L'avanzata russa è nei numeri dell'istituto filo ucraino
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Le forze russe hanno conquistato 4.168 chilometri quadrati di territorio ucraino nel corso del 2024, oltre sette volte di più rispetto al 2023 (584 kmq). L'ammissione è dell’Institute for the Study of War (ISW), think-tank statunitense di indirizzo “neo-con” che sostiene apertamente la causa di Kiev.
Il 2024 è stato sui campi di battaglia ucraini un anno decisivo che ha sancito da un lato la fine delle speranze di Kiev di riconquistare anche solo in parte il terreno perduto e dall’altro la progressione al momento inarrestabile dell’avanzata russa. Le forze russe hanno conquistato 4.168 chilometri quadrati di territorio ucraino nel corso del 2024, oltre sette volte di più rispetto al 2023 (584 kmq), riconosce l’Institute for the Study of War (ISW), think-tank statunitense di indirizzo “neo-con” che sostiene apertamente la causa di Kiev.
L’avanzata russa è stata alimentata in particolare dall'accelerazione d'autunno, con le truppe che sono avanzate di 610 kmq in ottobre e di 725 kmq in novembre. L’ISW evidenzia che in dicembre l'avanzata russa ha rallentato, raggiungendo i 465 kmq nei primi 30 giorni del mese, ma risulta comunque quattro volte superiore a quella dello stesso mese dell'anno precedente e due volte e mezzo superiore a quello di dicembre 2022.
Quasi tre quarti del territorio conquistato dai russi in Ucraina nel 2024 si trova nella regione di Donetsk che la Russia ora controlla per il 70% rispetto al 59% alla fine del 2023. Qui il progresso russo ha subito un'accelerazione a partire dall'agosto 2024, con quasi 400 kmq occupati nel mese, raggiungendo i 629 kmq a novembre.
Il 2024 è stato segnato anche dall'offensiva Ucraina su larga scala nella regione russa di Kursk, iniziata in agosto e che in quel mese ha raggiunto il culmine, estendendosi su circa 1.320 kmq secondo l’ISW. Un funzionario della NATO a inizio dicembre aveva riferito ai media che gli ucraini nella regione di Kursk «controllano tuttora circa due terzi degli 8-900 chilometri quadrati di territorio» che avevano conquistato nello scorso agosto, malgrado la controffensiva russa in corso da tempo nell’area.
Quindi la NATO ha posto una tara del 30 per cento alle dichiarazioni di Kiev circa l’area di Kursk conquistata, sposate invece dall’ISW che oggi attribuisce agli ucraini il controllo di appena 482 kmq di territorio russo nella regione di Kursk, la cui estensione raggiunge i 30 mila kmq. L’offensiva a Kursk costituisce senza dubbio anche una delle cause delle gravi difficoltà ucraine lungo tutto il fronte: continua ad assorbire ampie forze di Kiev (che subiscono fortissime perdite) che sarebbero state più utili nella difesa del Donbass.
Statistiche e numeri a parte, l’ISW ben rappresenta i tentativi in atto in Occidente di minimizzare il successo russo cercando di nascondere il tracollo ucraino. Alcuni esempi ben spiegano questa tendenza. Le forze russe hanno conquistato nell’anno appena conclusosi quattro insediamenti definiti di “medie dimensioni” dall’ISW: Avdiivka, Selydove, Vuhledar e Kurakhovo, il più grande dei quali aveva una popolazione prebellica di poco più di 31.000 persone.
Ma in termini militari, più della grandezza dei centri abitati e del numero di abitanti conta che le cittadine conquistate dai russi hanno un rilevante valore strategico o in termini di capisaldi prima linea o in termini di centri logistici. Un valore dimostrato dai lunghi, sanguinosi ed estenuanti combattimenti sviluppatisi fin dal 2022 intorno ad Avdiivka e Vuhledar.
L’ISW basa le valutazioni esclusivamente sulle fonti ucraine, riferendo che i russi hanno perduto nel 2024 oltre 430 mila uomini tra morti e feriti, come riferito dal capo di stato maggiore della Difesa ucraino, generale Oleksandr Syrskyi, numero che consente al think tank americano di stabilire che i russi hanno lasciato sul terreno oltre 100 morti per ogni chilometro quadrato conquistato.
Syrskyi ha dichiarato il 30 dicembre che i russi hanno subito 48.670 perdite in dicembre e 45.720 in novembre. In base a questi numeri l’ISW ipotizza che i progressi territoriali russi in dicembre sono stati inferiori a quelli di ottobre e novembre a causa dei «livelli record di perdite».
La questione potrebbe venire spiegata con gli intensi scontri sostenuti per l’accerchiamento e poi la conquista di Kurakhovo ma l’ISW suppone invece che il comando russo abbia «probabilmente tollerato livelli record di vittime del personale da settembre a novembre 2024 per facilitare maggiori guadagni territoriali, ma non è ancora chiaro se sarà disposto a sostenerli se l’avanzata delle forze russe continuasse a diminuire mentre raggiungono insediamenti più pesantemente difesi come Pokrovsk».
Al momento tutto sembra indicare che i russi puntino ad aggirare Pokrovsk da sud più che ad attaccarla frontalmente. Inoltre, la maggiore potenza di fuoco dei russi e la più elevata qualità e addestramento dei loro militari rispetto alle reclute ucraine mandate sempre più spesso in prima linea prive di preparazione, dovrebbe indurre quanto meno a porsi qualche dubbio circa i dati forniti da Kiev, ISW e in misura analoga a inizio dicembre da fonti NATO.
Il think-tank statunitense, non sembra invece porsi neppure il dubbio che il generale Syrsky abbia reso pubblici a fine anno dati idonei a sostenere il sempre più debole fronte interno ucraino minato da sconfitte, diserzioni e renitenza alla leva su una scala senza precedenti come riportano e confermano diverse fonti, da quelle ucraine ai media occidentali.
A conferma del ruolo rivestito, l’ISW conclude “raccomandando” di continuare a inviare armi a Kiev poiché «gli aiuti occidentali rimangono fondamentali per la capacità dell'Ucraina di stabilizzare la linea del fronte» e «minare la teoria della vittoria di Putin nel 2025».
Sempre prendendo per realistici numeri forniti da Syrsky (che, come hanno sempre fatto i vertici di Kiev, cerca di bilanciare le sconfitte vantando un numero enorme di perdite russe che nessuno è in grado di dimostrare) l’ISW lo ha accomunato con quanto riferito dal vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, che il 24 dicembre ha contato in 440.000 i volontari russi arruolatisi lo scorso anno “a contratto”. Un accostamento in base al quale l’ISW sostiene che «la Russia sta probabilmente reclutando personale militare appena sufficiente a sostituire i suoi caduti a causa degli alti tassi di perdite». Affermazione forse un po’ azzardata: nessun numero citato è stato confermato da fonti diverse o neutrali e la NATO a inizio dicembre ha riferito che i russi arruolano 30mila volontari a contratto ogni mese: quindi si tratterebbe di 360 mila uomini contro i 440 mila citati da Medvedev. Inoltre un anno or sono il presidente Vladimir Putin riferì di 700 mila militari russi schierati in questo conflitto mentre recentemente il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha riferito di 800 mila russi.
Un incremento forse dettato dalle operazioni in corso nella regione di Kursk, fronte che negli anni scorsi non esisteva, ma pure dall’incremento delle forze russe disponibili. Difficile infatti tenere il conto dei militari russi a contratto disponibili, poiché dopo un anno di servizio il volontario a contratto può rinnovare la ferma o congedarsi. Putin in novembre ha annunciato un ulteriore incentivo agli arruolamenti dei militari a contratto garantendo dal dicembre 2024 l’azzeramento dei debiti fino a circa 100 mila euro.
Al di là delle considerazioni territoriali, elemento non per forza risolutivo in un’analisi militare più completa, la valutazione forse più importante è relativa alla determinazione russa a ingaggiare e demolire le forze ucraine con operazioni di accerchiamento e attacchi ai fianchi supportati da artiglieria e bombardamenti aerei su vasta scala.
Risulta quindi imbarazzante la valutazione dell’ISW che con i ritmi registrati nel 2024 «i russi impiegherebbero poco più di due anni per conquistare il resto dell'Oblast di Donetsk supponendo che tutte le avanzate fossero concentrate in quella regione, che possano conquistare grandi aree urbane con la stessa facilità di piccoli villaggi e che gli ucraini non conducano contrattacchi significativi».
Non occorre un master in scienze strategiche per rendersi conto che in caso di crollo di uno o più settori del fronte ucraino l’avanzata russa sarebbe molto più rapida così come sarebbe vero il contrario se gli ucraini riuscissero a presidiare le proprie linee con più truppe addestrate, ben armate e dotate di ampio supporto di fuoco. Realisticamente, il contesto attuale sembra rendere più probabile la prima ipotesi.