Le confessioni di un Papa (emerito) che non ti aspetti
In Benedetto XVI. Ultime conversazioni, il nuovo libro intervista, il giornalista tedesco Peter Seewald rivolge domande di familiare semplicità a un uomo che vive, a un prete che crede, a un cristiano che professa. Cadono gli stereotipi inventati dalla stampa e da vasti gruppi di cristiani "intelligenti" che gli erano stati cuciti addosso quand’era “difensore della fede” e che ancora lo stringevano da Papa.
Meglio andarci adagio. Diamoci il tempo necessario per gustare la sapienza, la dolcezza, la profondità delle duecento pagine nelle quali il “Papa emerito” Benedetto XVI va a deporre goccia a goccia il distillato della sua mente e del suo cuore. Meglio disporci con cuore libero e pulito, come quando si guarda il mare fino all’orizzonte, senza travolgere le parole con occhio troppo rapido.
Certo, abbiamo già assaporato la distesa dei discorsi-udienze- incontri svolti per otto anni di pontificato; la splendida edizione che la Libreria vaticana ha messo a disposizione in cofanetto-regalo è andata ad accostarsi alle multiformi vette degli scritti precedenti. Ora il discorso è piano. In Benedetto XVI. Ultime conversazioni, il nuovo libro intervista, il giornalista tedesco Peter Seewald rivolge domande di familiare semplicità a un uomo che vive, a un prete che crede, a un cristiano che professa. Cadono gli stereotipi inventati dalla stampa e da vasti gruppi di cristiani "intelligenti": l’abito di rude stoffa teutonica che gli era stato cucito addosso quand’era “difensore della fede” nella Congregazione romana, e il mantello di convenzionalità che ancora lo stringeva da Papa.
Papa Benedetto XVI parla di sé, della sua decisione di accettare il papato e poi del suo grande colloquio con Dio nel quale si rende conto che il suo compito pubblico è finito e la sua missione dovrà svolgersi in altra maniera. Quanto coraggio, umiltà, fiducia in Dio hanno comportato queste scelte? Sostanzialmente, qui viene ripercorsa la vita di papa Benedetto. Ratzinger l'aveva già raccontata fino a un certo punto in un affascinante libretto di molti anni fa. Ora lo sguardo è diverso, come è diverso guardare le cose dalla prospettiva della fine, sciolti da ogni attesa che non sia quella dell'abbraccio definitivo con il Signore.
Le domande inducono Benedetto ad aprire il cuore, svelando i suoi grandi amori: la liturgia, la teologia, la musica; il clima “benedettino” dei suoi studi e la sua anima contemplativa; la tenerezza dei rapporti con familiari e amici; i gusti e ... i disgusti, le persone conosciute e amate, gli autori preferiti, De Lubac e Balthasar; il delicato e affettuoso scambio con il suo successore; ma soprattutto l'amore che ha preso la sua vita: il Signore Gesù ricercato, studiato, seguito; e la Chiesa, luogo in cui il Signore vive e ci chiama a servirlo.
C'è da augurarsi che al lettore attento e partecipe accada di accogliere un riflesso del dono di sapienza, decisione e bontà con il quale papa Benedetto ha illuminato per un buon tratto il cammino della Chiesa.