Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sacra Famiglia a cura di Ermes Dovico
Ora di dottrina / 144 – Il supplemento

Le rivolte dei contadini che Lutero fece soffocare nel sangue

L’attacco sistematico di Lutero al papato e la diffusione della sua riforma dipendevano dal sostegno dei principi, suoi protettori. E quando i contadini protestarono per la perdita dei diritti sotto il nuovo ordine, Lutero istigò i principi al massacro. In linea con il suo assolutismo di Stato.

Catechismo 29_12_2024

Nell'ultimo articolo prima della pausa natalizia, avevamo visto Lutero smantellare pezzo dopo pezzo pilastri e travi della Chiesa cattolica, sulla base di una presunta maggior purezza e fedeltà alle sacre Scritture. Conviene riprendere tre aspetti del suo pensiero, dedicandovi nuove riflessioni. 1) Dio ha sottoposto la Chiesa all'autorità dello Stato: i principi sono dunque autorizzati a fare man bassa dei beni di chiese e conventi. 2) Dio vuole che tutti gli uomini si sposino: siano aboliti il celibato e la vita monastica. 3) Dio vuole che il culto sia interiore: è dunque lecito e persino doveroso eliminare croci, immagini sacre, suppellettili e quant'altro per aiutare le anime ad elevarsi a Dio in purezza.

Partiamo dal primo aspetto. L'attacco sistematico e smodato di Lutero al papato e alla gerarchia cattolica non poteva che avvenire al prezzo della sua dipendenza dai principi, soprattutto dopo che la Dieta di Worms lo aveva dichiarato eretico e quindi passibile di morte. Alla protezione dei principi Lutero doveva quindi la sua stessa sopravvivenza, come dimostra il “rapimento” posto in atto da Federico di Sassonia, che nascose l'ormai ex-monaco nel castello di Wartburg per quasi un anno, da maggio del 1521 a marzo del 1522.

In questi dieci mesi di tormentato ritiro, il movimento rivoluzionario animato da Lutero non stette però a guardare. A Wittenberg, Andreas Rudolph Bodenstein von Karlstadt (ca 1480-1541) si stava dando da fare, ponendo gesti più eloquenti delle parole di Lutero; per il Natale del 1521 decise infatti di inaugurare quella che in seguito diventerà la “messa” protestante: niente paramenti, niente elevazione, uso esclusivo della lingua volgare, comunione autonoma dei fedeli sotto le due specie. Carlostadius – questo il suo nome per i posteri –, dottore in utroque jure, aveva abbracciato le idee di Lutero fin dalla prima ora. E le aveva messe in pratica, spostandosi sempre più gradualmente verso le posizioni radicali di Thomas Müntzer (1489-1525), sacerdote molto colto, parroco della cittadina di Zwickau, particolarmente sensibile alle miserie del popolo. Entrambi, vedendo che i principi da un lato non spingevano a sufficienza sulle riforme e dall'altro che l'incameramento dei beni della Chiesa non era stato distribuito a favore del popolo, decisero di fomentare una rivolta. Lutero aveva teorizzato che i principi avevano diritto a metter mano alla riforma della Chiesa, dal momento che il papa e i vescovi ne erano indegni e non la volevano compiere; ora, degli emuli di Lutero, seguendo lo stesso principio, sostenevano che era il popolo stesso a dover passare all'azione, vista l'inadempienza da parte dei principi.

Lutero decise quindi di uscire dal proprio ritiro e ritornare a Wittenberg, per riprendere le redini della rivoluzione, additando se stesso come l'inviato di Dio: «Cari amici, seguite me. Io sono il primo a cui Dio ha detto di predicarvi la sua parola. Ed è questa parola che vi trasmetto in questo momento» (cit. in Dictionnaire de Théologie Catholique, IX/1, Luther, col. 1164). Come dimora, il Principe di Sassonia gli aveva donato il convento agostiniano in cui Lutero aveva pronunciato i suoi voti, un convento confiscato all'Ordine e ormai completamente vuoto (ma che a breve si riempì della prole di colui che aveva fatto voto di castità).

Lutero rivendicava che la riforma si dovesse fare solo con il consenso e la guida dei principi; e per marcare ulteriormente la distanza con Carlostadius e Müntzer decise (momentaneamente) di ripristinare il latino nella liturgia, l'uso dei paramenti sacerdotali e la comunione sotto la sola specie del pane. Non che gli importasse realmente di questi aspetti: egli voleva e doveva sottolineare che era lui, e non altri, la guida spirituale della riforma, che nessuno poteva permettersi di prendere iniziative senza il suo consenso e turbare l'ordine civile cui tanto tenevano i principi, suoi protettori. Lutero ottenne così che Carlostadius venisse espulso dalla Sassonia (in seguito si riconciliò con Lutero, per separarsene nuovamente e unirsi agli anabattisti).

Nel 1524-1526, la gente del popolo, non solo contadini, di diverse zone della Germania si sollevarono contro principi, vescovi, nobili e borghesi per protestare contro la perdita dei loro diritti garantiti dalle consuetudini medievali (libertà di caccia e pesca e raccolta di legna nei boschi), che il nuovo ordine aveva distrutto. L'incameramento dei beni ecclesiastici aveva inoltre messo fine a molte opere di sostegno dei poveri, che, nonostante tutto, non erano mai venute meno. I rivoltosi si sollevavano in nome dei princìpi biblici e rivendicavano alcune riforme, riassunte nei famosi “12 Articoli”; essi attendevano chiaramente il sostegno di Lutero, il quale cercò però un'impossibile mediazione, finendo così per suscitare l'astio degli insorti.

Fu invece Müntzer, insieme a quelli che saranno conosciuti come i “tre profeti” (Thomas Dreschel, Nicolas Storch e Mark Thomas Stübner), a cercare di cavalcare e coordinare le diverse rivolte, che non di rado divennero molto violente, giungendo a dar fuoco a castelli e conventi. Lutero, preoccupato che la situazione degenerasse e la riforma gli venisse sfilata dalle mani, decise di schierarsi apertamente contro gli insorti, esortando i principi al massacro. Contro le bande brigantesche e assassine dei contadini, da lui scritto nel maggio del 1525, è un libello di una violenza unica, che dimostra la paura che animava Lutero di fronte al sommovimento popolare e la sua totale partigianeria nei confronti dei principi. Poiché i contadini non gli davano ascolto, poiché rifiutavano il principio dell'obbedienza all'autorità secolare, anche se ingiusta, «allora si dovette stappar loro le orecchie con palle da schioppo, talché le teste saltarono in aria». «Un sedizioso – aggiungeva Lutero – non è degno che gli si risponda con ragionevolezza, tanto non capirebbe: con il pugno si deve rispondere a quegli zucconi, sì che il sangue gli coli dal naso […] La potestà della terra [i principi] che altro non è se non lo strumento dell’ira del Signore contro i malvagi, vero e proprio predecessore dell’inferno e della morte eterna, non deve essere misericordiosa, ma severa, implacabile, adirata nel suo ufficio e nell’opera sua… Pertanto, come già scrissi più volte, dico di nuovo: verso i contadini testardi, caparbi, e accecati, che non vogliono sentir ragione, nessuno abbia un po’ di compassione, ma percuota, ferisca, sgozzi, uccida come fossero cani arrabbiati, chiunque possa e comunque possa».

L'assolutismo di Stato non è più posto solo come principio, ma come realtà concreta, giustificata teologicamente da Lutero e da lui politicamente sostenuta. Come sempre nella storia, lo Stato che non riconosce la Chiesa istituita dal Signore come libera e sovrana, finisce per non riconoscere più nemmeno la dignità umana e la giustizia sociale.



Ora di dottrina / 144 – Il video

Il culto di Cristo

29_12_2024 Luisella Scrosati

A Cristo dobbiamo un culto di latria, cioè di adorazione: lo stesso vale per la croce e le sue immagini, in quanto rimandano a Lui. Il vero senso del divieto dell’Esodo (20,4) e l’Incarnazione. Il culto di iperdulia dovuto a Maria. Perché venerare le reliquie dei santi: S. Girolamo e S. Tommaso rispondono.

Ora di dottrina / 142 – Il supplemento

Il pensiero di Lutero, precursore dell’assolutismo di Stato

15_12_2024 Luisella Scrosati

Lutero creò di fatto una nuova religione, a misura degli interessi della nobiltà tedesca e minando il principio della libertas Ecclesiæ. I principi “riformati” si ritennero così liberi di attaccare la Chiesa e incamerarne i beni.

Ora di dottrina / 141 – Il supplemento

Lutero e la propaganda per istigare i principi tedeschi

08_12_2024 Luisella Scrosati

L'opera di Lutero divenne via via sempre meno teologica e sempre più propagandistica. Mischiando mezze verità con intere bugie, il monaco agostiniano fu abilissimo nello sfruttare l'avversione verso i «romanisti», ottenendo il sostegno dei principi tedeschi grazie a due leve: potere e denaro.