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ITINERARI DELLA FEDE

L'Eremo di San Romedio, a un passo dal cielo

Nello scenario splendido della Val di Non, sorge su un picco roccioso un ardito complesso architettonico con cinque chiese edificate una sull’altra. La più antica conserva le reliquie di Romedio, che compì qui la sua vita di preghiera.

Cultura 16_03_2013
San Romedio x anteprima

Di ritorno da un pellegrinaggio a Roma Romedio da Thaur (330-405), signore dell’omonimo castello poco distante da Innsbruck, decise di cedere proprietà e ricchezze al vescovo della città per dedicarsi ad una vita di penitenza con pochi compagni. Scelse, come dimora, il luogo dove tre evangelizzatori, provenienti dalla Cappadocia e inviati in Trentino da sant'Ambrogio, compirono la propria esistenza morendo martiri per la fede. Qui, nell’antica Valle d’Anaunia, oggi Val di Non, Romedio trovò anche sepoltura, in un sacello scavato nella profondità di un picco roccioso alto quasi 100 metri, che divenne da subito meta di pellegrinaggio. La sua tomba, di fatto, costituì il primo nucleo di un santuario che, per la posizione su cui sorge, risulta essere uno dei più caratteristici e suggestivi non  solo di questa Regione ma di tutta Europa.
 
Oggi è un ardito complesso architettonico, costituito da cinque chiese, edificate una sopra l’altra in epoche diverse e collegate tra loro da una lunga e ripida scalinata. La più antica, che risale pressappoco all’anno Mille, conserva al suo interno le reliquie di Romedio, che la chiesa venera come Santo e il cui culto, ufficializzato nel XII secolo, dopo la sua morte venne sempre più rafforzandosi, come dimostrano le pietre portate dai pellegrini, ex voto che contribuirono ad edificare il monumento di fede che oggi vediamo. Nel corso dei novecento anni successivi vennero costruite la Cappella di San Giorgio, la chiesa di San Michele e quella di San Romedio e, infine, la Cappella dell’Incoronata, aggiuntasi dopo la conclusione della prima Grande Guerra come ringraziamento per la pace conseguita. Nel  ‘700, inoltre, la scalinata venne in parte coperta e arricchita dalla presenza di sette edicole dove statue lignee guidano il pellegrino sulla Via della Croce di Cristo. Nella pala d’altare della chiesa intitolata al Santo, Romedio compare, come nell’iconografia consueta, accanto ad un orso che, come narra la leggenda, venne da lui ammansito dopo che la bestia aveva divorato il suo cavallo.

Raggiungere il santuario è già di per sé un’esperienza di bellezza: è necessario percorrere, infatti, un antico canale irriguo ottocentesco lungo una passeggiata, accessibile a tutti, che si sviluppa in parte nella roccia e in parte su una passerella di legno, che offre scorci davvero unici e suggestivi sul canyon sul quale si affaccia.

Custodito dai Frati Francescani, l'eremo ha una foresteria aperta tutto l’anno che ospita chiunque desideri trascorrere un tempo di preghiera, in un’atmosfera essenziale di semplicità e silenzio.