Le grandi città rimandano gli elettori al ballottaggio
Dalle urne delle elezioni amministrative esce un quadro molto fluido, che rende ancora più avvincenti i ballottaggi di domenica 19 giugno. Il Pd è battuto a Napoli e fa fatica a Roma, dove è testa a testa Meloni-Giachetti. Tranne che a Milano, è bufera nel centrodestra diviso. I grillini festeggiano il vantaggio a Roma. Il "tripolarismo", nato nelle elezioni del 2013 trasforma la politica anche a livello locale.
PENSIERO UNICO RENZIANO di P. Zola
Nessun verdetto chiaro e risolutivo, qualche indicazione precisa e tante incertezze. Dalle urne delle elezioni amministrative esce un quadro molto fluido, che rende ancora più avvincenti i ballottaggi previsti per domenica 19 giugno. Come non succedeva da molte elezioni, in nessuna grande città il primo turno decreta un vincitore. Si andrà quasi ovunque al secondo turno, fra due settimane.
Nelle principali città chiamate al voto, e tutte attualmente amministrate dal centro-sinistra, si confermano le indiscrezioni della vigilia: testa a testa tra Sala (centrosinistra) e Parisi (centrodestra) a Milano; probabile sfida tra due settimane tra la Raggi (Movimento Cinque Stelle) e Giachetti (Pd) nella capitale (ma fra Giachetti e la Meloni è testa a testa); a Napoli il sindaco uscente De Magistris dovrà vedersela, tra quindici giorni, con Lettieri, candidato del centrodestra; a Torino la grillina Appendino se la giocherà con il sindaco uscente Fassino (centrosinistra); a Bologna l’attuale primo cittadino Merola, del Pd, favoritissimo alla vigilia, dovrà comunque andare al secondo turno, non si sa ancora bene se contro la leghista Borgonzoni, sostenuta dall’intero centrodestra, o contro Bugani, del Movimento Cinque Stelle. A Trieste, l’uscente sindaco Cosolini potrebbe essere costretto a inseguire, al secondo turno, il candidato del centrodestra Dipiazza. Negli altri comuni chiamati al voto (in totale sono 1342) i risultati sono ancora incerti, ma emergono alcune linee di tendenza: il pd renziano tiene, tranne che a Napoli, nonostante le divisioni a sinistra tra dem, Sel, Sinistra italiana e liste veterocomuniste; il centrodestra appare in affanno, tranne che a Milano, dove il valore aggiunto rappresentato dal candidato civico Parisi e la ritrovata unità tra Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Nuovo centrodestra consentono alla coalizione di essere competitiva.
Se fossero confermate le prime proiezioni, Renzi potrebbe tirare un sospiro di sollievo perché a Milano Sala è avanti a Parisi, a Roma Giachetti arriva al ballottaggio (anche se molto distaccato dalla pentastellata Raggi), a Torino e Bologna i sindaci appaiono lanciati verso la riconferma. Negativo per il premier il risultato di Napoli, dove la Valente, nonostante la ricucitura con il rivale Bassolino, non arriva al secondo turno. De Magistris si accinge, dunque, a guidare la città partenopea per altri cinque anni e a porsi come uno dei leader anti-Renzi del “fronte del sud”.
Acque agitate nel centrodestra, dopo le divisioni su Roma, che hanno impedito a Marchini e, stando alle prime cifre, soprattutto alla Meloni, di arrivare al ballottaggio. La candidata di Fratelli d’Italia e Lega tallona Giachetti ma arriva terza e non potrà contendere il Campidoglio alla grillina Raggi. Questo risultato avvicina la resa dei conti nel centrodestra post-berlusconiano e accelera la partita per la leadership. Soprattutto bisognerà capire cosa faranno al secondo turno gli elettori del centrodestra nella capitale e dove si indirizzeranno i voti dell’elettorato grillino nelle città come Milano e Napoli nelle quali al ballottaggio si sfideranno centrodestra e centrosinistra o lista civica di De Magistris e centrodestra.
Il “tripolarismo” che di fatto si è creato nella politica italiana dopo le elezioni politiche del 2013 rende ancora più incerta la partita anche in sede locale e lascia presagire che, in vista del voto politico del 2018, ci saranno scomposizioni e ricomposizioni, soprattutto al centro e tra le forze moderate.
Infine una riflessione sull’affluenza ai seggi. Si è votato solo nella giornata di ieri e questo ha certamente penalizzato chi, rientrando da un lungo ponte, non è riuscito a votare. In città come Milano il calo dell’affluenza è stato anche di dieci punti. Basse le cifre dei votanti anche a Roma e Napoli, a riprova della crescente disaffezione verso la politica soprattutto partitica.