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PRISMA

L'autoritarismo settario dei laici

Il caso Castellucci, il libro di Sergio Romano, i giudizi del Corriere: c’è una sola visione del mondo legittima nel nostro tempo, una modernità fondata sul relativismo che nessuno ha diritto di mettere in discussione. E se i cristiani non sono d'accordo peggio per loro.

Prisma 21_01_2012
Pierluigi Battista

Che cosa sarebbe successo se al Teatro Franco Parenti di Milano fosse stato programmato uno spettacolo culminante nel lancio di sassi e forse anche di escrementi (non importa qui se autentitici o in... fac simile contro una grande bandiera verde con al centro una mezzaluna bianca? Non facciamo fatica a immaginarlo. E lo stesso dicasi se fosse stato programmato uno spettacolo che culminava con un analogo lancio contro una gigantesca stella di Davide azzurra su campo bianco, o peggio ancora nera su campo giallo. Se invece il bersaglio previsto è una gigantografia del volto di Cristo cambia tutto. La direttrice del teatro, Andreé Ruth Shammah, facendo torto sia alla sua intelligenza che alla sua lunga militanza culturale di grande livello, può dire: “Non abbiamo mai voluto essere offensivi. Cerchiamo il dialogo”; mentre l’autore dello spettacolo può affermare di chi lo contesta: “Hanno preso un granchio. Il mio lavoro è concepito come una preghiera”; e il Corriere della Sera raccoglie queste loro dichiarazioni e le pubblica con l’evidenza che si riserba a semi di saggezza. 

Non voglio però soffermarmi qui in modo specifico su questo desolante episodio. La Bussola Quotidiana ne ha parlato tempestivamente in modo tanto chiaro quanto equilibrato, senza lasciarsi confondere dai meriti passati (e speriamo anche futuri) di Andreé Ruth Shammah e del Teatro Parenti, che tra l’altro proprio nei giorni precedenti alla pièce in questione ha in programma “Job” di Fabrice Hadjadj, rappresentato per la prima volta con successo al Meeting di Rimini 2011. Il comunicato diffuso lo scorso 14 gennaio dall’Ufficio comunicazioni sociali della Diocesi di Milano, raggiungibile sul sito www.chiesadimilano.it e la lettera della Segreteria di Stato a padre Giovanni Cavalcoli diffusa due giorni dopo nella quale si legge che il Papa “auspica che ogni mancanza di rispetto verso Dio, i Santi e i simboli religiosi incontri la reazione ferma e composta della Comunità cristiana, illuminata e guidata dai suoi Pastori”  sono una risposta e un’indicazione magistrale. Non c’è altro da aggiungere: si tratta solo  di tenerne conto.

Ne prendo piuttosto spunto per una rinnovata consapevolezza dell’autoritarismo settario che caratterizza  quella cultura cosiddetta “laica” che è la forma mentis dell’autentica “razza padrona” del nostro Paese: la borghesia progressista e la presunta sinistra il cui potente altoparlante sono il Corriere della Sera e la galassia editoriale Espresso/La Repubblica, nei cui consigli d’amministrazione sta tutto il grande capitale italiano di antico lignaggio.

E’ un autoritarismo settario, talvolta fondato su una falsa coscienza, che non risparmia nemmeno i meglio intenzionati e che fa capolino a ogni piè sospinto.  Sfogliando quello stesso Corriere dello scorso 18 gennaio (oggi comunque raggiungibile via Internet) in cui venivano riportate le massime cui più sopra accennavo, ne ho trovato altri due documenti. Uno è un’ampia recensione dovuta a Marco Ventura del nuovo volume di Sergio e Beda Romano,  La Chiesa contro, edito da Longanesi. Questo il titolo della recensione: “Analisi / Nel libro di Sergio e Beda Romano una riflessione sull’ostilità della gerarchia cattolica alla legislazione laica in campo bioetico / Una Chiesa che frena il Paese / Più lontana l’Europa dei diritti / Tutti i “no” su coppie di fatto, eutanasia e sessualità”.  Vale la pena di andarsi a leggere l’articolo perché è una bellissima sintesi di quell’autoritarismo settario di cui si diceva.

La filigrana di tutta la sua argomentazione è questa: c’è una sola visione del mondo legittima nel nostro tempo, una modernità fondata sul relativismo e sull’autodeterminazione assoluta dell’individuo che nessuno ha diritto di mettere in discussione; chi lo fa “si mette contro”; e chi si mette contro deve venire spazzato via. In Italia la Chiesa, i cristiani si mettono contro, e questo è il nostro grande problema nazionale. Altrove, dove la presenza cristiana è già stata annichilita, in particolare nell’”Europa nord-occidentale libera e mobile”, non è più così. In Italia invece, ahimè, c’è la “Chiesa contro”. Speriamo per il futuro dicono Sergio e Beda Romano. Noi no.

Poco più avanti nello stesso numero del Corriere, nella pagina che ospita le massime di Shammah e Castellucci da cui ho preso le mosse, c’è un corsivo di Pierluigi Battista dal titolo “I roghi culturali, terribile malattia che uccide le idee”. I roghi culturali di cui parla Battista sarebbero secondo lui le proteste annunciate contro lo spettacolo in programma al Teatro Parenti di Milano, da lui irresponsabilmente definite uguali e contrarie ai massacri di cristiani in Pakistan e in Nigeria.

La filigrana del suo discorso è questa: contro il cristianesimo si può dire e fare di tutto, e nessuno ha il diritto di esprimere al riguardo il minimo dissenso. Non avendone diritto, coloro che ciononostante si permettono di protestare sono perciò stesso violenti, integralisti, liberticidi. Se qualcun altro protesta su qualsiasi altra cosa è un lodevole “indignato”. Se quattro scalzacani minacciano di contestare il Papa invitato dalle autorità accademiche a visitare l’Università La Sapienza di Roma nessuna mente illuminata ci trova niente da dire.

Quelli invece che protestano contro lo spettacolo in programma al Teatro Parenti di Milano  – fosse anche con una veglia di preghiera in una chiesa dall’altra parte della città -- vogliono perciò stesso la censura “preventiva, intransigente, totale”.  “Non sanno nemmeno”, aggiunge commosso Battista, “che, proprio per la premura di non urtare la sensibilità dei credenti, una scena controversa, non “blasfema” ma semplicemente controversa, non verrà replicata nel teatro milanese”.  In che cosa consista la scena”controversa” Battista non lo dice. Sin d’ora possiamo però immaginarcela.

Ma c’è forse bisogno di essere dei credenti, come dice lui, per indignarsi per  cose del genere? Essere  uomini dovrebbe bastare.

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