Lavrov e Macron competono per il cuore dell'Africa
Due viaggi paralleli, quello di Lavrov e quello di Macron, il primo nell'Africa orientale, il secondo in quella occidentale. Due metodi e linguaggi opposti: Lavrov usa tutta la sua retorica anti-colonialista per chiedere sostegno alla guerra in Ucraina, Macron denuncia l'espansionismo russo e propone progetti concreti.
Si è concluso il 27 luglio in Etiopia il viaggio in Africa del ministro degli esteri della Federazione Russa Sergei Lavrov, iniziato il 24 luglio in Egitto. Negli stessi giorni, il presidente francese Emmanuel Macron, all’altro capo del continente africano, visitava tre stati: Camerun e Benin – due ex colonie francesi – e Guinea Bissau. L’obiettivo sia di Lavrov che di Macron era rafforzare i legami politici dei loro paesi con il continente africano.
Le altre tappe del viaggio di Lavrov sono state la Repubblica del Congo e l’Uganda. Che cosa si siano detti lui, i capi di stato e di governo e i ministri dei quattro paesi durante i colloqui privati non è dato sapere. Verosimilmente avranno parlato di prestiti, infrastrutture, debiti da rinegoziare o cancellare. In pubblico, nei discorsi pronunciati durante gli incontri allargati e di fronte ai giornalisti, è stato un crescendo di propaganda antioccidentale, con argomenti sorprendentemente triti e ritriti, accuse e proclami vetero-terzomondisti, in verità sempre meno ricorrenti in Africa man mano che le prime generazioni di leader africani post indipendenza hanno lasciato il posto a nuovi politici più accorti e pragmatici.
Al contrario della Russia, l’Occidente vuole imporre il proprio dominio su altri paesi, ha detto e ribadito Lavrov. I paesi africani stanno cercando di definire e modellare il loro futuro. L’Occidente è determinato a impedirglielo. “La Russia – ha insistito il ministro russo durante una conferenza stampa indetta insieme al ministro degli esteri etiope Demeke Mekonnen – è un paese amico che rispetta l’Africa, a differenza delle arroganti potenze occidentali dalla mentalità colonialista”. Ha poi ripreso e ampliato queste affermazioni parlando a un gruppo di diplomatici invitati presso l’ambasciata russa nella capitale etiope, Addis Abeba: “Sono sicuro – ha concluso – che la stragrande maggioranza dei paesi del mondo non vogliono vivere come se fossero tornati i tempi coloniali”. Il ministro russo inoltre ha negato che la attuale crisi alimentare dipenda dalla guerra in Ucraina. È una idea diffusa dalla propaganda occidentale, ha dichiarato; la colpa è delle sanzioni imposte alla Russia che peraltro hanno solo esacerbato le tendenze negative del mercato internazionale del cibo originate dalla pandemia di Covid-19.
Le parole di Lavrov sono state accolte con moderato assenso, in Egitto, apprezzate in Etiopia e Repubblica del Congo, approvate incondizionatamente in Uganda. Il presidente ugandese Yoweri Museveni è un esempio, anzi un idealtipo di come tanti leader africani regolano i loro rapporti con il resto del mondo. L’alleanza dell’Uganda con l’Occidente è forte e di lunga data. Ma Museveni ormai è al potere da 36 anni. Da tempo e sempre di più si dubita delle sue credenziali democratiche. “È chiaro perché – spiega Sarah Bireete, presidente del Centro per la governance costituzionale di Kampala, la capitale ugandese – rispolveri sentimenti anticoloniali e si avvicini alla Russia che non fa domande su diritti umani e sulla democrazia”. Museveni ha dichiarato che non c’è motivo di criticare la Russia per aver invaso l’Ucraina. Inoltre ha lodato e ringraziato la Russia per essere sempre stata vicino ai paesi africani nella loro lotta contro il colonialismo. Il generale Muhoozi Kainerugaba, suo figlio e probabile successore, era stato il primo alto ufficiale militare africano a esprimere sostegno alla Russia, “come la maggior parte dell’umanità, che non è bianca”.
A rimbeccare Lavrov ci ha pensato il presidente Macron. “La crisi alimentare non ha niente a che vedere con le sanzioni. Il cibo e l’energia sono diventate armi di guerra per la Russia – ha detto incontrando la comunità francese in Camerun – dobbiamo aiutare il continente africano a produrre di più per il consumo interno”. Secondo Macron, Mosca ha sferrato un nuovo tipo, ibrido di guerra mondiale: “informazione, energia e cibo sono strumenti militari al suo servizio”. “Parlo in un continente che ha patito l’imperialismo coloniale – ha dichiarato in Benin parlando ai giornalisti insieme al presidente Patrice Talon – ebbene, la Russia è una delle ultime potenze imperialiste perché ha deciso di invadere un paese vicino per fare i propri interessi”. Ricordando che quasi metà dei 54 Stati del continente non hanno condannato l’invasione dell’Ucraina, Macron ha poi senza mezzi termini ha criticato “l’ipocrisia” dei leader africani secondo i quali il conflitto in Ucraina non è una guerra.
Al di là degli argomenti usati a proposito del conflitto, va rilevata una differenza fondamentale tra Lavrov e Macron. Il ministro russo in sostanza non ha parlato di progetti o interventi per far fronte alla crisi alimentare, qualunque ne sia la causa, e ad altri problemi che affliggono gli africani. È andato a chiedere agli africani di schierarsi con la Russia contro l’Occidente sostenendo che l’Occidente ha un passato coloniale e ha tuttora delle mire coloniali e imperiali. Macron invece ha formulato proposte concrete concentrandosi soprattutto, ma non solo, sul contrasto al jihad che destabilizza territori sempre più estesi. A questo proposito, il presidente ha affermato che la Francia, come già annunciato nei mesi scorsi, ha deciso di ridefinire il proprio aiuto ai paesi minacciati. La nuova strategia francese privilegia contributi per rendere gli eserciti nazionali più efficienti, meglio addestrati e supportati da servizi di intelligence, anche se non esclude l’intervento di truppe qualora venga richiesto da un governo africano.