Le cattedrali si innalzano su convinzioni, non su opinioni
Tre frasi per riflettere su ciò che ha fatto sorgere la grande architettura sacra del passato (e cosa manca oggi).
Perché le chiese e cattedrali di un tempo ci colmano ancora di stupore, mentre quelle odierne somigliano al massimo a edifici industriali, incapaci di allargare il cuore? Alcune possibili risposte, in forma di aforismi.
Questione di convinzioni, non di opinioni, secondo il poeta tedesco Heinrich Heine, rilanciato nei giorni scorsi dal blog Messainlatino: «Un amico mi chiese perché non si costruivano più cattedrali come le gotiche famose, e gli dissi: “gli uomini di quei tempi avevano convinzioni; noi, i moderni, non abbiamo altro che opinioni, e per elevare una cattedrale gotica ci vuole qualcosa di più che un’opinione”».
Una filosofia più felice, per il ven. Fulton Sheen: «quando la civiltà era permeata da una filosofia più felice, quando le cose erano viste come espressione visibile dell’invisibile, l’architettura era abbellita con migliaia di decorazioni: un pellicano che nutre i suoi figli con il proprio sangue simboleggiava il sacrificio di Cristo; la garguglia che faceva capolino da dietro una colonna in una cattedrale ci ricordava che le tentazioni possono raggiungerci persino nei luoghi più sacri. Nostro Signore, in vista del Suo ingresso a Gerusalemme, disse che se gli uomini avessero trattenuto la lode di Dio, “le pietre avrebbero gridato” [cfr. Lc 19,43] come in effetti più tardi sono esplose nelle cattedrali gotiche».
Ci vuole una pioggia di gregoriano per Antoine de Saint-Exupery, l'autore de Il Piccolo Principe, che nella Lettera al generale X, scrive: «Generale, non c’è che un problema al mondo. Uno solo. Restituire agli uomini un significato spirituale, delle inquietudini spirituali. Far piovere su di essi qualcosa che assomigli a un canto gregoriano. Se avessi la fede, è assolutamente certo che, passata quest’epoca di “lavoro necessario e ingrato”, non farei altro che promuovere Solesmes».
Una pioggia di gregoriano: difficile innalzare cattedrali nell'era delle canzonette.