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OCCHIO ALLA TV

L'azzardo di un film sul delitto di via Poma

Era il 7 agosto 1990 quando venne uccisa Simonetta Cesaroni, in quello che nell’immaginario collettivo è rimasto impresso come “Il delitto di Via Poma”. Una vicenda ancora aperta sotto il profilo giudiziario. A distanza di oltre 20 anni esce un film che propone una ricostruzione degli eventi. Ma l’ultima parola spetta agli inquirenti.

Occhio alla Tv 07_12_2011

Era il 7 agosto 1990 quando venne uccisa Simonetta Cesaroni, in quello che nell’immaginario collettivo è rimasto impresso come “Il delitto di Via Poma”. A distanza di oltre 20 anni, dopo un lungo periodo in cui le indagini non avevano fatto registrare progressi, l’applicazione di nuove tecniche investigative ha portato di recente all’incriminazione e alla condanna di Raniero Busco (ex fidanzato della ragazza) a 24 anni di carcere. Ora il diretto interessato e i suoi avvocati aspettano il giudizio d’appello.

La vicenda, dunque, è ancora aperta sotto il profilo giudiziario e, di conseguenza, anche mediatico. Nonostante questo – o, forse, proprio a causa di questo – il regista Roberto Faenza ha realizzato un film sulla storia, trasmesso da Canale 5 in prima serata, in cui si ripercorrono le tappe salienti della vicenda attraverso il racconto romanzato dei fatti.

A fare da filo rosso, l’azione di un ispettore di Polizia interpretato da Silvio Orlando che prova a districarsi in cerca dell’assassino fra reticenze, omissioni, alibi e testimoni più o meno attendibili. Dal punto di vista narrativo, la trama è efficace (Valsecchi conosce il suo mestiere). Il problema è un altro: è lecito e accettabile realizzare un film-tv come questo su un caso ancora aperto, sfruttando l’emotività popolare e la curiosità del pubblico per le vicende di sangue?

Il film non propone una verità particolare nella ricostruzione degli eventi, su cui l’ultima parola spetta agli inquirenti. In compenso, mantiene alto il clamore sul delitto e, trasformandolo in una rappresentazione romanzesca, lo rende fin troppo spettacolare.