L’errore di Virgilio e il limite della ragione umana
Il rimprovero di Catone provoca in Virgilio un profondo rimorso. È la prima volta che il maestro sbaglia in questo viaggio nell’aldilà, proprio lui che dovrebbe essere guida al bene e al bello. Eppure, anche i maestri sbagliano. L’errore che ha commesso è del tutto insignificante. Che cosa sono alcuni istanti di refrigerio per rifocillarsi e riprendersi dalla stanchezza del viaggio all’Inferno? È l’alba e il canto potrebbe essere un buon conforto all’inizio della salita. Tuttavia, commenta Dante auctor: «O dignitosa coscïenza e netta,/ come t'è picciol fallo amaro morso!». Quanto più la coscienza di una persona è pulita, tanto più sente rimorso per quanto accade e si sente responsabile di tutto, non tende a scusarsi come spesso facciamo.
Da qui prende avvio uno dei canti più belli ed intensi del Purgatorio, il terzo, pieno di perle di saggezza, che derivano dall’esperienza di vita dell’autore, che documentano e illuminano il nostro al di qua, prima dell’aldilà. È un canto che affronta anche questioni centrali della Commedia: l’importanza e, al contempo, il limite della ragione umana, la storia della salvezza, il mistero dell’incarnazione e la misericordia divina. Buona visione!