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IN UNA SCUOLA

Le nozze gay per bambini, com'è "libero" il Belgio

Nelle Fiandre due compagni di classe sono andati in Comune con la maestra per scambiarsi i braccialetti dell'amicizia in una cerimonia uguale a un matrimonio civile. Comune, media e genitori entusiasti "perchè da grandi potranno decidere se sposarsi con un uomo o una donna". Sono i frutti della pedagogia "naturalista" di Freinet, cui è dedicata la scuola. In un paese ormai alla mercè dello sbandamento antropologico.

Educazione 08_06_2016
I due bambini dopo la "cerimonia"

Bambini sposi gay. La galleria degli orrori va in scena in Belgio, terra ormai alla mercé di tutte le ideologie distruttive dell’antropologia umana. Otto e Tito sono due bambini di una primaria di Gand, capitale delle Fiandre orientali. E la loro scuola ha pensato bene di utilizzarli come marito e marito di un progetto pedagogico (sic!) volto a far scoprire ai bambini la loro piena libertà. Sembrerebbe uno scherzo di carnevale, invece, la cerimonia officiata da una funzionaria comunale con tanto di fascia istituzionale è andata in scena venerdì scorso nel salone del Comune dove di solito gli adulti si scambiano gli anelli nelle cerimonie civili.

I due bambini invece, con in testa un cappello hanno fatto il loro ingresso con i compagni di classe che lanciavano il riso e si sono scambiati i braccialetti dell'amicizia. E la stampa locale, invitata, non ha mancato di dare grande risalto alle baby nozze specificando però che i due bambini non hanno nulla a che fare con l’omosessualità. Tutto sembra da ricondurre alla natura della scuola, la Freinetschool De Boomgaard, che si rifà alle teorie della pedagogia naturale dell’educatore francese Célestin Baptistin Freinet.

La scuola infatti si prefigge di insegnare una pedagogia che incentiva l’insegnamento in cooperativa e esperienziale. Così, per affrontare il vasto tema dell’amicizia e dell’amore, si è ricorso alla cerimonia pubblica dove Tito e Otto avrebbero espresso il desiderio di unirsi in matrimonio. Sulla base di quale “esperienza” la maestra abbia rassicurato che “questo non ha nulla a che fare con l’omosessualità” è cosa ignota. Ma da quando nel 2003 il Belgio ha aperto le porte ai matrimoni same sex, questo tipo di unioni sono state vissute con grande naturalità, anche per i bambini. Al portale Het Nieuwsblad la mamma di uno dei due bambini ha anche detto che il figlio era molto emozionato e non ha parlato d’altro per intere settimane. “Si tratta di un’esperienza divertente, della quale si ricorderanno quando saranno maggiorenni e decideranno se sposarsi, sia con un uomo che con una donna”, ha detto la madre.

Ecco, declinata secondo schemi ormai consunti, l’educazione alla libertà. La scuola segue il principio del lavoro libero dove il bambino si pone degli obiettivi che va poi sviluppando rafforzando i legami sociali, compreso anche il matrimonio simulato.

Ma qualcuno deve avergli parlato dei matrimoni same sex. Ne consegue che la scelta tanto libera non deve essere stata. Ma questo è appena un dettaglio. Quel che conta è che Tito e Otto erano solo migliori amici, da venerdì sono anche promessi sposi. Nel nome della libertà. L’aver abusato del concetto di amicizia per spenderlo in chiave gay friendly è forse l’aspetto più inquietante. Se l’amico diventa anche il compagno, e lo diviene attraverso un’inculturazione forzata che te lo vuole far credere, non solo si creeranno gravi danni alla crescita equilibrata dell’infanzia, ma si dovrà anche confermare la teoria, la cantava Venditti, che “Amici mai”. E non è detto che sia una bella notizia.