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Le offese alla castità - Il testo del video

Il piacere sessuale non è un male in sé, ma solo quando non fruito all'interno di un ordine, quando si tratta di un ripiegamento egoistico. Le offese dirette contro la castità: masturbazione, fornicazione, pornografia, prostituzione, stupro, sodomia.

Catechismo 05_02_2023

Proseguiamo il nostro commento al sesto comandamento e oggi partiamo dal n. 2351 del Catechismo della Chiesa Cattolica, che inaugura la sezione dedicata alle OFFESE ALLA CASTITÀ.

La scorsa volta abbiamo parlato a lungo della castità e abbiamo visto come questa virtù sia una sorta di “custodia del potenziale”. È una virtù profondamente legata alla temperanza, che si riferisce  proprio al dominio di sé, o meglio, alla integrazione della dimensione del concupiscibile, del piacere all'interno della persona, così che il piacere possa essere orientato a quella che è la grande vocazione della persona, cioè la vocazione ad amare Dio con tutto se stesso: con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente e con tutte le forze; ed il prossimo come se stessi per amore del Signore.

Riprendiamo quanto accennato la scorsa volta, chiedendoci cosa sia la lussuria. È la passione sregolata che lede proprio la virtù della castità. Se la castità è la virtù, la lussuria è il suo vizio: «La lussuria è un desiderio disordinato o una fruizione sregolata del piacere venereo» (n. 2351).

È dunque un disordine; ricordate tutto ciò che abbiamo detto sulla castità e sulla temperanza riguardo all'ordine, e su come queste virtù siano custodi dell'ordine proprio dell'uomo.

La lussuria, essendo il vizio opposto, è appunto un disordine o desiderio disordinato, legato specificamente al piacere venereo, al piacere legato alla sessualità umana. Come detto, questo piacere non è in sé stesso un male, ma non viene più cercato e fruito all'interno dell'ordine. È una superficialità dire che la Chiesa cattolica sia contraria al piacere, specialmente a quello venereo. Il tema non è l'essere a favore o contro il piacere, che esiste, ma è l'essere pro o contro l'ordine ed il disordine; e quindi vivere il piacere come persone umane oppure non più come persone.

Con la lussuria la persona cerca il piacere venereo per sé stesso e per se stessi, non nel senso che lo cerchi per il proprio bene, ma come un ripiegamento egoistico.

La lezione odierna si concentra proprio su tutte quelle forme di ricerca del piacere venereo fuori dal loro ordine e, come spiega il Catechismo al numero 2351, "il piacere sessuale è moralmente disordinato quando è ricercato per se stesso, al di fuori delle finalità di procreazione e di unione".

All'interno di questo ordine, non è assolutamente un peccato percepire il piacere sessuale; analogamente, non è un peccato provare piacere nel mangiare un buon piatto cucinato. Il punto è se questi piaceri che io provo sono nell'ordine o no. Il fine che cerco non dev’essere il piacere stesso, ma il bene, che è accompagnato dal piacere.

Questo vale per ogni tipo di piacere, ma molto di più per quello venereo. Per quale ragione? A volte si sente dire che i cattolici siano particolarmente fissati con la sessualità e con i peccati impuri. La ragione è che sappiamo e conosciamo la grandezza legata alla sfera sessuale e all'ordine di questa dimensione, quindi all'unione tra un uomo e una donna e alla loro apertura alla vita; ebbene, proprio perché questo mistero è veramente grande – abbiamo anche visto come si relaziona al grande mistero della Santissima Trinità -, vi è allora una proporzionata determinazione nel respingere tutte quelle forme che vanno a colpire questo “mistero grande”, come lo chiama San Paolo. È da qui che proviene la determinazione della Chiesa Cattolica a contrastare questo tipo di peccati, che non sono gli unici, né i più gravi in assoluto.

Questo comandamento viene classicamente sintetizzato come il DIVIETO DEGLI ATTI IMPURI. Il Catechismo della Chiesa cattolica fa una distinzione tra i peccati impuri che sono offesa alla castità, da quelli che sono direttamente offesa al matrimonio.

Vediamo dunque le OFFESE DIRETTE contro LA CASTITÀ.

1. La masturbazione, che il Catechismo definisce così:Per masturbazione si deve intendere l'eccitazione volontaria degli organi genitali, al fine di trarne un piacere venereo” (2352 )

Il Catechismo poi riporta ampiamente il paragrafo 9 di un documento del 1975 della Congregazione per la dottrina della fede, Persona Humana. 

“Sia il Magistero della Chiesa – nella linea di una tradizione costante – sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato”. E si precisa: “Qualunque ne sia il motivo, l'uso deliberato della facoltà sessuale al di fuori dei rapporti coniugali normali contraddice essenzialmente la sua finalità”.

Attenzione a questa precisazione: non viene detto che la masturbazione è l'eccitazione degli organi sessuali al di fuori del matrimonio, ma al di fuori del rapporto coniugale.

Dove sta il disordine se a compiere la masturbazione sono due persone unite in matrimonio?  Sta proprio nel fatto di ricorrere al piacere venereo sganciandolo completamente dalla sua natura propria di accompagnare l'atto coniugale.

Una ulteriore precisazione sulla parte finale di questo articolo del Catechismo è d'obbligo. Vediamolo: “Al fine di formulare un equo giudizio sulla responsabilità morale dei soggetti e per orientare l'azione pastorale, si terrà conto dell'immaturità affettiva, della forza delle abitudini contratte, dello stato d'angoscia o degli altri fattori psichici o sociali che possono attenuare, se non addirittura ridurre al minimo, la colpevolezza morale».

Questo paragrafo va integrato con il documento Persona Humana, per evitare il grave fraintendimento che, in presenza di condizionamenti, la responsabilità morale della persona diminuirebbe fino quasi a sparire. Al n. 9 di PH si sta parlando di come l'immaturità dell'adolescenza, come anche “lo squilibrio psichico o l'abitudine contratta possano influire sul comportamento, attenuando il carattere deliberato dell’atto e far sì che soggettivamente non ci sia sempre colpa grave”. Attenzione al passaggio successivo: “tuttavia in generale l'assenza di grave responsabilità non deve essere presunta; ciò significherebbe disconoscere la capacità morale delle persone”. Chiaramente il contrario solleverebbe un problema enorme, ovvero che in presenza di certi condizionamenti, interni ed esterni, la persona si potrebbe considerare del tutto priva di responsabilità; ma non è così.

“Per formarsi un giudizio adeguato dei casi concreti - continua il documento Persona Humana - sarà preso in considerazione nella sua totalità il comportamento abituale delle persone, non soltanto per quanto riguarda la pratica della carità e della giustizia, ma anche circa la preoccupazione di osservare il precetto particolare della castità”.

Cosa significa? Nella valutazione della responsabilità della persona nel caso concreto è fondamentale capire non solamente il comportamento abituale della persona in generale, ma “si vedrà specialmente se si fa ricorso ai mezzi necessari naturali e soprannaturali che l'ascesi cristiana nella sua esperienza di sempre raccomanda per dominare le passioni e far progredire la virtù”.  Non avvalersi di questi mezzi, rifiutarli esplicitamente, non occuparsene, non impegnarsi per conoscerli, implica già una responsabilità. Quindi, io posso avere una responsabilità attenuata quanto all’atto impuro specifico, ma antecedentemente posso avere una responsabilità piena per non aver adottato questi mezzi, non essermi formato a riguardo. Di fronte ai condizionamenti, al contesto sociale, etc, posso e devo prendere tutti i mezzi adeguati, naturali e soprannaturali. Questo discorso, evidentemente, non vale solo per la masturbazione o gli atti impuri.

2. La fornicazione
“La fornicazione è l'unione carnale tra un uomo e una donna liberi, al di fuori del matrimonio” (2353), e non legati da voto di castità e promessa di celibato.

Da notarsi le caratteristiche che specificano la fornicazione:
1 – l’unione è tra un uomo e una donna; 
2- sono liberi ovvero non coniugati e senza voti religiosi.

Al di fuori di queste caratteristiche ricadremmo in altri tipi di peccato: l'omosessualità o sodomia, nel caso in cui vengano coinvolte persone dello stesso sesso; l'adulterio se una delle due persone o entrambe fossero sposate; la profanazione, nel caso di persone vincolate alla castità consacrata o al celibato sacerdotale.

La valutazione della fornicazione è chiarissima: “Essa è gravemente contraria alla dignità delle persone e della sessualità umana naturalmente ordinata sia al bene degli sposi, sia alla generazione e all'educazione dei figli”.

I cosiddetti rapporti prematrimoniali, di cui si parlerà in un altro incontro, sono nella sostanza  atti di fornicazione. E dunque in nessun modo possono essere accettati, in quanto atti gravemente disordinati. Che siano fatti per sé o in preparazione al matrimonio, la specie morale non cambia.

3. La pornografia.
Essa consiste nel fornire o nell’usufruire di materiale visivo e/o uditivo concernenti atti sessuali con lo scopo di trarne piacere e/o lucro. In questo peccato incorrono chi ne usufruisce, gli attori che vi si prestano, come anche chi commercializza questo materiale. Vediamo il Catechismo: “La pornografia consiste nel sottrarre all'intimità dei partner gli atti sessuali, reali o simulati, per esibirli deliberatamente a terze persone.(...) Lede gravemente la dignità di coloro che vi si prestano (attori, commercianti, pubblico), poiché l'uno diventa per l'altro oggetto di un piacere rudimentale e di un illecito guadagno. (...) È una colpa grave” (2354 ).

4. La prostituzione (cf. 2355). Consiste nel prestarsi a commettere atti impuri, con una o più persone, in vista del piacere venereo e di un compenso. Chiaramente offende la dignità della persona sia di chi si prostituisce, sia di chi ne usufruisce.

5. Lo stupro (cf. 2356). Si tratta di atti sessuali estorti tramite violenza fisica o psicologica e morale. Lo stupro ha l'aggravante di essere un atto estorto, perciò altera alla radice la natura propria dell'unione sessuale nel matrimonio, che è una donazione reciproca, quindi un atto totalmente libero.

6. L'omosessualità o sodomia (cf. 2357); include le varianti del lesbismo e del saffismo. Chiaramente il peccato non riguarda un’attrazione disordinata che si avverte, a meno che questa stessa attrazione non sia stata causata da comportamenti  sconsiderati; ma stiamo parlando degli atti omosessuali, cioè le relazioni sessuali “tra uomini o donne che provano un'attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso”.
Anche in questo caso il Catechismo usa due termini molto importanti: “gravi depravazioni “e “atti intrinsecamente disordinati”. Ciò significa che non è mai possibili ordinare questi atti a un bene e si tratta di una materia sempre grave.
Si parla anche di atti impuri contro natura. Cosa significa? Che in questi atti manca quella alterità fondamentale che Dio ha posto nella coppia umana, maschio e femmina; in questo senso è un atto contro la natura sessuata dell’uomo e della donna..
Classicamente - ed il Catechismo lo conferma all’articolo 1868 - questo è uno dei quattro peccati che “gridano vendetta verso il Cielo” o, secondo l'espressione di san Pio X, “che gridano vendetta al cospetto di Dio”. Questa definizione non è una invenzione della Chiesa, ma questi peccati sono definiti così, perché questo emerge dalle Sacre Scritture. È in essa che troviamo questa espressione di “gridare a Dio”.

Quali sono questi peccati?

1- L'omicidio volontario. Lo troviamo in Gn 4,10: “La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!”.

2- Il peccato impuro contro natura. Ancora in Gn 18, 20 e 19,13, dove si afferma che “il grido innalzato contro di loro davanti al Signore è grande”.

3- L'oppressione dei poveri. Il riferimento è in particolare al libro dell’Esodo 3, 7-10, dove si parla del lamento, del grido del popolo di Israele oppresso dal Faraone, verso Dio.

4- La frode alla mercede degli operai. Deuteronomio 24, 14-15 e la lettera di Giacomo 5,4, dove troviamo che l'operaio frodato grida a Dio.