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Francesco cambia anche il Decanato. E Sodano lascia

Diffusa ieri la notizia della rinuncia di Angelo Sodano al ruolo di Cardinale Decano, in contemporanea con la lettera apostolica di Francesco che rende la carica quinquennale. Finisce così l’era di uno degli uomini più potenti della Curia negli ultimi decenni. Le voci si dividono: ha pesato di più la sua anzianità o la volontà di Bergoglio di riformare anche il Collegio cardinalizio?

Ecclesia 22_12_2019

Il cardinale Angelo Sodano è stato senza ombra di dubbio uno degli uomini più potenti della Curia romana per decenni. Ancora fino a ieri, nonostante la veneranda età di 92 anni, da Decano del Collegio cardinalizio ha continuato a rivestire un ruolo non marginale nei Sacri Palazzi. Da primus inter pares, è al Decano che spetta il compito di occuparsi delle questioni interne del “club più esclusivo del mondo”.

Ieri è stata diffusa la notizia della rinuncia di Sodano in contemporanea con quella della promulgazione da parte di Francesco di una nuova lettera apostolica in forma di “motu proprio”. Il documento papale, datato 29 novembre ma diffuso ieri, va a modificare l’ufficio ricoperto fino a ieri da Sodano.

Il Pontefice scrive: “Avuto (…) riguardo al fatto che con l’aumento del numero dei Cardinali, impegni sempre maggiori vengono a gravare sulla persona del Cardinale Decano, mi è sembrato opportuno che d’ora innanzi il Cardinale Decano, che continuerà ad essere eletto fra i membri dell’Ordine dei Vescovi (...) rimanga in carica per un quinquennio eventualmente rinnovabile”. Viene introdotto, dunque, un vincolo di durata per un incarico che fino a san Paolo VI era legato all’anzianità cardinalizia dei sei cardinali vescovi delle sedi suburbicarie e che successivamente è diventato elettivo - sempre scegliendo tra i sei cardinali vescovi - previa conferma papale.

Il predecessore di Sodano era stato Joseph Ratzinger, che in tale veste aveva diretto le congregazioni generali prima del Conclave da cui sarebbe uscito eletto nel 2005. Il porporato piemontese, pur non potendo entrare per il voto in Cappella Sistina in quanto ultra-ottuagenario, aveva gestito il periodo di interregno dopo la rinuncia di Benedetto XVI.

Sodano non è una figura qualunque nella storia recente della Santa Sede: cominciò il suo servizio in Terza Loggia nel 1959 e venne avviato ad una brillante carriera diplomatica dopo aver frequentato la prestigiosa Accademia Ecclesiastica. L’esperienza da nunzio apostolico in Cile lo fece notare da Wojtyła, che lo volle in Segreteria di Stato come Segretario della futura Sezione per i Rapporti con gli Stati. Il suo solido anticomunismo, unito però ad una tendenza al pragmatismo che gli ha procurato anche critiche e nemici, ha fatto sì che il Papa polacco gli affidasse nel 1990 il delicato incarico di presidente della Pontificia Commissione per la Russia. Nel 1991 san Giovanni Paolo II lo fece cardinale per sostituire poi il cardinal Agostino Casaroli nella carica di Segretario di Stato. Un incarico che mantenne fino all’elezione di Ratzinger, che nel 2006 - dopo un’iniziale riconferma - lo sostituì con il cardinal Tarciso Bertone. All’epoca si scrisse che il porporato di Isola d’Asti non aveva gradito quest’avvicendamento e, forte della sua influenza in Curia, rimase sempre ostile al suo successore.

Voci e indiscrezioni si presentano anche oggi in merito alla notizia della rinuncia al Decanato: in questa decisione ha influito di più la necessità di un passo indietro di un cardinale anziano e ormai stanco o, invece, ha pesato soprattutto la volontà del Papa di azionare la macchina riformatrice anche all’interno del Collegio cardinalizio? Non è un mistero che Francesco viva con una certa allergia il mondo curiale, quel mondo di cui Sodano, per storia personale, è indiscutibilmente uno degli ultimi grandi esponenti. Il Segretario di Stato emerito, però, in questi quasi sette anni di pontificato non è mai stato polemico, non ha mai assecondato il coro di lamentele che pure non manca nei Sacri Palazzi e si è tenuto ben lontano da qualsiasi iniziativa che potesse sembrare anche lontanamente critica verso il Pontefice regnante.

La rinuncia e la “rivoluzione” del Decanato, quindi, potrebbero essere inquadrate in quell’ottica di “cambiamento di un’epoca” rivendicato ieri negli auguri papali alla Curia Romana. Nella Sala Clementina, Francesco ha menzionato san John Henry Newman, fresco di canonizzazione, e la Tradizione per ribadire però che la riforma della Curia da lui auspicata non subirà arresti. “Tale riforma non ha mai avuto la presunzione di fare come se prima niente fosse esistito; al contrario, si è puntato a valorizzare quanto di buono è stato fatto nella complessa storia della Curia”. Tuttavia, il Pontefice ha invitato a non cadere nell’“autoconservazione” perché “la memoria non è statica, è dinamica” e “implica per sua natura movimento”.

Significativo anche il fatto che, accanto ai suoi predecessori Benedetto XVI e san Giovanni Paolo II, Bergoglio abbia voluto citare nel suo discorso anche il cardinal Carlo Maria Martini. Francesco ha scelto di concludere i suoi auguri riportando proprio un passaggio dell’ultima intervista concessa dall’ex arcivescovo di Milano pochi giorni prima di morire, nella quale affermava che la Chiesa è rimasta indietro di 200 anni. In quella stessa conversazione con padre Georg Sporschill e Federica Radice Fossati Confalonieri, Martini esortava la Chiesa ad ‘aprire’ ai divorziati e alle famiglie allargate.