Laurent Ulrich, un moderato progressista a Parigi
Nominato da papa Francesco come nuovo arcivescovo di Parigi, mons. Ulrich proviene dall’arcidiocesi di Lilla dove ha individuato come priorità temi quali la sinodalità e i migranti. Si è schierato contro adozioni e unioni omosessuali. Nell’audizione con la Ciase ha individuato nel “clericalismo” una delle cause degli abusi.
La Francia ha il suo presidente, Parigi il suo arcivescovo. Pochi giorni dopo la rielezione di Emmanuel Macron all’Eliseo, papa Francesco ha nominato monsignor Laurent Ulrich nuovo arcivescovo metropolita di Parigi. Da Oltralpe alcuni commentatori hanno sottolineato una presunta compatibilità tra il fondatore di “En Marche!” e il presule.
A Lilla, arcidiocesi guidata dal 2008 su nomina di Benedetto XVI, Ulrich si è distinto per il suo moderato progressismo. La sua nomina è probabilmente meno sorprendente di quella del suo predecessore Michel Aupetit nel 2017, scelto da Bergoglio per prendere il posto del cardinale cardinale André Vingt-Trois nel segno della continuità con la stagione inaugurata dal cardinale Jean-Marie Lustiger nel 1981. Una stagione segnata da una piena sintonia con i grandi temi dei pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, in particolare sugli effetti della secolarizzazione nelle società occidentali e la crisi del razionalismo in generale.
Nel suo mandato a Lilla, monsignor Ulrich ha individuato come priorità temi cari a papa Francesco, soprattutto la sinodalità e l’accoglienza dei migranti. “Non si può essere cattolici e xenofobi” aveva detto l’allora arcivescovo di Lilla, nel 2015, in piena campagna elettorale per le elezioni nel Nord-Passo di Calais-Piccardia, con Marine Le Pen candidata alla presidenza. Anche in quel caso, nonostante fosse stata la candidata più votata al primo turno, la leader del Fronte Nazionale dovette cedere il passo al secondo turno al gollista Xavier Bertrand. Gli elettori lepenisti interpretarono quella presa di posizione di Ulrich come un’ingerenza e lo criticarono sui social network. L’arcivescovo, d’altra parte, si espresse anche più esplicitamente sui dirigenti del FN (oggi RN), accusandoli di incoerenza sulla difesa dei valori cristiani.
Bisogna ricordare, però, che Ulrich nel 2012 si schierò - da vicepresidente della Conferenza episcopale francese - contro la legge per la legalizzazione delle unioni omosessuali e delle adozioni, sostenendo che il matrimonio è “una vera e propria istituzione sociale creata per rendere salda la filiazione” e che “allargandola alle persone omosessuali, con diritto all’adozione, significherebbe cambiare lo statuto stesso delle persone sposate con il regime attuale, la figura di genitore, padre, madre”.
Per tracciare un profilo più completo del nuovo arcivescovo di Parigi può essere utile riprendere le sue risposte nell’audizione concessa alla Ciase nel 2021. Il presule, infatti, ha accettato di rispondere ai membri della Commissione sugli abusi sessuali nella Chiesa, poi autori di un discusso rapporto sul fenomeno nella Chiesa francese (vedi qui, qui e qui). Tra le cause individuate all’origine di questo male, Ulrich ha indicato il “clericalismo” che “porta all’abuso di autorità”, ma ha respinto l’idea che la colpa sistemica possa essere attribuita esclusivamente alla Chiesa, facendo notare come analoghe responsabilità nelle omissioni si siano riscontrate anche nel mondo militare, nelle famiglie e nella giustizia. A tal proposito, il presule ha fatto l’esempio di due suoi confratelli che hanno scoperto negli archivi della loro diocesi “almeno due volte, in due diocesi remote, lettere di pubblici ministeri che invitano i vescovi a spostare un sacerdote sul quale circolavano voci, altrimenti sarebbe stato perseguito”. Più morbida, invece, la risposta ad una domanda di chi metteva in discussione l’affidabilità del Catechismo: “Il mio ultimo riferimento è il Vangelo. Il catechismo è un’opera seria, un elemento di discussione per l’espressione della Chiesa nel suo tempo”.
Il botta e risposta tra l’arcivescovo e i membri della Commissione è interessante anche per farsi un’idea dell’orientamento con cui sono state condotte le indagini che hanno portato alla pubblicazione del Rapporto. In ogni caso, monsignor Ulrich prenderà il posto lasciato vacante da Michel Aupetit, le cui dimissioni sono state accettate da Francesco “non sull’altare della verità ma dell’ipocrisia”. Indiscrezioni dalla Francia riportano che l’incarico era stato inizialmente offerto all’arcivescovo di Marsiglia, monsignor Jean-Marc Aveline, ma pare che quest’ultimo abbia rifiutato. A monsignor Ulrich, che ha già compiuto 70 anni, i nostri auguri per il mandato episcopale.