L'embrione? Una merce con lo sconto fiscale
l’Agenzia delle entrate ha incluso nella deducibilità fiscale anche la crioconservazione degli embrioni e degli ovociti, sia avvenuta in Italia che all’estero, e la tecnica di fecondazione extracorporea Icsi. Così anche la vita in provetta finisce nel paniere delle spese deducibili come fosse un prodotto qualsiasi.
Le spese mediche, come è noto, possono essere detratte dalla dichiarazione dei redditi. Anche quelle che di medico non hanno proprio nulla come le tecniche di fecondazione artificiale. La novità dell’ultima ora sta nel fatto che l’Agenzia delle entrate, dietro richiesta di chiarimenti da parte dei Caf (Centro Aiuto Fiscale), ha incluso nella deducibilità fiscale anche la crioconservazione degli embrioni e degli ovociti, sia avvenuta in Italia che all’estero, e la tecnica di fecondazione extracorporea denominata Icsi, tecnica che prevede l’inserimento dello spermatozoo nell’ovocita, anche qualora sia stata effettuata al di fuori dei confini italici.
Affinchè la crioconservazione degli embrioni sia deducibile deve avvenire ovviamente secondo quanto disciplinato dalla legge 40. Quindi solo per finalità generative e non sperimentali e di ricerca e in centri autorizzati dal governo italiano o da autorità pubbliche estere. Idem dicasi per la Icsi che, seppur realizzata all’estero, deve rispettare la normativa italiana specifica. E quindi, insieme alla dermopigmentazione (tatuaggio) delle ciglia e sopracciglia per scopi terapeutici, ai costi per i misuratori individuali di calore negli appartamenti, alle spese per la mensa scolastica e per la frequenza in atenei stranieri e in università telematiche, nonché per l’iscrizione a corsi di laurea in teologia, ecco che potremo dedurre quelle spese sostenute per fabbricare bambini, cosa che già era fattibile in precedenza ma che ora riceve una decisiva espansione, favorendo anche quelle coppie che fanno turismo procreativo.
L’Agenzia delle entrate ti viene così incontro scontandoti tuo figlio, non tanto la sua istruzione o educazione, ma proprio il suo venire al mondo. Segno che comprova ancora una volta che per davvero il figlio concepito artificialmente è un prodotto. Al pari di sgravi fiscali per gli imprenditori, esiste anche una pressione alleggerita per quegli imprenditori della vita che sono gli aspiranti genitori i quali si rivolgono alle cliniche per la fertilità per assemblare il figlio che verrà, magari guardando anche al mercato estero.
Il fisco procreativo inserisce nel paniere delle spese deducibili anche la vita in provetta perché, a suo dire e facendo eco alla ratio della legge 40, il bambino che viene concepito rappresenta solo una cura ad una patologia chiamata infertilità o sterilità. La stessa crioconservazione, che riceve un trattamento di riguardo dall’amministrazione fiscale perché gli embrioni custoditi in azoto liquido per anni costano, fa pensare che quei bambini condannati a un inferno di ghiaccio siano considerati come merce stoccata in magazzino in attesa di essere venduta la quale, non producendo ricavi, non può essere tassata come gli altri prodotti; come barche in rimessaggio verso cui, per promuovere il turismo, il fisco ha deciso di usare il guanto di velluto.
La deducibilità riproduttiva non è un incentivo alle nascite, bensì è un incentivo sia alla moria di embrioni – scotto da pagare inevitabilmente per avere qualche bambino in braccio – sia allo svilimento della dignità del figlio e dello stesso ruolo di genitori. Una tassazione alleggerita per esistenze concepite in laboratorio dovrebbe fare il paio ad incentivi a favore di chi mette al mondo bambini in modo bio. Così come esistono agevolazioni per l’agricoltura biologica perché non prevedere medesime agevolazioni per quelle coppie che, nel rispetto dell’ambiente sessuale naturale (tradotto: il rapporto sessuale), non usano provette, farmaci e microscopi ma lasciano fare tutto a madre natura? Senza chimica, ma con tanto amore?