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LA LETTERA

Ddl omofobia, i Nonni 2.0: va contro la libertà di pensiero

L’approvazione della proposta di legge Zan costituirebbe un gravissimo vulnus per l’esercizio della libertà di pensiero e di educazione. Nel nostro sistema giuridico e penale, già esistono le norme che puniscono qualsiasi tipo di offesa. Ed è singolare che si voglia una legge contro l’“omofobia” quando oggi c'è, in molti campi, una tendenza intrisa di “eterofobia”. In realtà, tutti questi termini sono ideologici e andrebbero abbandonati.

Vita e bioetica 10_03_2020

Dopo la cancellazione delle audizioni alla Camera (commissione II Giustizia) contro la proposta di legge Zan sull’omofobia, la Nuova BQ ha cercato gli esperti chiamati dalle opposizioni ai quali non è stato permesso di parlare. E a loro diamo ora  la possibilità di spiegare che cosa avrebbero detto in audizione e perché questa legge è liberticida. Iniziamo con il portavoce dell’Associazione Nonni 2.0, Peppino Zola.

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Egregio Direttore,

mentre in Italia, in Europa e nel mondo imperversano problemi drammatici (guerre, povertà, disuguaglianze, crisi economica che continua, etc.), la maggioranza del nostro attuale governo vorrebbe votare un’inutile legge, che introdurrebbe nel nostro Paese, per certi reati, l’aggravante genericamente denominata omofobia e transfobia.

La commissione Giustizia della Camera aveva votato a maggioranza il rinvio direttamente all’aula di un Ddl orientato in tal senso. Per l’inizio della discussione era stata fissata la data del 31 marzo (ma che urgenza c’era?). Il coronavirus, come noto, sta sospendendo la vita democratica italiana (il referendum sul taglio dei parlamentari è stato sospeso e il Parlamento, in pratica, è chiuso) e, quindi, anche il Ddl in questione non verrà discusso, per ora.

L’Associazione Nonni 2.0 aveva chiesto di essere ascoltata dalla commissione Giustizia per esprimere il proprio parere e aveva preparato, con l’aiuto del professor Paolo De Carli, un argomentato documento, di cui ora vorremmo ricordare il giudizio sintetico. E lo facciamo anche se non conosciamo quando la discussione sulla legge verrà ripresa, perché vogliamo tenere vivo il nostro chiaro giudizio su questo argomento, confidando che l’opinione pubblica spinga la politica giallorossa a ripensarci.

Le attuali modalità con cui avvengono le comunicazioni nell’agone pubblico stanno aggravando i problemi relativi alla tutela della libertà della manifestazione del pensiero secondo quanto previsto dall’articolo 21 della Costituzione: occorre, quindi, una maggiore prudenza e vigilanza da parte del legislatore.

Legiferare in materia di reati di odio (a parte la difficoltà di definire la parola “odio” nel campo del diritto, essendo soprattutto un atteggiamento morale) comporta un livello di rischio molto alto per le possibili (e quasi certe) lesioni della libertà costituzionale di manifestazione del pensiero e della libertà di educazione, tanto è vero che la previsione di reati di “odio” ha registrato un incremento prevalentemente in Europa, ma non nel resto del mondo.

Occorrerebbe, semmai, una normativa secondaria e amministrativa per disciplinare i casi numerosi che abbisognano di discipline differenziate, altrimenti la norma penale rischia di colpire indiscriminatamente come una clava situazioni giustificate. Infatti, la normativa comunitaria (che, invece, viene spesso citata dai promotori del Ddl) non richiede assolutamente la previsione di nuovi reati penali, quanto piuttosto l’emanazione di leggi e regole che nei singoli campi di impatto della parificazione provvedano a disciplinare le situazioni e i casi di differenziazione. Poiché nei campi degli orientamenti sessuali questa normativa manca del tutto, occorre prima aspettare che si formi e comunque è indispensabile una grande prudenza del legislatore.

Approvare ora il progetto di legge procurerebbe più danni che effetti positivi, costituendo un gravissimo ‘vulnus’ per l’esercizio della libertà di pensiero e di educazione, per il mantenimento di un pluralismo sociale e quindi di una reale democrazia nel Paese.

Ci sia, poi, concessa un’osservazione che potrebbe apparire strana, ma che riteniamo vera. Ci sembra singolare cercare di approvare una legge contro l’omofobia (ma che significa?), nel momento in cui è crescente, in molti settori lavorativi e dello spettacolo e di certa cultura e di certe manifestazioni pubbliche, una tendenza che potremmo definire - per usare una parola che non ci piace - intrisa di “eterofobia”. Il nostro auspicio è che vengano abbandonati tutti questi termini generici e ideologici. 

Nel nostro sistema giuridico e penale, già esistono le norme che puniscono qualsiasi tipo di offesa, di ingiuria e di violenza nei confronti di chiunque. L’altro auspicio è che si abbandonino le battaglie inutili e provocatorie e che la politica tutta si dedichi decisamente ed esclusivamente alle problematiche serie e reali, che spesso sono urgenti, drammatiche e talora tragiche.