazioni sudamericane che avevano governato il paese con il consenso popolare, parliamo di Evo Morales, che è stato presidente della Bolivia ininterrottamente dal 2005 e sino alla sua fuga dal paese nel novembre scorso. La Bolivia è una nazione dove abbondano le risorse minerali (argento, rame, litio e gas naturali), ma nonostante le ricchezze del suo sottosuolo rimane il paese più povero del Sud America e anche la crescita sostenuta dai governi di Morales e dal suo partito MAS (movimento per il socialismo), non è riuscita a combattere seriamente la povertà.

A seguito delle frodi elettorali, certificate dalle Agenzie internazionali, e la elezione del Presidente ad interim della Repubblica Jeanine Anez, Morales e altri membri del suo governo sono fuggiti all’estero o hanno trovato rifugio in ambasciate straniere. Morales dopo le prime settimane in Messico, accolto come un ‘napoleone’ (il solo viaggio aereo di Morales è costato 2 milioni di pesos, circa 100mila euro) dal Presidente Obrador, ha trascorso settimane a Cuba ed, in seguito alla presa del potere di Fernandez in Argentina, ha ottenuto lo status di rifugiato politico e si è trasferito nel territorio argentino. Dall’inizio di dicembre, Morales e molti suoi ministri sono indagati ed è stato spiccato contro di lui un ordine di cattura internazionale per frode, sedizione e terrorismo. Ciononostante né il messicano Obrador, né l’argentino Fernandez intendono consegnare alle autorità competenti boliviane nessuno di coloro che risiedono nei loro paesi o sono ospiti delle loro ambasciate a la Paz.

Lo scorso 23 dicembre, con una scelta storica, il Governo della Bolivia ha deciso di entrare nel Gruppo di Lima, quel gruppo di Paesi dell'America latina che si unirono in associazione nello scorso 2017 a seguito della crisi e delle violenze del regime di Maduro contro le opposizioni venezuelane. La scelta di campo, marcatamente in contrasto con la fratellanza bolivariana dei paesi di ‘Alba’, dove Cuba e Venezuela ora si troveranno con la sola ‘amicizia’ continentale del sanguinario marxista nicaraguense Ortega. In questi stessi giorni, dal suo ‘buen retiro’ argentino, Morales non solo continua a riunirsi e dirigere il suo partito MAS, ma addirittura tiene comizi e invia saluti telefonici in tutta la Bolivia, in flagrante disprezzo di ogni norma diplomatica e in totale violazione di ogni trattato internazionale.

Oltre a tutto ciò, il nuovo governo argentino non ha ancora accreditato il nuovo ambasciatore boliviano, dando prova della incredibile partigianeria con la quale l’esecutivo di Fernandez si sta intromettendo nella politica della Bolivia. Nei giorni scorsi, sono cresciute anche le tensioni tra Governo della Bolivia e Messico, colpevole di dar rifugio nella propria Ambasciata a diversi funzionari ed ex ministri del governo Morales accusati di gravi crimini. La tensione sta salendo a livelli altissimi, al punto che la polizia nazionale boliviana staziona fuori dalla Ambasciata del Messico per evitare che i colpevoli soci dei crimini di Morales possano darsi alla macchia con l’aiuto e la complicità dei diplomatici messicani. In queste giornate cariche di tensione tra Messico e Bolivia, la situazione si è aggravata ulteriormente ed un gruppo di ‘incappucciati’ funzionari dell'Ambasciata Spagnola ha visitato i complici di Morales negli edifici diplomatici messicani. Il Premier socialista spagnolo Sanchez, incalzato dalle opposizioni, si è visto costretto a inviare a La Paz un proprio team di investigatori per capire cosa stiano tramando i propri diplomatici. La Bolivia ieri ha espulso i funzionari implicati nell’intera vicenda, dando loro 72 ore per lasciare il Paese, perché “persone non grate”, si tratta dell’Ambasciatrice del Messico María Teresa Mercado; dell'Incaricata degli affari economici della Ambasciata di Spagna Cristina Borreguero y del Console Generale spagnolo Álvaro Fernández. Altri 6 funzionari dell'Ambasciata spagnola avevano già lasciato la Bolivia in ‘fretta e furia’ nei giorni scorsi per non incorrere in sanzioni.

La Bolivia accusa il Governo spagnolo di Sanchez di essere condizionato nelle sue scelte da Podemos, definiti come ‘complici criminali di Morales e colonialisti accademici’. Certo è difficile pensare che il Ministro degli Esteri del Governo Spagnolo e il Primo Ministro Sanchez non sapessero di propri funzionari incappucciati e armati in visita a delinquenti condannati… . La polemica infuria anche a Madrid, nei prossimi giorni il Ministro degli esteri dovrà spiegare al Congresso cosa è accaduto e perché i propri funzionari armati ed incappucciati sarebbero andati per ‘una visita di cortesia’ ai criminali di Morales rifugiatisi nella Ambasciata del Messico in Bolivia. La stampa spagnola intanto, sostiene la stessa tesi del Governo Boliviano: ‘ancor prima di ricevere la fiducia del Parlamento, il Governo Sanchez è già sottomesso ai desideri di Podemos in politica estera’.

Altro colpo di scena nelle ultime ore, mentre Morales in Argentina dava l’avvio in grande stile alla campagna elettorale del Partito MAS, con la complicità del Governo argentino e dei partiti della sua coalizione di maggioranza, alti funzionari del Dipartimento di Stato Usa hanno incontrato rappresentanti del Governo Fernadez per chiedere senza mezzi termini la fine della complicità e della ingerenza nella politica boliviana. Trump era stato chiarissimo nelle sue dichiarazioni pre natalizie a sostegno della Presidente Jeanine Anez.

Dopo la sconfitta del castro-chavismo in Uruguay e la cacciata del socialista cocolero Morales dalla Bolivia, Messico e Argentina sono con le spalle al muro e il rispetto per l’evoluzione democratica in Bolivia e le elezioni del prossimi mesi saranno le cartine di tornasole che dimostreranno quale ruolo questi due grandi paesi vogliano svolgere in America Latina. In più, la Spagna Socialista di Sanchez si dimostra sempre più incatenata agli interessi ‘castro chavisti’ di Podemos. E’ noto da tempo il finanziamento di 8.8 milioni di euro convolato dal 2013 allo scorso anno su ordine di Chavez e poi di Maduro alle casse di Podemos e dei suoi fondatori Iglesias e Monedero. Forse non c’è da stupirsi, ma c’è molto di che preoccuparsi ed indignarsi. Una ennesima vergogna per l’intera Europa, visto il silenzio complice anche dell’attuale ‘Alto Rappresentante agli Affari Esteri’, già ex Ministro degli Esteri del Governo Sanchez, Joseph Borrell.