L'emozione di un tuffo
I mondiali di nuoto in corso a Pechino stanno riservando molti momenti spettacolari, soprattutto nelle gare di tuffi. Un esempio di telecronaca sportiva non invasiva o spersonalizzante.
La prima settimana dei Campionati mondiali di nuoto in corso a Pechino ha riservato molti momenti spettacolari soprattutto nelle gare di tuffi. Al di là del tifo e della nazionale passione per la squadra di tuffatori azzurri guidata da Tania Cagnotto, l’emozione delle gare dal trampolino e dalla piattaforma è stata catalizzata dall’abilità fisica e mentale degli atleti, capaci di eseguire (quasi) alla perfezione movimenti difficili e complessi, in condizioni abituali preclusi alla stragrande maggioranza degli umani.
Ad amplificare l’attenzione dello spettatore è stato il dettaglio delle inquadrature, insieme al replay dei movimenti degli atleti e ai primi piani sulle loro espressioni prima, durante e dopo l’esecuzione dei tuffi. Se in certi casi l’invasione delle telecamere rischia di spersonalizzare e disumanizzare le telecronache sportive, stavolta la loro funzione è stata, al contrario, quella di far apprezzare ancora di più i gesti atletici dei protagonisti.
A differenza di molte altre discipline sportive, nei tuffi – e nel nuoto in generale – non basta l’estro del campione, né si possono mascherare prestazioni opache dietro la giocata estemporanea del momento. Vincono la costanza, lo spirito di sacrificio, la tenacia, la capacità di gestire le proprie emozioni con la testa oltre che con il cuore, la consapevolezza dei propri mezzi e delle proprie risorse, la disciplina.
Troppo facile estendere queste considerazioni alla metafora della vita, ma in fondo le tuffatrici e i tuffatori che abbiamo visto esibirsi al Mondiale ci sono piaciuti anche per questo.