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omelia

Leone XIV in Laterano: costruire sulla roccia di Cristo

Nella solennità della Dedicazione il Papa si è recato nella cattedrale di Roma, riflettendo sulle fondamenta del «cantiere di Dio». Con una chiosa finale sulla cura della liturgia.

Borgo Pio 10_11_2025

Domenica 9 novembre, solennità della Dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano, Leone XIV ha celebrato la Messa nella cattedrale di Roma, «Madre di tutte le Chiese». Il pensiero del Papa è andato alle fondamenta del tempio. Infatti per erigere strutture solide occorre scavare a fondo, altrimenti «l’intera costruzione sarebbe crollata da tempo, o rischierebbe di cedere ad ogni istante, così che anche noi, stando qui, correremmo un serio pericolo».

Ma non solo il tempio materiale ha bisogno di scavi profondi e di solide fondamenta: «Anche noi, infatti, operai della Chiesa vivente, prima di poter erigere strutture imponenti, dobbiamo scavare, in noi stessi e attorno a noi, per eliminare ogni materiale instabile che possa impedirci di raggiungere la nuda roccia di Cristo». È uno scavo continuo che consiste nel «tornare costantemente a Lui e al suo Vangelo, docili all’azione dello Spirito Santo», per non «sovraccaricare di pesanti strutture un edificio dalle basi deboli». Di qui l'invito a non essere «frettolosi e superficiali», ma a scavare «a fondo, liberi dai criteri del mondo, che troppo spesso pretende risultati immediati, perché non conosce la sapienza dell’attesa». 

Il Papa si serve dell'immagine del «cantiere di Dio» al quale Gesù ci chiama a lavorare «modellandoci sapientemente secondo i suoi disegni di salvezza». Immagine ripresa anche per descrivere «per descrivere il nostro cammino ecclesiale» (incluso quello sinodale), allargando lo sguardo alla «storia dell’edificio maestoso in cui ci troviamo», ovvero la Basilica lateranense, in cui «non sono mancati momenti critici, soste, correzioni di progetti in corso d’opera. Eppure, grazie alla tenacia di chi ci ha preceduto, possiamo radunarci in questo luogo meraviglioso».

Un'ultima nota su «un aspetto essenziale della missione di una cattedrale: la liturgia», la cui cura «nel luogo della Sede di Pietro, dev’essere tale da potersi proporre ad esempio per tutto il popolo di Dio, nel rispetto delle norme, nell’attenzione alle diverse sensibilità di chi partecipa, secondo il principio di una sapiente inculturazione e al tempo stesso nella fedeltà a quello stile di solenne sobrietà tipico della tradizione romana, che tanto bene può fare alle anime di chi vi partecipa attivamente». Esortando affinché «la bellezza semplice dei riti possa esprimere il valore del culto per la crescita armonica di tutto il Corpo del Signore», il Papa cita sant'Agostino, il quale «diceva che la "bellezza non è che amore, e amore è la vita"», una verità che nella liturgia «si realizza in modo eminente».