Le autorità algerine chiudono due chiese nella Cabilia
Con i sigilli ad altre due chiese salgono a 15 gli edifici religiosi chiusi in Algeria per mancanza di autorizzazione da parte di un comitato creato nel 2006, ma che non si è mai riunito
Le autorità algerine hanno deciso la chiusura di due chiese, entrambe nella provincia di Tizi Ouzou. Il 15 ottobre sono stati posti i sigilli alla chiesa di Makouda, il giorno successivo è arrivato l’ordine di chiusura anche della chiesa di Tizi Ouzou, capoluogo dell’omonima provincia, che serve una comunità esistente da 23 anni e che conta 1.200 fedeli. Salgono così a 15 gli edifici religiosi cristiani chiusi in Algeria dal gennaio del 2018. Nella stessa provincia che si trova nella regione della Cabilia lo scorso maggio era stata chiusa anche la chiesa evangelica di Boudjima insieme alla sua scuola di religione. La motivazione alla chiusura è la mancanza di autorizzazione. Dal 2006 infatti esiste una legge in base alla quale i luoghi di culto non musulmani per aprire devono ottenere il permesso di registrazione da un comitato nazionale che però non si è mai riunito motivo per cui nessuna richiesta è mai stata esaminata. Ma a partire dal 2017 i comitati per la sicurezza degli edifici hanno iniziato a eseguire controlli in seguito ai quali molte chiese sono state appunto chiuse. Quasi tutte le 45 chiese della Chiesa protestante di Algeria sono state ispezionate e sono state richieste le loro autorizzazioni, ovviamente inesistenti. Secondo stime ufficiali i cristiani in Algeria sono 50.000, ma altre fonti sostengono che potrebbero essere il doppio. L’Islam in Algeria è la religione di stato e il 99% della popolazione è di fede musulmana, ma dal 2000 migliaia di algerini si sono convertiti al cristianesimo. Nella World Watch List 2019 dell’organizzazione non governativa Open Doors l’Algeria compare al 22 posto, tra gli stati in cui la persecuzione religiosa è molto elevata, mentre l’anno precedente era 42esima.