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SCELTA FOLLE

Le contraddizioni del Festival di Berlino

Gli organizzatori del Festival di Berlino hanno deciso di abolire i premi per il miglior attore e la miglior attrice. Una decisione contraddittoria con un principio ispiratore della Gender Theory la quale vuole tutelare le differenze tanto che non riconoscerle è atto discriminatorio.

Attualità 28_08_2020

Curioso che un movimento come quello LGBT la cui bandiera è l’arcobaleno scelga di sbiancare tutto il mondo, cioè di renderlo cromaticamente neutro senza più l’azzurro maschile e il rosa femminile. È ciò che sta accadendo in molti ambiti dove il binarismo «maschio/femmina» deve scomparire per far posto al genere neutro tanto omnicomprensivo quanto nichilista.

Non poteva sottrarsi alla furia sessoclasta anche il mondo del cinema e così gli organizzatori del Festival di Berlino hanno deciso, a partire dalla prossima edizione, di abolire i premi per il miglior attore e la miglior attrice e di sostituirli con un Orso d'argento per la migliore interpretazione protagonista e con un Orso d'argento per la migliore interpretazione non protagonista. La soluzione di assegnare il premio non più ad un uomo ed ad una donna bensì all’ «interpretazione» è una gran furbata perché quest’ultima è un abito dalle fogge bisex, anzi, no sex.

Carlo Chatrian, direttore artistico della Berlinale, e Mariette Rissenbeek, direttore esecutivo della stessa, hanno dichiarato quanto segue: «Crediamo che non separare i premi nel campo della recitazione in base al genere costituisca un segnale per una consapevolezza più sensibile nell'industria cinematografica».

Il bello o il brutto di vicende come queste sta anche nel fatto che coloro che prendono simili decisioni lo fanno quasi sicuramente obtorto collo. Sono loro i primi che nel segreto della coscienza considerano queste scelte folli, ridicole, ma il politicamente corretto poi li costringe non solo all’ossequioso silenzio, ma ad industriarsi per trovare soluzioni ancor più LGBT friendly. Nel caso di specie poi gli attori saranno sicuramente infuriati. Infatti fino ad oggi avevano a disposizione due premi di pari livello: uno per gli uomini, l’altro per le donne. D’ora in poi il premio più prestigioso è unico e dovranno contenderselo i maschietti e le femminucce, perché potrai anche eliminare le differenze sessuali dalle tipologie di premi, ma non riuscirai ad eliminarle dalla realtà (lo vincesse anche un transessuale costui o costei rimane comunque un uomo o una donna sotto il suo transessualismo). Il premio poi per la miglior interpretazione non protagonista pare proprio un escamotage di carattere numerico: tolti due premi, vengono sostituiti da altri due.

L’idea di abolire i premi secondo il sesso dell’attore è poi, al pari di tante altre idee simili, contraddittoria con un principio ispiratore della Gender Theory la quale vuole tutelare le differenze tanto che non riconoscerle è atto discriminatorio. Ma le differenze da tutelare vengono scelte dalle lobby arcobaleno quali l’omosessualità, la transessualità, il transgendersimo, l’assessualità e molte altre astratte varianti di orientamenti sessuali e di «generi». L’unica variante naturale da non riconoscere è il sesso binario «maschio/femmina». Una contraddizione in termini.

Quello che poi è accaduto a Berlino è una delle infinite ricadute di un principio rivoluzionario appartenente a qualsiasi ideologia: la volontà di non riconoscere il reale per quello che è. Volontà che poi si concretizza in due operazioni: cancellare il reale e sostituirlo con una realtà inventata a tavolino. Ecco allora che, innanzitutto, occorrerà cancellare i premi suddivisi per categorie maschile e femminile e, fatto questo, il passo successivo sarà inventarsi i premi per «miglior attor* omosessuale» e «miglior attor* transessuale».

La realtà si caratterizza per essere multiforme (è uno degli aspetti contenuto nel principio di identità delle cose, delle piante, degli animali e delle persone), appunto per essere piena di differenze. Far guerra al reale significa allora, come detto, far guerra alle differenze. In questa prospettiva la scelta berlinese rispecchia, nella sostanza, altre simili, ma prese in contesti differenti. Neutralizzare i sessi ad esempio va di pari passo con la volontà di neutralizzare le differenze economiche (la famigerata lotta di classe) o le differenze di religione (l’ecumania) o le differenze di culture (la globalizzazione). Livellare tutto verso il basso per omologare tutto.