Legge sull'omofobia inutile, dannosa e pericolosa
L'obbiettivo non dichiarato del pdl Zan sull'omofobia è quello di bloccare la libertà di espressione, di educazione familiare e scolastica e la libertà delle istituzioni religiose. È la “dittatura” del pensiero unico e la morte della democrazia. Ecco perché è una legge inutile, dannosa e pericolosa.
Proseguiamo con gli interventi degli esperti chiamati in audizione alla Camera per opporsi alla legge Zan sull'omofobia e che non sono stati ascoltati. Oggi tocca a Massimo Gandolfini, leader del Family Day.
L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, non deve distogliere la nostra attenzione da quanto sta accadendo a livello legislativo, con l’arrivo nell’aula della Camera del pdl Zan che propone di estendere la fattispecie di reato di “propaganda ed istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica o religiosa” (già presidiate dalla legge Reale 654/1975 e legge Mancino 205/1993, oltre che dal Codice penale, art.604), alle condizioni di omosessualità/transessualità.
Auspicando fortemente che riprendano al più presto le audizioni in Commissione Giustizia, evitando strumentali limitazioni assai poco democratiche, mi permetto di anticipare alcuni punti che ritengo essenziali, al fine di argomentare perché questa eventuale legge è inutile, dannosa e pericolosa per lo stesso ordinamento democratico del nostro Paese.
Cominciamo con il dire perché è inutile. Perché il delicatissimo tema del contrasto ai “crimini d’odio” è efficacemente presidiato dalle leggi sopra citate, con l’aggiunta prevista dall’articolo 61 del c.p. che commina pene più severe se ricorrono “circostanze aggravanti comuni”, cioè quando il crimine viene perpetrato per “motivi abbietti e futili”. La vigente normativa, legislativa e giuridica, in materia di reati contro la persona è assolutamente adeguata per punire i comportamenti illeciti che il pdl Zan si propone di perseguire. Non esiste, dunque, un vuoto normativo da riempire con una nuova legge.
Ora affrontiamo il tema del perché è dannoso e pericoloso. Dobbiamo rispondere ad una domanda: oltre alle ben note categorie “etniche, razziali, nazionali e religiose” che l’ordinamento prevede di tutelare in modo speciale, ricorre oggi la necessità di aggiungere una nuova e specifica categoria di persone sulla base della condotta sessuale che esse hanno liberamente scelto? Fermo restando che ogni condotta personale – purchè non criminosa e contraria all’ordine pubblico – è lecita e va rispettata, c’è da chiedersi perché mai la condotta omosessuale dovrebbe godere di una tutela speciale, rispetto alla condotta eterosessuale.
Ciò costituisce, a mio avviso, una palese ed infondata violazione del principio di uguaglianza di tutti i cittadini italiani, solennemente sancito dall’art. 3 della nostra Costituzione. Si crea, di fatto, una categoria di persone privilegiate, che godono di tutele speciali, sulla base della loro scelta personale di comportamento sessuale, provocando – di conseguenza – una discriminazione al contrario verso le persone eterosessuali. Perché una parolaccia o uno schiaffo rivolto ad una persona omosessuale deve essere condannata più severamente rispetto al medesimo atto rivolto ad una persona eterosessuale? Come disse Piero Ostellino in un articolo del Corriere, nel 2013, “un pugno è un pugno: punto e basta; e va sanzionato sempre, al di là di chi lo riceve”.
La condotta personale, liberamente scelta, non può mai assumere il carattere di un valore collettivo condiviso che deve essere per ciò stesso tutelato dalla legge. La condotta omosessuale è una scelta personale, che attiene alla sfera delle libere scelte private e, in quanto tale, non ha e non può avere un valore universale indiscutibile che richiede garanzie speciali. Se dovessimo assumere un simile criterio di giudizio, sarebbe come dire che chi sceglie di mangiare “vegano” deve godere di maggiore protezione rispetto a chi ama la dieta mediterranea. Su temi inerenti la scelta di condotte personali e sociali è assolutamente legittima la libertà di pensiero e di opinione: non condividere o stigmatizzare un comportamento non significa condannare o discriminare la persona che lo sceglie.
E’ radicalmente illiberale e antidemocratico qualificare una critica personale di carattere culturale e/o morale alla condotta omosessuale come un incitamento o istigazione all’odio verso la persona che ha fatto quella scelta.
Va anche chiarito che è concettualmente, culturalmente e scientificamente sbagliato pensare in termini di omo – etero- sessualità come fossero due razze umane differenti, di cui una più debole e vulnerabile dell’altra e, quindi, da proteggere in modo speciale. L’appartenenza ad una razza o etnia è una condizione ontologica naturale e ha dunque un valore ontologico. Una scelta di comportamento – qualsiasi comportamento, compreso quello sessuale – è determinata da condizioni contingenti personali, inerenti la libertà di opzione. Ne consegue che mentre è doveroso tutelare l’ontologia di ogni persona umana con leggi ad hoc, non altrettanto può dirsi per un comportamento che, in quanto tale, non ha radici di carattere ontologico.
Vorrei concludere con un’osservazione di carattere medico-scientifico. Un altro aspetto che rende questa proposta di legge assai dannosa e pericolosa, è quello che riguarda la libertà di cura e la libertà di ricerca. Se un cittadino decidesse liberamente di rivolgersi ad un medico chiedendo aiuto per sue personali condizioni di disagio in ordine alla propria tendenza omo- trans- bissesualità (variante egodistonica) può esporre il sanitario al rischio di essere automaticamente perseguito per “omo-transfobia” in ordine a qualsiasi intervento clinico egli decidesse di adottare. Altrettanto, gli sforzi di ricerca scientifica inerenti lo studio della complessa condizione di tendenza SSA (“same sex attraction”) potrebbero essere interpretati come reato d’odio nei confronti delle persone omosessuali. Per chi pensasse che è un’esagerazione, basta leggersi le parole di Paola Concia, nel 2013 deputata PD: “E’ evidente che chi non vota la legge contro l’omofobia e transfobia si schiera dalla parte dei violenti, diventandone inevitabilmente complice”.
In conclusione, penso che l’obbiettivo non dichiarato di questo pdl sia quello di bloccare, o quanto meno intimidire, la libertà di espressione, di educazione familiare e scolastica e la libertà delle istituzioni religiose su temi di grande valore etico e antropologico. E’ la “dittatura” del pensiero unico e la morte della democrazia.
-1/NONNI 2.0: “CONTRO LA LIBERTA' DI PENSIERO”