Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
FRANCIA

Legge sulla bioetica, disinnescati alcuni pericoli

Il Senato francese ha riscritto il disegno di legge sulla bioetica, che dovrà tornare all’Assemblea Nazionale. Via la Pma per coppie lesbiche e donne single, stop all’utero in affitto, divieto di embrioni-chimera, no all’aborto al nono mese per “disagio psicosociale”, ecc. Il testo rimane ingiusto, ma le manifestazioni pro vita dei giorni scorsi hanno intanto sortito effetti positivi.

Vita e bioetica 09_02_2021

Nella notte tra il 3 e 4 febbraio il Senato francese ha votato un testo ampiamente riscritto del disegno di legge sulla bioetica e abolito alcune delle peggiori previsioni volute da Macron e dalla sua maggioranza. Ora la proposta di legge torna a un comitato misto (di deputati e senatori) per poi passare all’Assemblea Nazionale per l’ultima lettura.

Si prevede battaglia tra coloro che vogliono imporre una nuova “umanità inumana” e quelle forze politiche e quell’ampia porzione di popolo che vogliono preservare antropologia cristiana e dignità umana.

A seguito delle manifestazioni promosse in 60 città da tutte le associazioni pro family francesi dello scorso 30 e 31 gennaio, il 2 febbraio scorso  erano iniziate la discussione e le votazioni sulla proposta di legge sulla bioetica al Senato, approvata dall’Assemblea Nazionale a fine luglio 2020, un insieme di nuove norme che abbiamo descritto a suo tempo e che imporrebbero un completo ribaltamento antropologico e civile al Paese transalpino. Sin dal primo giorno di discussione si è capito che il clima del Senato era contrario almeno ad alcune delle follie della proposta di legge. Infatti, il 2 febbraio è stata bocciata la procreazione medicalmente assistita per le coppie lesbiche e le donne sole, si è fermato l’utero in affitto  e votato contro l’articolo 1 del disegno di legge.

Ma, nella confusione generale e contro il parere persino del Governo, i senatori avevano approvato la Pma post mortem (con gli ovociti o gameti di uno dei genitori morti). Nei giorni successivi, una volta approvato un emendamento che ribadiva che “non esiste un diritto al figlio” e una volta esclusi i beneficiari di una Pma dalla copertura al 100% da parte della previdenza sociale ed escluso il metodo Ropa (ricezione di ovuli dalla partner, all’interno di una coppia lesbica), si è eliminata all’articolo 2 la possibilità di autoconservazione degli ovociti per le donne senza ragioni mediche; i senatori hanno al contempo votato per l’adozione accelerata nelle coppie lesbiche, sotto la supervisione del giudice, per riconoscere il legame della compagna della madre biologica, in caso di bambino nato con la Pma.

E ancora: nessuna trascrizione automatica, dunque proibizione della maternità surrogata; divieto di creare embrioni transgenici e chimerici; divieto di diagnosi pre-impianto per l’aneuploidia (anomalia cromosomica), che avrebbe permesso di classificare gli embrioni secondo le loro caratteristiche cromosomiche;  nessun aborto sino al 9° mese per “disagio psicosociale” ma anche, purtroppo, nessun periodo di “ripensamento” prima dell’aborto, divieto della creazione di gameti artificiali da cellule riprogrammate e raddoppiamento delle sanzioni per chi viola tali divieti alla ricerca.

Qualche passo avanti nella giusta direzione, dunque, anche se il testo sconta un “peccato originario”, come ha riconosciuto il relatore del provvedimento e socialista Bernard Jormier, ossia quello di “aver confuso la riforma della Pma con le revisioni della legge sulla bioetica… Aver legato i due temi ha una conseguenza politica diretta, l’impossibilità di un accordo tra l’Assemblea Nazionale e il Senato. Non ci sarà nessun accordo su un unico testo”.

Il disegno di legge sarà ora esaminato dal Comitato Congiunto (JPC) in una data ancora sconosciuta. Se questo tentativo di conciliazione fallisse, il testo sarà rimandato all'Assemblea Nazionale per una terza e ultima lettura e un voto finale.

Le reazioni al voto del Senato e alle modifiche introdotte sono state opposte. Se un lato le organizzazioni Lgbt si sono lamentate e hanno ricordato alla classe politica progressista gli impegni presi in campagna elettorale, dall’altro c’è stata la soddisfazione - seppur parziale, visto che delle norme sbagliate permangono - delle associazioni pro vita e famiglia, prima tra tutte la Manif pour tous, che ha accolto con favore il divieto alla Pma senza padre. Le manifestazioni hanno avuto insomma un effetto positivo, spingendo i senatori a riscrivere la legge da cima a fondo. Per le Associazioni delle Famiglie Cattoliche (AFC), «le incredibili circostanze dei dibattiti e delle votazioni di questa seconda lettura al Senato sono la testimonianza flagrante della mancanza di quel “dibattito tranquillo”» promesso dal presidente Macron.

La legalizzazione della Pma per tutte le donne è una promessa che era stata fatta sia dal presidente socialista François Hollande (2012-2017), sia dal suo successore e liberale Emmanuel Macron. Ora le lobby Lgbt pretendono che l’Assemblea Nazionale reinserisca tutte le misure favorevoli ad aborto, maternità surrogata e Pma per lesbiche e single.

Nell’ultimo anno, il testo è stato ritardato a causa della crisi sanitaria. All’Assemblea Nazionale, le forze di sinistra e i parlamentari di Macron hanno già annunciato che sono pronti a re-inserire tutte le norme cancellate dal Senato, ma le minoranze di centrodestra (i Repubblicani, in primis) a loro volta già preparano le barricate per difendere il testo del Senato, migliorarlo e se possibile rimandare la discussione sino alla prossima legislatura. Certo è che un’eventuale umiliazione dell’Assemblea Nazionale nei confronti del testo approvato in Senato rischierebbe di accrescere i contrasti tra i due rami del Parlamento e rallentare di molto le iniziative dello stesso Governo Macron, prima fra tutte la legge in discussione al’ Assemblea Nazionale sul ‘separatismo’ che avrebbe dovuto colpire le minacce islamiche e che invece sta includendo tra sospettati di ‘estremismo’ cattolici, cristiani evangelici ed ebrei. Tant’è che l’Accademia Cattolica di Francia e i Vescovi hanno già protestato e si apprestano a scendere in campo, come hanno fatto negli scorsi mesi, a difesa della libertà religiosa.