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TRITACARNE MEDIATICO

Le false narrazioni sulla rinuncia di Sodano

La rinuncia del cardinal Sodano al ruolo di Decano è stata raccontata perlopiù dai media come un allontanamento voluto dal Papa per punire il presunto protettore di Maciel Degollado. Eppure, Bergoglio ha avuto parole al miele per il “suo” Decano. Sembra insomma la solita distorsione mediatica del “Papa buono” contro la “Curia cattiva”.

Ecclesia 23_12_2019

Qualunque sia il vero motivo dietro alla rinuncia del cardinal Angelo Sodano al ruolo di Decano - un passo indietro volontario dovuto all'età avanzata o un pensionamento imposto dall'alto - non piacerà ai suoi estimatori in Curia il modo in cui essa è stata raccontata nelle ore successive all'annuncio fatto in Sala Clementina.

La narrazione prevalente sui media è stata quella di un allontanamento voluto dal Papa per 'punire' il presunto protettore di Marcial Maciel Degollado, il prelato accusato di decine di abusi sessuali su seminaristi e che Benedetto XVI ebbe a definire “un falso profeta”. È stato riproposto, quindi, il topos del “papa buono” contrapposto al “cardinale cattivo” di turno, 'purgato' in nome dell'operazione pulizia all'interno della Chiesa.

Un'interpretazione dei fatti molto probabilmente lontanissima dalle reali intenzioni di Bergoglio. Che, infatti, ha avuto parole al miele per il “suo” Decano: nel discorso di auguri natalizi alla Curia romana, il pontefice ci ha tenuto ad esprimere la sua gratitudine “per il prezioso e puntuale servizio (...) svolto (...) per lunghi anni, con disponibilità, dedizione, efficienza e grande capacità organizzativa e di coordinamento”. Quella di Francesco non suona certo come una sconfessione pubblica indirizzata a un presunto protettore di preti pedofili, ma piuttosto sembra il prevedibile riconoscimento per un uomo che ha servito per mezzo secolo la Santa Sede ai livelli più alti.

Inoltre, sarebbe difficile spiegare la circostanza temporale della 'punizione': perché il papa avrebbe dovuto allontanare Sodano soltanto ora, nel settimo anno del suo pontificato, per accuse ben note già nel 2013? Questo genere di narrazione, frequente fra chi si occupa di comunicazione anche al di fuori del mondo ecclesiale, non è certo nuovo nelle “cose vaticane”: in un discorso pronunciato il 17 maggio del 2002 nell’aula del Sinodo per il tricentenario della fondazione della Pontificia Accademia Ecclesiastica, il sette volte presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, difendendo la storia della Curia e dei suoi uomini impegnati in un “apostolato esercitato silenziosamente”, smontò la ricostruzione di uno sceneggiato televisivo su san Giovanni XXIII - definito, peraltro, più che pregevole - “nel quale per esaltare il Papa buono gli si contrappongono (in modo storicamente non vero, ma forse per necessari effetti scenici dello spettacolo televisivo) cardinali - uno specialmente - arcigni e cattivi”.

La figura del cardinal Sodano è solo l'ultima a finire strumentalizzata nel tritacarne mediatico di chi pensa, erroneamente, di rendere in questo modo un servigio al Santo Padre, non accorgendosi dell'evidente contraddizione con l'attestato di stima riservato dal Papa al Segretario di Stato emerito in Sala Clementina. In questo caso specifico, poi, l'esaltazione del presunto siluramento è passata attraverso la riproposizione di accuse pesanti relative alla peggior macchia che affligge la Chiesa, quella della pedofilia.

Recentemente è stato il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna e teologo molto stimato da Francesco, a rinverdire l'accusa a Sodano di aver insabbiato le indagini sul cardinal Hans Hermann Groër, costretto a dimettersi dalla guida della sua diocesi per le accuse di ripetute condotte immorali. Non è un mistero che il presidente della Conferenza episcopale austriaca abbia il dente avvelenato con l'ex “numero due” di Wojtyla: nel 2010 lo attaccò apertamente, additandolo come il responsabile della mancata apertura di una commissione d'inchiesta su Groër e definì una “pesante offesa per le vittime” un'affermazione fatta nel discorso di Pasqua dal Segretario di Stato emerito.

All'epoca, però, Schönborn, venne indotto a fare le sue scuse al Papa per aver mosso una critica così pesante in pubblico a un cardinale. Il chiarimento era avvenuto nel corso di un'udienza privata a cui successivamente si era unito lo stesso Sodano e il suo successore in Terza Loggia, il cardinal Tarcisio Bertone.

Poco meno di un mese fa l'arcivescovo di Vienna in ascesa si è preso la sua "rivincita" tornando ad attaccare il porporato piemontese ormai quasi del tutto ritirato e lo ha fatto nel corso di una lectio in un’università della capitale austriaca. Nella lezione, Schönborn ha ripercorso lo scontro verbale avuto con lui anni fa, oltre ad approfittarne per criticare la tesi di Ratzinger sulle cause della pedofilia nella Chiesa, contenuta nel clamoroso documento uscito lo scorso aprile. Le recenti parole dell'arcivescovo viennese potrebbero esser state collegate da qualche addetto ai lavori all'accettazione della rinuncia al Decanato di Sodano e interpretate come un segno di caduta in disgrazia di un prelato un tempo potentissimo?

Non è azzardato supporre che ci sia proprio tale lettura alla base delle ricostruzioni di chi ha voluto presentare questo congedo come una 'purga' sull'altare della lotta alla pedofilia all'interno della Chiesa. Una lettura che, come già detto, appare in contraddizione con gli elogi indirizzati da Francesco al Decano emerito e con i tempi dell'avvenuta 'rimozione'. Un'operazione mediatica da "più realisti del re", che non sarà piaciuta ai tanti allievi ed estimatori di Sodano ancora presenti in ruoli chiave dell'amministrazione vaticana e che non avranno di certo apprezzato vedere la figura del loro "maestro", con alle spalle 50 anni di servizio della Santa Sede, ridotta all'immagine nera dell'“insabbiatore”.

A prescindere dal giudizio storico sull'operato del cardinale astigiano, non pare elegante il modo in cui diversi media hanno voluto raccontare il suo congedo per cavalcare appunto il tema ricorrente del "Papa buono" contro la "vecchia Curia cattiva". Francesco, dimostrandosi estraneo a questa visione, ha ringraziato Sodano con familiarità, facendo persino ricorso al dialetto piemontese. Un'affabilità non dovuta e anche ingiustificata nel caso di un sottoposto che si vorrebbe punire per le condotte passate. Più facile pensare che sia il passo indietro di un novantaduenne alle prese con il peso gravoso dell'età o, in alternativa, un cambio funzionale all'introduzione di un Decanato a scadenza.

Ma non è da escludere che la non benevola narrazione su questa rinuncia, avendo messo nel mirino stavolta non un prelato isolato ma, invece, un uomo che fu Segretario di Stato per più di un decennio e che fino a poco fa ha continuato ad avere un peso nient'affatto marginale negli equilibri dei Sacri Palazzi, possa creare più di un malcontento. Senza portare alcun giovamento all'opera di pulizia nella Chiesa promessa da Francesco.