Le smentite del GP2? Confermano l'epurazione
A scorrere il comunicato stampa diffuso lunedì sera, 29 luglio, dal Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del matrimonio e della famiglia, non si sa se ridere o indignarsi. Paglia pensava di smentire, in realtà si confermano i motivi della protesta.
A scorrere il comunicato stampa diffuso lunedì sera, 29 luglio, dal Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del matrimonio e della famiglia, non si sa se ridere o indignarsi. Il comunicato intendeva smentire notizie e commenti di questi giorni (La Nuova BQ in testa) che avevano dato conto delle manovre del Gran Cancelliere dell’Istituto, monsignor Vincenzo Paglia, per cancellare l’eredità di san Giovanni Paolo II, epurando docenti “sgraditi”, maggiormente rappresentativi dell’istituto e legati alla visione appunto di Giovanni Paolo II. In realtà conferma sostanzialmente quanto abbiamo già pubblicato sull’argomento.
Il comunicato parla di «rafforzamento» dell’istituto, quindi non una rivoluzione o uno stravolgimento. Eppure sono gli stessi studenti, nella lettera a preside e Gran cancelliere, resa pubblica ieri, a mettere in rilievo come il nuovo Ordinamento degli Studi cancelli l’approccio voluto da san Giovanni Paolo II per questo istituto: soppressione della cattedra di teologia morale fondamentale – attorno a cui Giovanni Paolo II aveva costruito l’istituto -, nessun riferimento alla teologia del corpo e licenziamento di insegnanti simbolo, come monsignor Livio Melina e padre José Noriega. Senza considerare che stanno arrivando nuovi insegnanti le cui posizioni sono decisamente distanti dallo spirito che Giovanni Paolo II intendeva imprimere all’istituto. Decisamente uno strano modo di rafforzare.
Quanto alla negazione dell’esistenza di una lettera degli studenti «che si lamentano delle novità», la pubblicazione ieri da parte degli stessi studenti della lettera inviata al preside Sequeri e al Gran cancelliere Paglia il 25 luglio scorso (e che pubblichiamo a parte) toglie ogni dubbio. E rende ridicolo il tentativo di negare ciò che è facilmente dimostrabile.
Come ridicolo è il tentativo di negare che ci sia un accentramento del potere nelle mani del Gran Cancelliere, ovvero monsignor Paglia. Per dare un esempio concreto il comunicato afferma che «a differenza di quanto avveniva in passato, la nomina dei nuovi docenti stabili dovrà avvenire mediante un concorso pubblico». Poi però deve ammettere che con «la cessazione del vecchio istituto e l’attivazione del nuovo», per la nomina ex novo di tutti i docenti e in mancanza ancora del Consiglio d’Istituto, «in via eccezionale e solo per questo primo passaggio» decidono Paglia e Sequeri. Quindi, nel concreto, ammettono esattamente ciò che anche noi avevamo detto: licenziamenti e assunzioni a pura discrezione di monsignor Paglia, così come attivazione e cessazione di insegnamenti. Chiamasi concentrazione di poteri.
E qui viene la parte più divertente. Come giustificare il licenziamento di monsignor Melina e padre Noriega? Nessuna epurazione, ci mancherebbe. Il problema è che nel primo caso non c’è più il suo insegnamento, Teologia morale fondamentale, quindi non è possibile offrirgli un incarico. Già, ma come mai è stato tolto quell’insegnamento che nelle intenzioni di san Giovanni Paolo II era la pietra angolare su cui veniva costruito l’intero istituto? È un trucco vecchio come il mondo quello di eliminare una posizione di lavoro quando ci si vuole disfare di chi la occupa. Senza considerare che sono previsti altri insegnamenti di teologia morale: cosa impedisce di assegnarli a monsignor Melina? Fin troppo evidente la pretestuosità della giustificazione.
Nel caso di padre Noriega poi, l’arrampicata sugli specchi raggiunge livelli olimpionici: «Si è dovuto prendere atto dell’impossibilità del prof. Noriega a occupare il ruolo di docente stabile in quanto superiore Generale di un ordine religioso», afferma il comunicato facendo riferimento al canone 152 del Codice di Diritto canonico e al no. 29 di Veritatis Gaudium, la Costituzione apostolica dedicata alle università pontificie. Ma Noriega è superiore generale dei Discepoli dei Cuori di Gesù e Maria dal 2008 e nessuno ha mai notato questa incompatibilità; e il suo mandato termina nel gennaio 2020, cioè tra pochissimi mesi. Che incompatibilità è? Ma non basta, leggiamo il canone 152, che dovrebbe costituire il divieto d’insegnamento per Noriega: «A nessuno siano conferiti due o più uffici incompatibili, che cioè non possono essere espletati contemporaneamente dalla stessa persona». Assolutamente generico, affidato alla discrezionalità dell’autorità. Analogo l’articolo della Veritatis Gaudium: «I docenti, per poter assolvere al loro ufficio, siano liberi da altre incombenze, incompatibili con i loro compiti di ricerca e di insegnamento». Vista l’esperienza di questi anni, e la testimonianza degli studenti, è ben difficile poter affermare che padre Noriega non è in grado di assolvere il doppio ufficio; anzi, triplo, visto che per il Giovanni Paolo II era anche direttore editoriale oltre che insegnante.
E per quanto riguarda gli altri insegnanti messi alla porta, nessun intento di “pulizia” ci mancherebbe. È che – dice il comunicato – sono stati ridotti i corsi complementari e i seminari, quindi alcuni docenti incaricati non hanno più posto, magari in futuro, chissà. Ma come, non c’era stato un rafforzamento degli insegnamenti? Nel breve volgere di un foglio A4 sono diminuiti? E guarda caso, proprio le cattedre di quegli insegnanti più sgraditi al nuovo corso, quando si dice la coincidenza.
E poi, come lamentano gli studenti, gli Statuti approvati prevedono la possibilità per chi già era iscritto di terminare il proprio corso seguendo i vecchi piani di studio. Ma se tolgono le materie e gli insegnanti, come è possibile? A questo Paglia non risponde, troppo difficile anche per un manipolatore come lui.