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SETTIMANA DELLA MODA

L'eleganza dei gigli del campo

“E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?”

Cultura 26_02_2017
Gigli del campo

Un’amica mi avverte della settimana della moda in corso a Milano dal 22 al 28 febbraio. Non aspettavo altro. La considerazione per l’ingegno degli stilisti, la soddisfazione per il lavoro di tante persone, l’ammirazione per la raffinatezza delle modelle, sospingono a considerare con simpatia - mista a un filo di ironia - il bel mondo della moda.

Mi sorprende di botto la perfetta coincidenza di tempo con il Vangelo di questa domenica, dove Gesù dice: “E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?”. Dio non si dimentica dei gigli del campo e degli uccelli del cielo. Si dimenticherà di noi, lasciandoci nudi e senza cibo? E allora, dovremo buttare a mare le sfilate, le mode, i vestiti? Non sia mai. Mica siamo nel paradiso terrestre, dove Adamo e Eva passeggiano davanti a Dio così come Dio li ha fatti. La cura del vestito è cosa bella; indica civiltà, cultura, arte. Il vestito protegge dal freddo e dal caldo, distingue le varie mansioni del lavoro, serve per la pace e anche per la guerra (purtroppo!). Un bel vestito esalta la persona e affascina lo sguardo.

Tuttavia occorre domandarsi: il vero bene della vita, qual è? La vera protezione della persona, da dove viene? Il vestito serve, il mangiare e il bere servono, tutto è utile e necessario perché ”tutto è vostro, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio”(1 Cor 3, 22). Guardando questa origine e considerando questa appartenenza, ogni cosa prende la giusta misura, senza occupare l’anima e opprimere il corpo: cibo, vestito, e ogni altro aspetto della vita. Non siamo una realtà evanescente, non siamo solo anima spirituale. Ciascuno, con tutto se stesso, anima e corpo, tende a un di più di bellezza e verità. E allora, come cambia il mondo quando gli uomini, mentre vivono e lavorano e amano e soffrono, sono coscienti di questa origine e tendono a questa pienezza? Come si proporzionano le ore della giornata e le energie della vita; come si impostano i rapporti con il prossimo e l’uso di cose, denaro, vestiti, possedimenti?

Si può condividere un pranzo con chi non ha di che sfamarsi, si può comprare un vestito bello per una persona in difficoltà o per un regalo a una persona amica, fidandosi della divina Provvidenza che soccorre nel bisogno e sorprende ogni volta, perché non ci si abitua mai ad un atto di carità nei nostri confronti e nei confronti degli altri. Dio ci ama e soccorre alle nostre necessità. Invece di affannarci, conviene dunque  imparare a domandare. Dio è molto più di un bravo stilista. Ad ognuno il suo lavoro: lo stilista fa un buon vestito e Dio fa l'uomo santo. 

Mentre i giorni del carnevale scivolano velocemente sul crinale della Quaresima, possiamo affidarci a Dio che – come ad Adamo ed Eva nel paradiso terrestre – prepara un vestito nuovo all’uomo peccatore.