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RIO 2016/ GLI ALTRI GIOCHI

Le Olimpiadi come missione. I record di padre Colm

David Lekuta Rudisha è un atleta keniota, campione olimpico in carica sulla distanza degli 800 metri piani e detentore del record mondiale, stabilito a Londra il 9 agosto 2012. C’è anche lui ai Giochi di Rio, e c’è anche il suo allenatore Colm O'Connell, un frate irlandese che come coach è un fenomeno. Ecco la sua storia.

Sport 08_08_2016
Padre  Colm O'Connell, allenatore olimpico

Seul 1988, finale dei 1500. C'è un vincitore annunciato, il britannico Steve Cram, argento quattro anni prima a Los Angeles. Lo applaude il pubblico, lo osanna lo speaker di turno. Invece, a due giri dalla fine, un anonimo kenyano, Peter Rono, prende il largo: non strapazza gli avversari, ma quelli proprio non riescono ad avvicinarsi. Il suo coach se la ride: si chiama Colm O'Connell, è un frate irlandese. Anche per lui è il primo trionfo alle Olimpiadi, da allenatore. Ne arriveranno altri quattro, l'ultimo con David Rudisha, che a Londra 2012 ha stabilito il nuovo record del mondo negli 800 metri. 

Ancora oggi, in Kenya, c'è un argomento di discussione che non passa mai di moda: se Usain Bolt (re delle distanze più brevi) e Rudisha (fenomeno sui due giri di pista) si potessero affrontare su una misura intermedia, tipo sui 400, chi la spunterebbe? A Nairobi e dintorni la risposta è sempre la stessa: vince facile Rudisha, che pure si presenta a Rio de Janeiro al termine di una stagione complicata, non vissuta sui livelli degli anni passati. Ipotesi, dubbi, ma anche qualche certezza. Una su tutte: quel frate irlandese, Colm O'Connell, come allenatore si è rivelato un fenomeno. Lo inviarono a Iten, Rift Valley, 350 chilometri a nord di Nairobi, a insegnare geografia alla scuola St. Patrick. 

Era il 1976. Neppure il tempo di ambientarsi, e gli venne affidata anche la squadra di atletica. Non ci capiva nulla, e fu un ottimo motivo per iniziare a studiare, e a insegnare un po' di disciplina a quei ragazzi forti ma ancora figli di allenamenti forse troppo improvvisati. Capì, tra le tante cose, che i suoi atleti era meglio mandarli a gareggiare in Europa: premi più alti, avversari meno forti (per forza, i kenyani corrono veloci e in Kenya pare ce ne siano tanti...). Le spese per il viaggio erano spesso compensate dagli incassi ottenuti per buoni piazzamenti, oltre che da un cambio sfavorevole per lo scellino locale. È in questo modo che molti atleti di padre Colm sono riusciti, negli anni, a comprare casa, o ad assicurare un futuro dignitoso per la propria famiglia. Così, in modo del tutto spontaneo, a Iten altri team stabilirono il loro quartiere generale. 

Oggi la piccola cittadina della Rift Valley è la capitale dell'atletica leggera: 4mila abitanti, mille atleti professionisti, una proporzione impressionante. Più tanti altri che cercano di mettersi in mostra sulle stradine di terra rossa, sperando di essere notati da un allenatore di passaggio. Appena incrociano uno mzungu, un bianco, gli chiedono: «Sei un coach?», e iniziano a snocciolare i loro personali sulle varie distanze, veri o falsi che siano. Sanno bene che andare a raccogliere qualche premio in Europa (bastano poche migliaia di euro, non serve necessariamente il primo posto alla maratona di New York), beh, può dare una svolta alla loro vita.

Padre Colm di vite ne ha cambiate tante. Quella di Peter Rono e di David Rudisha, dicevamo, ma anche degli altri ori olimpici da lui allenati, tutti nei 3mila siepi: Matthew Kiprotich Birir (Barcellona 1992), Reuben Seroney Kosgei (Sydney 2000), Brimin Kiprop Kipruto (Pechino 2008). Più decine di trionfi ai mondiali di atletica leggera, forse troppi per essere ricordati anche da lui.

«La maggior parte dei miei allievi proviene da famiglie povere», ha raccontato Padre Colm. «Molti di loro vedono nell'atletica l'opportunità per cambiare la vita delle proprie famiglie. Se ottengono successi, investono i loro soldi nelle comunità locali, fornendo occupazioni e costruendo strutture. Abbiamo scuole, cliniche, strade e ospedali finanziati da vittorie sportive». Uno degli ori del Kenya, d'altra parte, è proprio la corsa, e a padre Colm va il merito di aver valorizzato questo giacimento. Quando arrivò in Kenya era solo un frate appassionato di football gaelico, un pasticcio irlandese di rugby e calcio. Oggi è uno degli allenatori più vincenti di tutti i tempi. Capace di fare dell'atletica la sua terra di missione.