Lega a 5 stelle, lo strano partito sovranista
Il nuovo sistema elettorale tedesco potrebbe passare alla storia per aver incoronato la coalizione sovranista/populista per eccellenza: il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord, uniti da un possibile (e insolito) matrimonio. Lo rivela un sondaggio. E alcuni indizi su un matrimonio che non s'ha da fare, forse.
Il nuovo sistema elettorale tedesco potrebbe passare alla storia per aver incoronato la coalizione sovranista/populista per eccellenza: il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord, uniti da un possibile (e insolito) matrimonio.
Le previsioni arrivano da un sondaggio di Emg Acqua, condotto per il Tg di La7, diretto da Enrico Mentana. Secondo tali analisi, infatti, nemmeno un nuovo Patto del Nazareno tra il Partito Democratico e Forza Italia riuscirebbe a raggiungere la soglia di 316 deputati alla Camera. Emg, sulla base delle attuali intenzioni di voto, ha provato a testare il nuovo sistema elettorale intorno al quale si sono accordati il Pd, Forza Italia, la Lega e il Movimento 5 Stelle. Si tratta, in sintesi, di un sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 5%. In questo caso, rileva Fabrizio Masia di Emg, nessuna alleanza parlamentare riuscirebbe ad ottenere i seggi necessari per formare una maggioranza.
Ma ecco cosa dice, nei dettagli, il sondaggio Emg realizzato sulla base di interviste effettuate su un panel di circa 1.800 intervistati. Pochi movimenti per il Pd: perderebbe due decimi andando al 27,5%. Mentre Forza Italia, in calo di 3 decimi, andrebbe al 13% e riuscirebbe a mantenere stabile il valore del centrodestra grazie al 4,6% di Fratelli d’Italia (in leggera crescita). Si registra, invece, un +0,2% per Alternativa Popolare, che arriverebbe al 2,7% per cento. Crescite che però ora non servono più a nulla, vista la soglia di sbarramento al 5%. Una prospettiva che inquieta gli “alfaniani”, destinati a scomparire senza un ampio cartello di centro allargato a Stefano Parisi e altri cespugli. I centristi appaiono talmente disperati e fuori controllo che il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin è arrivata a rivelare che Matteo Renzi avrebbe offerto loro una soglia di sbarramento al 3% in cambio di una provvidenziale crisi di governo a giugno. Se fosse vero sarebbe davvero gravissimo.
Ma la vera sorpresa sono i partiti dell’antipolitica: il Movimento 5 Stelle rimane in testa, sostanzialmente stabile al 29,9%, mentre la Lega Nord sale del 0,2%, arrivando al 12,9%.
A conti fatti, a parte i 12 seggi esteri, solo M5S, Pd, Forza Italia e Lega Nord otterrebbero seggi. 219 il Movimento 5 Stelle, 208 il Pd, 96 Forza Italia, 94 la Lega Nord. Lega e M5S, con 313 seggi, sono a un passo dalla maggioranza assoluta, che potrebbero raggiungere con i deputati esteri o con qualche fuoriuscito dell’ultim’ora, allettato dalla prospettiva di passare dall’opposizione alla maggioranza. Invece, PD insieme a FI e ai partiti autonomisti, non andrebbero oltre i 310 deputati. A giovarsi di questo sistema, insomma, sarebbero quelle due forze politiche che però - almeno ufficialmente - non si parlano: Lega Nord e M5S.
E che anzi si azzuffano a ogni occasione utile. Almeno ufficialmente, dicevamo. Già, perché c’è chi ipotizza che Matteo Salvini e Beppe Grillo, in realtà, le prove di convivenza le stiano facendo già da alcuni mesi. Le avvisaglie ci sono state immediatamente dopo la schiacciante vittoria dei “No” al Referendum Costituzionale dello scorso dicembre. Basti pensare che, a sole a 72 ore dall’annuncio della ritirata strategica di Renzi, Matteo Salvini apriva le danze seguito a ruota da Grillo, che si era subito lanciato in dichiarazioni drastiche sul tema migranti, di chiara impronta “salviniana”: «Chi ha diritto di asilo resta in Italia, tutti gli irregolari devono essere rimpatriati subito, a partire da oggi», scriveva il 23 dicembre l’ex comico genovese sul suo blog. Fino al voto, insomma, i due potrebbero fare finta di darsele di santa ragione.
Ma se le parole di Salvini sembrano quelle di Grillo e viceversa è perché entrambi parlano lo stesso linguaggio, per lo stesso potenziale elettorato. Intanto, su un secondo tavolo, entrambi potrebbero fare un altro gioco nascosto e trattare. Pronti a trovare un’intesa, subito dopo il voto. Magari su un tema forte come l’uscita dall’euro. A lavorare a questa alleanza – dicono – ci sarebbero già Davide Casaleggio e David Borrelli. L’eurodeputato pentastellato, in particolare, conosce ed è stato tra i primi a sondare nelle categorie imprenditoriali del Veneto gli umori dell’elettorato leghista. Ufficialmente però, per depistare gli avversari e per tranquillizzare gli elettori, Grillo fa comunque partire regolari attacchi verso chiunque rilanci l’ipotesi di un accordo M5S-Lega. «Salvini, Meloni, mangiate tranquilli. Il Movimento 5 Stelle non fa alleanze con quelli che da decenni sono complici della distruzione del Paese», twittava il leader dei pentastellati un paio di mesi fa. In realtà un piccolo indizio che confermerebbe questo strano matrimonio già c’è: si chiama Chiara Appendino. In campagna elettorale, per lei si pronunciò anche un leghista doc come Mario Borghezio, mentre il segretario del Carroccio diede il via libera al voto pro-sindaco per battere il candidato del Pd, Piero Fassino. E comincia a trapelare persino l’ipotesi che il Movimento 5 Stelle possa sfoggiare il nome del sindaco di Torino quale candidato premier.
Un altro indizio sarebbe l’insolito tempismo con cui le quattro forze politiche hanno trovato l’accordo sul sistema elettorale tedesco. E’ verosimile pensare che, mentre Renzi e Berlusconi si incontravano per riesumare il Patto del Nazareno, lo stesso abbiano fatto in gran segreto il leader del Movimento 5 Stelle e Matteo Salvini. Insomma: manca il terzo indizio e poi abbiamo la prova.