Leone, il bambino che pregava davanti a tutti
Una madre separata e un figlio di sei anni nella vita frenetica di un quartiere di periferia segnato dalla solitudine. Leone, il bambino timido e protagonista dell’ultimo romanzo di Paola Mastrocola, improvvisamente si mette a pregare in mezzo alla gente che passa. È la nonna ad avergli fatto scoprire Gesù. E lui, noncurante delle irrisioni, lo farà conoscere agli altri.
Leone ha sei anni e ogni tanto, apparentemente senza una ragione, si mette a pregare nei luoghi più impensati: per strada, al cinema, in bagno, dappertutto. È un bambino sensibile e buono, forse troppo, i compagni lo escludono e lui si sente solo. Katia, la sua giovane mamma separata che fa la commessa in un supermercato, ha poco tempo per lui, ma gli vuole bene e cerca di colmare l’assenza del papà, fugace apparizione di due venerdì al mese, che lo chiama “nano”, forse proprio per sottolineare la sua debolezza e gracilità, che contrasta decisamente col suo nome.
In realtà Leone è davvero forte, perché ha un amico invisibile, Gesù, che è una presenza reale nella sua vita. Gliel’ha fatto conoscere e amare la sua nonna; non l’Altranonna, quella paterna, che nemmeno a Natale riesce a far rivivere la magia del presepe, ma la mamma di Katia, la quale però non crede. Anzi, quando si accorge di quel continuo pregare del figlio (Leone si inginocchia senza alcun imbarazzo ovunque si trovi), si preoccupa, anche perché non sa nulla dello stretto e profondo rapporto di Leone con la nonna, che ha insegnato al nipotino le preghiere tradizionali della Chiesa Cattolica: l’Angelo di Dio, l’Ave Maria, il Credo e il Padre Nostro. E lui, che ha imparato ad amare Gesù anche grazie a una bella statua che la nonna conservava sul suo comò, quelle orazioni le recita, ora che lei “è salita in Cielo”, quando si sente solo o qualcuno vicino a lui soffre o ha qualche bisogno particolare.
Mamma Katia è inquieta e si chiede dove ha sbagliato con quel bambino che prega e che i compagni irridono, che tutto l’ambiente circostante non capisce e rifiuta, perché considera il comportamento del piccolo una bizzarria imbarazzante. Il marito e le amiche di Katia pensano semplicemente che si tratti di un capriccio infantile, passerà... Leone non risponde alle domande insistenti degli adulti (“Perché lo fai?”) e continua a rivolgersi a Chi lo ama da lassù, scoprendo con gioiosa sorpresa che le sue richieste per gli altri vengono esaudite. Da quel momento diventa un punto di riferimento per i suoi compagni, che imparano lentamente a fidarsi di lui e del suo Dio.
Questo accade in una realtà decisamente lontana dalla visione religiosa della vita. Perché se ormai è evidente a tutti la quasi totale scomparsa del cristianesimo dall’orizzonte comune della nostra società, invece la scrittrice Paola Mastrocola, attraverso la storia di Leone, vuole mostrarne le drammatiche conseguenze nella nostra vita quotidiana, ormai priva del senso del sacro.
Ancora molti bambini frequentano la catechesi per accedere alla Prima Comunione, anche se non si capisce bene perché i genitori - per lo più non praticanti - li accompagnino senza condividere la fede cui i ragazzi dovrebbero essere educati: tant’è vero che già nella prima adolescenza sembra non sia rimasto nulla; il cristianesimo che ha reso grande la nostra civiltà, anche con opere d’arte e di solidarietà di inestimabile valore, resta incomprensibile ai più. Come commenta acutamente Susanna Tamaro (altra scrittrice profonda e non allineata alla mentalità dominante), “il cattolicesimo non viene più visto come una chiave di lettura del mondo ma, nel migliore dei casi, come una succursale dei servizi sociali o di qualche laica Ong”.
L’eclissi silenziosa ma apparentemente irreversibile del cristianesimo nella nostra società e nella vita quotidiana non avviene senza i danni che sono sotto gli occhi di tutti. E i giovanissimi ne sono le prime vittime. Anche se tentano di fingere, nascondendo la loro disperazione per le famiglie divise, la mancanza di affetto e di senso nelle loro vite travolte dalla frenesia degli adulti, sono i primi a soffrire, ubriacandosi di patatine e PlayStation.
Per questo motivo la storia di Leone ci colpisce particolarmente, perché lui una traccia per comprendere il mondo ce l’ha, l’ha scoperta e vissuta con la nonna che gli ha fatto conoscere Gesù, il senso della vita e della morte, la propria coscienza (insegnandogli persino a fare l’esame di coscienza, a parlare con la sua anima). Insomma, ha una visione profonda dell’essere umano che contempla il mistero e che l’ha reso diverso dai suoi compagni; ma alla fine attraente per tutti.
Nel finale del libro della Mastrocola (edito dalla Einaudi), infatti, si scatena una sorta di diluvio universale nella città di Leone: piove ininterrottamente, sembra non smettere più e tutto inaspettatamente si ferma, si paralizza. E qui il ruolo di Leone diventerà decisivo per compagni e vicini e la sua preghiera (nella cui forza a un certo punto smette di credere anche lui) in qualche modo ricostituirà la comunità intera. La nostalgia dell’assoluto emerge lentamente in tutti, forse proprio grazie a quell’interminabile pioggia che ha costretto gli abitanti del quartiere a interrogarsi e a desiderare un aiuto proprio dalla preghiera di un bambino.
Un bel messaggio di speranza, dunque. Un bel libro da leggere, il romanzo della Mastrocola, in questo inizio d’estate in cui i bambini sono più liberi, ma hanno più che mai bisogno di qualcosa di significativo per la loro vita: è la scoperta del mistero per tutti noi e la dolcezza di potersi affidare a Chi ci ama.